Tutankhamun: tra Passato, Presente e Futuro

L’ apertura della Tomba di Tutankhamun rappresentò uno spartiacque: c’è un prima della scoperta e un dopo. L’ evento del ritrovamento della sepoltura del giovane faraone ha provocato un’onda tellurica che ha investito passato, presente e futuro. Deflagrò innanzitutto in quel preciso momento storico, per poi espandersi nel tempo e raggiungere anche noi al giorno d’oggi. Lo studio della sepoltura nel suo insieme e dei singoli oggetti continua poi a fornirci nuove informazioni anche sul passato: su quello remoto, che li generò, ma anche sugli eventi storici più recenti, che hanno condotto a una delle scoperte archeologiche più importanti di sempre.”

Copertina del libro.
Fonte: francopanini.it

Alla ricerca di Tutankhamun”, edito da Franco Cosimo Panini (2023) è l’ultima fatica di Christian Greco. Il direttore del Museo Egizio di Torino ha al suo attivo molteplici pubblicazioni divulgative e scientifiche in diverse lingue e numerosissime partecipazioni a convegni internazionali di egittologia e museologia. Dal 2015 è codirettore della missione archeologica italo-olandese a Saqqara.

Quest’ultimo saggio consta di sei capitoli, preceduti da un’introduzione a dir poco sorprendente. L’apparato iconografico è davvero sensazionale e funzionale ai fini della narrazione. Molti i reperti mostrati direttamente del Museo Egizio di Torino, da quello del Cairo e da altri ancora. Foto e immagini sono già sufficienti a guidare il lettore attraverso il viaggio che intende compiere l’autore. Il tutto è sapientemente completato da note e da una ricca e attenta bibliografia.

Il capitolo introduttivo è dedicato alla vita e alla morte di Tutankhamun. Siamo, quindi, catapultati in piena epoca amarniana. Akhenaten ha rotto qualsiasi legame con i suoi predecessori e tutto sta cambiando velocemente. Eppure, questa intensa opera riformatrice non sopravviverà al suo fondatore, aprendo un periodo di incertezze che condurranno alla fine della XVIII dinastia. Figure dai contorni sfumati come quelli dei faraoni Smenkhare e Neferneferuaten diventano le protagoniste di queste pagine illustrando le teorie circa la genealogia di tutti i protagonisti di questo periodo. I lettori si trovano ben presto a scoprire la storia circa la salita al trono del giovane Tutankhamun, ripercorrendo la sua breve biografia. Storia che culminerà con il mistero della sua morte e con gli enigmi celati dalle tombe KV55 e KV62, tuttora rimasti, in gran parte, irrisolti e alimentando teorie su teorie.

La concezione egizia della vita dopo la morte è il perno del secondo capitolo. L’autore si sofferma soprattutto sul tema sella sepoltura evidenziandone l’importanza. “La tomba costituiva un microcosmo atta a garantire una serie di eventi fondamentali: la conservazione e protezione del corpo dopo la morte, la rinascita e la partecipazione del sovrano al periplo perpetuo del dio sole. La tomba era il luogo un cui lo spazio fisico e il mondo metafisico si incontravano, in cui le immagini raffigurate sulle pareti creavano una realtà alternativa, l’hic et nunc in cui la lotta manichea fra bene e male si svolgeva e tutti gli strumenti magico-religiosi erano messi a disposizione del Sovrano defunto, di modo che potesse continuare la sua esistenza ultraterrena”. Ed è in queste pagine che l’autore tenta di ricostruire quello che poteva essere stato il “funerale dei faraoni”. Compito non facile questo, data la scarsità di documentazione.

Il terzo capitolo è, quindi, il cuore del saggio dato che si descrive la storia della scoperta della tomba di Tutankhamun. Dalla figura di Howard Carter, passando per la descrizione oggettiva del ritrovamento, la squadra, i rapporti con la stampa fino alla morte di Lord Carnarvon. Non meno significative sono le descrizioni delle difficoltà, soprattutto burocratiche, che segnarono la campagna di scavi. Questo capitolo e i successivi sono impreziositi, inoltre, dalle celebri fotografie di Harry Burton.

“Rigore” e “Documentazione” sono i termini che meglio descrivono il “Metodo Carter” presentato nel capitolo 4. Ed è proprio qui che l’autore ci presenta lo studio della mummia del giovane faraone, eseguita con metodi discutibili se analizzati con la coscienza e conoscenza di oggi, ma assolutamente all’avanguardia per l’epoca.

Uno dei capitoli che più mi ha sorpreso è, poi, il capitolo 5 – Gli Oggetti. Ci si aspetterebbe, a tal proposito, che l’autore iniziasse a descrivere con minuzia di particolari, i vari reperti. In realtà Christian Greco fa molto di più. Illustra ai lettori “la biografia degli oggetti”. Per far capire il significato che i reperti hanno per l’archeologo e il difficilissimo compito che egli si trova ad affrontare. Compito che si fa via via più difficile se solo si considera la doppia natura degli oggetti, tra materialità e aspetti cognitivi. Comunque, le attese non vengono deluse, e i reperti più affascinanti sono descritti ognuno, o quasi, con la propria storia.

L’autore utilizza, poi, l’ultimo capitolo per fare un recap degli aspetti fondamentali di questa scoperta sottolineando i dibattiti che si sono sollevati attorno ad essa. Arriva, così, la conclusione.

Tutto questo dibattere, tutte le cose che sono state dette o scritte “hanno fatto in modo che almeno uno dei desideri degli antichi Egizi si inverasse: ovvero che il proprio nome potesse continuare a risuonare, in eterno, nelle bocche dei viventi.”

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Claudio Lombardelli

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