Hatshepsut: “La prima grande donna della storia”

L’egittologo statunitense James Henry Breasted la definì “la prima grande donna della storia di cui noi abbiamo notizia”. Una donna esemplare che non si è mai arresa, diventando ciò che era destinata ad essere. Hatshepsut, Grande sposa reale, poi reggente ed infine, con costanza e caparbietà, Faraone d’Egitto.

Statua di Hatshepsut.
Fonte: www.viagginews.com

La nascita della Regina Hatshepsut

Hatshepsut, nata nel 1508 a.C. dal Faraone Thutmose I e dalla Regina Ahmose (nipote di Ahmose Nefertari, moglie del Faraone Ahmose I) era, da parte di madre, la legittima erede dei grandi Faraoni che liberarono l’Egitto dal dominio degli Hyksos.

Nonostante il padre l’avesse designata come suo erede, questo desiderio non fu esaudito alla sua morte.

Il trono d’Egitto passò infatti a Thutmose II, figlio di una sposa secondaria; Hatshepsut dovette mettere a tacere il suo orgoglio, sposando il fratellastro e diventando così la Grande Sposa Reale.

Il nuovo sovrano morì giovane, forse nemmeno trentenne, ed Hatshepsut, avendo partorito una figlia femmina (Neferura), dovette nuovamente soggiacere alla tradizione.

Reggente d’Egitto e il “colpo di stato”

L’erede designato fu il futuro Thutmose III, allora solo un bambino di circa tre anni.

Fu però affiancato proprio dalla Grande Sposa Reale, che diventò così reggente d’Egitto.

Questa situazione però poco si confaceva ad una donna ambiziosa come Hatshepsut che, dopo pochi anni, mise in atto un vero e proprio “colpo di stato”, accentrando il potere nelle sue mani.

Una delle sue prime decisioni fu quella di posticipare, a data da destinarsi, il matrimonio fra la figlia Neferura e il “piccolo” Thutmose. Solo con tale unione, infatti, quest’ultimo sarebbe stato effettivamente legittimato a regnare.

Senenmut e la principessa Neferura.
Fonte: www.vanillamagazine.it

Successivamente, messo da parte il funzionario Ineni (fra i fautori del regno di Thutmose II) si fece affiancare dai fedelissimi Senenmut, che divenne consigliere della Regina e tutore della principessa Neferura, e Hapuseneb, visir e Sommo Sacerdote di Amon.

Fu proprio insieme a quest’ultimo che la Regina Hatshepsut si preoccupò di assicurarsi il proprio diritto a regnare, raccontando il mito della sua nascita.

Secondo tale leggenda il Dio Amon, ottenuta l’approvazione delle altre divinità, prese le sembianze del Faraone Thutmose I e si unì alla Regina Ahmose. Da questa unione nacque Hatshepsut che così, come figlia di un Dio, era totalmente legittimata a sedere sul trono d’Egitto.

La spedizione verso il paese di Punt

Nonostante le sei campagne militari ordinate dalla Regina con lo scopo di ristabilire l’influenza egizia sui paesi stranieri, i circa vent’anni di regno di Hatshepsut sono stati decisamente pacifici.

Tutti gli studiosi concordano sul fatto che la Regina fu un’ottima guida per l’Egitto, ristabilendo anche le antiche rotte commerciali.

Fra queste, importantissima fu la spedizione condotta da una flotta di cinque navi egizie che partì da Tebe verso il paese di Punt (la cui posizione non è ancora nota!) con un ricco carico di merci di scambio.

Al ritorno, l’approdo a Tebe fu un evento epocale: i vascelli tornarono pieni di avorio, incenso, spezie, pietre e legnami preziosi, pelli pregiate e persino pavoni e scimmie ammaestrate.

Le costruzioni di Hatshepsut

Questo viaggio, insieme al mito teogonico di Hatshepsut è riportato sulle pareti del tempio funerario di Deir el-Bahari, uno dei monumenti simbolo del regno della Regina-Faraone e, in generale, dell’Egitto stesso.

Il tempio di Deir el-Bahari (Djeser Djeseru).
Fonte: www.vanillamagazine.it

Progettato da Senenmut questo monumento, il Djeser Djeseru, presenta una struttura unica in tutta l’arte egizia: una lunga rampa che sale verso il tempio e che collega tre terrazze sovrapposte, costituite da una doppia fila di colonne.

Annoverata fra i costruttori più produttivi dell’antico Egitto (insieme a Ramses II!), oltre al proprio tempio funebre, la Regina Hatshepsut fece erigere vari monumenti nel Complesso templare di Karnak e restaurare il Recinto di Mut, che aveva subìto ingenti danni da parte degli Hyksos.

Sempre a Karnak fece innalzare due obelischi di cui uno, eccezionalmente ancora in piedi, è il più alto conservatosi in Egitto.

Sembra risalire al regno di Hatshepsut anche il famoso obelisco “spezzato” di Assuan, una scultura che si ruppe durante il processo di estrazione.

L’obelisco spezzato di Assuan.
Fonte: www.keblog.it

Destinato a diventare un obelisco alto quasi 40 metri, con un peso di più di 1000 tonnellate, oggi si trova adagiato esattamente nel luogo in cui fu semi scolpito.

A Karnak la Regina, verso la fine del suo regno, aveva anche fatto erigere la Cappella Rossa (Chapelle Rouge), terminata ma in seguito fatta smantellare dal suo successore. Rivestito in pietra e decorato con scene raffiguranti alcuni eventi della vita della sovrana, questo edificio ospitava la Barca Sacra di Amon.

La produzione statuaria durante i vent’anni di regno di Hatshepsut fu talmente impressionante che praticamente ogni museo del mondo possiede almeno una sua statua.

Il Metropolitan Museum of Art di New York, per esempio, ospita addirittura una sala interamente dedicata alla Regina-Faraone.

Nel doppio ruolo di Regina e Faraone, Hatshepsut assunse sempre di più caratteristiche maschili, facendosi a volte rappresentare con la barba posticcia e la doppia corona dell’Alto e del Basso Egitto.

La morte della Regina-Faraone

Il declino del regno di Hatshepsut cominciò prima con la morte della principessa Neferura, figlia e consigliere della Regina, e poi con quella di Senenmut.

Come attesta una stele rinvenuta a Ermonti, una località a sud-ovest di Luxor, la Regina-Faraone morì il 16 gennaio del 1458 a.C., quando Thutmose non era più un bambino, ma un uomo destinato a diventare uno dei più grandi Faraoni d’Egitto.

Ma questa, è un’altra storia.

Dopo la sua morte, la Regina Hatshepsut fu vittima di un’importante campagna di damnatio memoriae, sia durante il regno del figliastro Thutmose III, che durante quello del nipote illegittimo Amenhotep II.

In realtà, per gli studiosi, non è chiaro il motivo di tale comportamento.

Alcuni sostengono che lo scopo di tale “dannazione” potesse essere quello di eliminare qualunque prova del successo del suo regno, nascondendo così, alle future Spose Reali, un importante precedente.

La Regina ritrovata

La Regina-Faraone Hatshepsut venne sepolta, come suo desiderio, insieme all’amato padre Tuthmose I nella Valle dei Re, nella tomba che sarà successivamente conosciuta come KV20.

Scoperta nel 1903 da Howard Carter, la mummia della sovrana non era al suo interno al momento del ritrovamento: se ne era persa ogni traccia!

Una sorta di contrappasso per una donna come Hatshepsut, che voleva, più di ogni altra cosa, essere ricordata.

Finalmente nel 2007, la sovrana uscì dall’oblio in cui il tempo e il caso l’avevano relegata.

Nella tomba KV60 della Valle dei Re, attribuita alla nutrice di Hatshepsut, era stata infatti rinvenuta una mummia dai capelli lunghi, la posa di mummificazione tipica dei sovrani egizi ed un’espressione così forte da essere soprannominata “Strong Mummy”.

La mummia della Regina Hatshepsut.
Fonte: www.repubblica.it

Soprattutto, all’interno della bocca si notò l’assenza di un molare e la mascella aveva proprio la parte di radice mancante in un dente contenuto all’interno del vaso canopo di Hatshepsut, ritrovato nel famoso nascondiglio di Deir-el-Bahari (DB320).

La Regina ritrovata, finalmente riconosciuta da tutti come Hatshepsut, la Regina-Faraone, figlia di Thutmosis I, ha fatto parte della Pharaohs’ Golden Parade del 3 aprile, durante la quale è stata trasferita al nuovo Museo nazionale della Civiltà egiziana, insieme ad altri sovrani d’Egitto, con tutti gli onori che meritava.

Intelligente, abile, dotata di un forte senso politico, la Grande Sposa Reale Hatshepsut è l’esempio di una donna forte che, con grande caparbietà, assunse un ruolo riservato, fino ad allora, esclusivamente al genere maschile: un Faraone d’Egitto.


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Fonti

Elena Cappannella

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