Il trucco nell’antico Egitto tra seduzione e protezione

I rituali estetici erano diffusi in tutto il mondo già nell’antichità. Gli antichi Egizi, fra tutti i popoli del passato, riuscirono a fare del trucco il loro più potente alleato. Come arma di seduzione, certo, ma non solo…

Trucchi tra presente e passato.
A dx il cofanetto ritrovato nella tomba di Kha e Merit conservato al Museo Egizio di Torino.

La cura del proprio aspetto esteriore è una parte essenziale delle nostre vite, per poter piacere agli altri ma, soprattutto, a noi stessi.

Sorprende molto però scoprire che anche tra i popoli antichi erano diffusi diversi rituali estetici per esaltare la bellezza del corpo, cercando così di aumentare il proprio fascino.

Fra tutti, chi diede una notevole importanza alla cura di sé, specialmente per quanto riguarda il trucco del viso, furono proprio gli antichi Egizi.

Questa antica civiltà riteneva non solo che il corpo fosse “la casa dell’anima immortale”, ma che truccarsi, oltre che semplice atto di bellezza, fosse anche un modo per avere un corpo incorruttibile.

Ogni donna egizia, quindi, aveva un proprio cofanetto, che avrebbe portato anche nell’aldilà, nel quale conservava un grande numero di oggetti.

Contenitori cosmesi Nuovo Regno conservati al Museo Egizio di Torino.
Ph: Elena Cappannella

Dalle pinzette depilatorie al set da manicure, da creme a profumi ed oli; insomma, un vero e proprio beauty-case molto simile ai nostri.

La skin-care nell’antico Egitto

Prima di iniziare a truccarsi si procedeva con la skin-care.

Infatti, nell’antico Egitto si prestava molta attenzione a proteggere la pelle dal clima torrido e dalle sabbie del deserto. Si usavano per esempio unguenti profumati a base di miele da spalmare sul viso.

Niente di più e niente di meno di come facciamo oggi con l’applicazione delle nostre creme prima di truccarci!

Addirittura, oggi come allora, uno degli ingredienti molto usati per purificare il viso, favorendo l’eliminazione delle impurità, era l’argilla usata come maschera di bellezza.

Infine, proprio come oggi, si cercava di combattere l’invecchiamento, preparando delle apposite creme contro le rughe. A base di resine aromatiche, cera, olio ottenuto dall’albero di moringa e dal calamo (pianta palustre le cui foglie profumano di limone), sembra che questo preparato fosse in grado di distendere le cellule dell’epidermide.

Il trucco nell’antico Egitto

Nell’antico Egitto il punto focale del make-up viso erano gli occhi, considerati l’espressione dell’anima.

Per farli risaltare ancora di più, gli antichi Egizi avevano inventato anche una sorta di fondotinta. Costituito da biacca o polvere di alabastro, si applicava sul viso per renderlo ancora più chiaro.

Gli occhi

Fino alla metà dell’Antico Regno il contorno degli occhi veniva enfatizzato con la malachite verde (udkhu) proveniente dal Sinai, poi sostituita nel Medio Regno dal khol, composto da polvere di galena nera (mesdemet), i cui giacimenti si trovavano vicino ad Assuan.

La malachite.
Fonte: www.faceplace.it
La galena.
Fonte: www.faceplace.it

Ogni donna egizia aveva, all’interno del proprio cofanetto, un mortaio per realizzarlo in totale autonomia.

Una volta polverizzati, questi due minerali erano diluiti con acqua, resine e grassi e l’impasto ottenuto veniva applicato sugli occhi con dei bastoncini di legno.

Guardando le statue e le raffigurazioni dell’antico popolo del Nilo ciò che affascina tutti gli appassionati è senz’altro il modo in cui il khol veniva usato.

Partendo dall’angolo interno dell’occhio, gli Egizi tracciavano una linea nera lungo l’intera palpebra, prolungandola poi verso l’esterno, oltre il perimetro naturale dell’occhio stesso.

La Regina Nefertari.
Fonte: www.tesoridoriente.net

Quest’ultimo assumeva così una forma a mandorla ritenuta molto sensuale.

Non solo, ma ingrandire l’occhio con il khol aveva anche un duplice significato simbolico: se da un lato infatti si aumentava la forza e l’amore all’interno del corpo, dall’altro si richiamava l’occhio del dio Horus, un potente amuleto di salute e prosperità.

Il trucco occhi veniva poi completato con degli ombretti, per i quali c’era una grande disponibilità di colori. Dal verde chiaro (ottenuto dalla malachite) al rosso (ricavato dal cinabro), dall’arancio (tipico dell’ocra) al giallo (ottenuto dallo zafferano), fino all’azzurro (ricavato dai sali di rame) e al bianco (ottenuto dalla biacca).

Le polveri venivano mescolate con grassi e resine e poi applicate sulla palpebra con le dita.

Il blush egizio

Tanti sono i primati riconducibili alla civiltà egizia.

In questo caso, risale a questo antico popolo la produzione di un cosmetico usato per dare colore alle guance.

Quello che oggi chiamiamo fard, allora era composto da grassi animali e vegetali a cui veniva aggiunto solfuro di mercurio o dell’ocra rossa per il colore. Dalla consistenza liquida, questo antenato del nostro blush veniva applicato con un tampone o con un pennello rudimentale.

Le labbra

Sulle labbra sembra che le donne egizie prediligessero il colore rosso ottenuto sempre dall’ocra rossa oppure a partire da insetti essiccati e triturati, la cui polvere veniva mescolata a cera d’api, olio d’oliva e resine gommose.

Il make-up curativo

Nell’Egitto di 3000 anni fa, non solo le donne, ma anche uomini e bambini si truccavano.

Questo perché oltre ad essere un’arma di seduzione il make-up, e soprattutto il khol, aveva un importante funzione curativa.

Questa sostanza era, infatti, un vero e proprio medicinale che proteggeva gli occhi da infezioni e micosi; inoltre, mescolandosi con l’umidità dell’occhio, era in grado di proteggere dall’intensa luce del sole, dal vento e dalla sabbia.

Diversi studiosi hanno cercato di capire quale fosse il principio dietro questo “trucco curativo”.

Fra questi, lo scienziato Philippe Walter ha utilizzato un particolare sistema per rilevare l’effetto dato dal cloruro di piombo (componente del khol) su una singola cellula.

Questo studio ha permesso di capire che questa sostanza stimola le difese immunitarie della cellula a reagire contro l’attacco di batteri.

(Per leggere gli articoli originali di questi studi andate alla nostra Raccolta Bibliografica alla nuovissima sezione “Beauty & Cosmetics”)

Oltre ai tanti meriti, va agli Egizi anche quello di aver inventato quello che possiamo chiamare “make-up salutare”.

Che, però, è un’arma a doppio taglio!

Sì perché proprio il piombo è una sostanza molto tossica che trasforma così i cosmetici da medicinale ad un vero e proprio veleno.

Fra gli antichi Egizi, infatti, sembra fosse altissimo il rischio d’irritazioni, infiammazioni cutanee o, addirittura, problemi mentali.

Nonostante tutto ciò, è sicuramente affascinante notare come anche per le donne e gli uomini dell’antichità il trucco e la cura di sé siano state esigenze fortemente sentite.

Raggiungendo però, con la civiltà egizia livelli di raffinatezza ed elaborazione tali da sorprendere appassionati e non, ma da portare anche con sé una stupenda riflessione:

in fondo le donne egizie, vissute quasi 4000 anni fa, non erano poi così diverse da noi!

Fonti

Elena Cappannella

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