Viaggio tra i simboli dell’Egitto antico

“Scoprire la civiltà egizia implica un viaggio. Nello spazio, innanzi tutto, poiché bisogna attraversare il Mediterraneo e poi seguire il corso del Nilo, lungo il quale si inanellano gli antichi siti. E poi nel tempo, dal momento che è indispensabile andare indietro nei secoli […] per ritrovarne la prima espressione e l’epoca in cui furono animati – ovvero, nel senso originario di “dotati d’anima”.

La copertina del libro. Fonte: www.lindau.it

Sono convinto che non ci siano parole migliori di quelle del redattore capo della rivista “Notre HistoireDaniel Elouard per presentarci questo piccolo capolavoro di Cristiane Desroches-Noblecourt. D’altronde dobbiamo dire, in parte, grazie a lei se l’Egitto ha saputo farsi conoscere dal grande pubblico. Grande Ufficiale della Legion d’Onore, è stata la prima donna a ricevere la medaglia d’oro del CNRS e la medaglia dell’UNESCO. Professoressa alla Scuola del Louvre, ispettrice generale dei musei nazionali e poi curatrice generale onoraria dei Musei di Francia e del dipartimento egizio del Louvre, Christiane Desroches-Noblecourt si è impegnata nella salvaguardia dei monumenti della Nubia.

Edito da Lindau (2016), Simboli dell’antico Egitto è molto di più di un saggio storico. È un vero e proprio viaggio attraverso il quale l’autrice spiega in maniera semplice e diretta i simboli dell’antica civiltà egizia percorrendo un autentico itinerario.

Si inizia dal profondo sud, dalle sorgenti del Nilo, simbolo stesso della vita. Anzi, come ci suggerisce l’autrice “il simbolismo del Nilo è legato a quello della creazione del mondo e del re. Ogni anno il vigore del re doveva essere rinnovato. Accadeva al momento dell’inondazione […]”. Straordinario è anche il parallelismo tra i colori del fiume: il Nilo ancora bianco simboleggiava lo sperma fecondatore o la rottura delle acque prima del parto. Quando il fiume si tingeva di rosso, presso le rocce dell’Atbara, ecco l’analogia con il sangue e il parto. Le inondazioni tendevano a tingere di verde le acque a causa della vegetazione e il verde rievocava le paludi che i defunti dovevano attraversare prima di rinascere. E poi il nero, il colore del limo e quindi della speranza e mai del lutto.

Ma il viaggio è solo all’inizio e la seconda tappa ci porta ad Abu Simbel. Uno dei templi più noti e simbolo stesso della potenza faraonica: “evoca il risveglio di un mondo al sorgere dell’astro divino vincitore delle tenebre, un soffio leggero ma penetrante anima ogni cosa […]”. Abu Simbel rappresenta solo una delle tappe all’interno di un percorso molto più ampio alla scoperta dei templi nubiani.

E allora è impossibile non fermarsi sulle rive di File. Qui ci si può soffermare a riflettere sul mito di Osiride che viene raccontato da tutti i rilievi del grande tempio di Iside. Raggiunta la sua massima importanza durante la dinastia tolemaica, questo complesso fu uno dei pochi siti in cui l’antico culto proseguì anche in epoca cristiana e fu chiuso definitivamente sotto Giustiniano nel 500 d.C. circa. Eppure, la celebre immagine di Iside che allatta il piccolo Horus è in realtà sopravvissuta fino a noi (la Madonna con il Bambino, n.d.r.).

Eccoci poi sbarcare ad Assuan. La sua regione può essere tranquillamente definita come il “paese degli obelischi”. L’autrice ci rivela che “l’obelisco rappresenta un raggio di sole pietrificato e nel contempo il sesso dell’astro”. Ma la regione di Assuan è soprattutto nota per le sue pietre: l’arenaria e il granito, la diorite e la grovacca ed ovviamente il calcare. Con il capitolo dedicato ai templi degli dèi dal volto di animale si chiude una prima parte del nostro viaggio. Visitiamo allora i templi di Kom Ombo, Edfu, El-Kab e Esna. Ripercorriamo il simbolismo degli animali e delle divinità e poi ripartiamo alla scoperta delle più importanti città dell’antico Egitto.

E questa seconda parte non può che ricominciare da Tebe, la “città delle città”. Ammiriamo ammutoliti la Valle dei Re e la Valle delle Regine, cercando di capire come “per millenni, gli egizi hanno cercato con fervore i luoghi in cui vedevano la mano di Dio”. Ed ecco allora la montagna tebana che rappresenta l’idea espressa anticamente nelle piramidi; oppure la grotta della Valle delle Regine e poco più in là la cascata che rappresentano insieme “l’uscita mistica dei disincarnati reali fuori dal grembo sacro della dea”. E poi i templi di milioni di anni. Ogni forma, ogni colonna, pilone o capitello è costruita secondo leggi architettoniche che ricalcano l’operato della natura. Come si può rimanere impassibili difronte al più stupefacente di questi edifici, il Djeser-Djeseru di Hatshepsut? Impossibile.

Il viaggio continua a Dendera. Il suo tempio rappresenta forse il simbolo più chiaro dello stretto legame tra l’Egitto e l’Occidente. Uno dei più chiari esempi dell’operato tolemaico, il tempio affonda le sue radici fin alla V dinastia. Ma la cosa che più impressiona è senza dubbio lo spettacolare zodiaco di Dendera. La sua disposizione farà la storia e più tardi verrà presa in prestito in moltissime cattedrali cristiane.

Arriviamo poi ad Abido. Senza dubbio questa città può essere considerata a tutti gli effetti la culla della civiltà faraonica. È qui che sono state ritrovate le tombe più antiche, addirittura antecedenti alla I Dinasta. Parliamo quindi della “Dinastia Zero”. E come poi non fermarsi ad Amarna? La capitale legata indissolubilmente alla vita e alla morte del suo fondatore Akhenaton. È il titolo del capitolo che ci spiega tutto: “Amarna, la città dove gli dèi caddero dal cielo”. Niente altro da aggiungere se non una riflessione sul finale del capitolo: “L’Egitto e la Bibbia”. Come osserva l’autrice, la volontà di legare le vicende dell’Esodo a un particolare periodo della storia egizia non è soltanto una forzatura ma è per giunta privo di fondamento. Ricordiamo che l’Esodo si inserisce nell’ampio contesto della teologia e che non ha nulla a che vedere con la storia.

Risalendo ancora il corso del Nilo si giunge a Menfi. Seppur rimane ben poco a sottolineare l’importanza di questa città, “le prestigiose necropoli di Saqqara e di Giza sono la testimonianza della sua grandezza passata”. Inutile indugiare sul simbolismo delle piramidi, quando sono esse stesse simbolo vivo e possente dell’antico Egitto. Si procede, dunque, verso Il Cairo e verso il delta.

Il Cairo non ha le vestigia antiche dei faraoni, eppure il suo museo è fondamentale per completare il viaggio. Il Museo del Cairo, infatti, protegge ciò che va protetto dal tempo e dai poveri di cuore e di mente. L’autrice riporta brevemente le meraviglie che custodisce concludendo con il tesoro più celebre della storia: “toccò dunque a un oscuro faraone, incoronato a dieci anni e morto a venti, sepolto senza fasto in una piccola tomba, stupire il mondo”. Si accenna così al simbolismo della tomba di Tutankhamon, che la Noblecourt conosce bene e che ha sapientemente descritto nell’opera Tutankhamen – la vita immortale di un faraone.

Il viaggio si conclude sul delta del Nilo. Eccoci dunque ad Alessandria, simbolo dei Tolomei. In realtà, però, il delta ha ospitato molte altre città: Avaris (capitale degli Hyksos), Pi-Ramses (capitale sotto Ramses II), Tanis, Mendes, l’antica Buto e l’affascinante Bubasti. Purtroppo, solo poche rovine e quasi null’altro è giunto fino a noi, soprattutto se confrontato con i reperti e i tesori rinvenuti nelle altre capitali. Eppure, va ricordato che la zona del delta è il simbolo sia dell’inizio che della fine di questa stupenda civiltà.

Non mi resta molto altro da aggiungere, “Simboli dell’antico Egitto” è un saggio storico che consente un’esperienza di lettura non scontata. Per conoscere veramente la storia di questo popolo è necessario andare oltre alle date, agli eventi, alle guerre e alle storie delle singole dinastie e dei singoli faraoni. E per andare oltre bisogna ricorrere necessariamente ai simboli e ai miti che i testi e le immagini ci hanno suggerito.

Consigli di Lettura

Volete visitare la nuovissima pagina “Consigli di lettura“?

Altri testi di questo autore

Claudio Lombardelli

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *