Le tombe nell’antico Egitto e il viaggio verso l’Aldilà

Le tombe erano un luogo speciale per gli Egizi: era da lì che il defunto iniziava il miracoloso viaggio ultraterreno per raggiungere l’Aldilà. A seconda delle condizioni economiche e delle concezioni funerarie, la forma e la tipologia delle tombe hanno subito, nel tempo, profondi cambiamenti mantenendo tuttavia inalterato sempre lo stesso magico significato.

La morte non è che la soglia di una nuova vita…

oggi noi viviamo, e così sarà ancora…

sotto molte forme noi torneremo.

(Antica Preghiera Egizia)

E’ uno dei simboli dell’antico Egitto, osservarla è un’esperienza indimenticabile, da provare almeno una volta nella vita: è lei, la Piramide di Cheope. Costruita con circa due milioni di blocchi di calcare, raggiungeva i 146 m di altezza e 230 m di lato, tutti e quattro perpendicolari fra loro. Un vero capolavoro di matematica e geometria.

Dopo aver trasportato, posizionato e levigato tutti i blocchi, la piramide veniva completata, in cima, con una struttura particolare, detta Pyramidion: un pezzo di diorite, calcare o granito ricoperto d’oro. All’interno, nella camera del sarcofago, due cunicoli straordinariamente allineati con la Costellazione di Orione e con la Stella Polare. Sembra che questo fosse fondamentale per far sì che lo spirito del Faraone, nel buio della sua ultima dimora, potesse iniziare il suo viaggio verso le stelle, da dove avrebbe protetto il suo popolo per tutta l’eternità.

Va da sé che una tale precisione non può essere nata di colpo, ma deve essere stata il frutto di un’evoluzione e di innumerevoli tentativi.

L’evoluzione delle tombe nell’antico Egitto: dalla mastaba all’ipogeo.
Fonte: https://giuseppedistadio.wordpress.com

Tutto ebbe inizio con un uomo, Imhotep, astrologo, medico e architetto, vissuto sotto il regno di Djoser. All’epoca delle prime dinastie faraoniche, le sepolture erano costituite da numerose camere funerarie sovrastate da tumuli in mattoni crudi, a formare un parallelepipedo. Erano le mastabe.

Imhotep, per il suo sovrano, volle progettare qualcosa di grandioso: fece costruire una struttura con mattoni in pietra (più resistenti rispetto all’argilla) e sovrappose varie mastabe, una più piccola dell’altra, raggiungendo sei livelli. Ottenne, così, la Piramide a gradoni, un’ideale scalinata che l’anima del Faraone avrebbe compiuto per raggiungere l’Aldilà.

Che sia stato per il magico significato che gli Egizi attribuivano alle tombe o per la mania di grandezza che sembra caratterizzare alcuni Faraoni dell’antico Egitto, fatto sta che da questo momento iniziò una sorta di sfida fra generazioni, in cui ognuno voleva una costruzione più grande e migliore della precedente.

Il Faraone Snefru fece erigere addirittura tre piramidi! La prima, a Meidum, eretta dal suo predecessore Huni, venne trasformata nella piramide a facce piane propriamente detta, ricoprendo gli spazi tra i gradoni e aggiungendo un rivestimento. Il Sovrano ordinò poi la costruzione di un’altra piramide che, nel suo progetto, sarebbe dovuta essere immensa. A metà dei lavori, però, la struttura iniziò a cedere; si decise, così, di ridurre l’angolo di pendenza (per ridurne il peso), ottenendo la cosiddetta Piramide romboidale con una doppia inclinazione delle pareti.

Red Pyramid
Fonte: wikimedia.org

Non contento, il Faraone Snefru fece erigere una terza piramide, che partisse però direttamente con un angolo di 43°. Ecco, finalmente, una “vera” piramide a facce piane e lisce, la Piramide rossa, che deve il nome al colore delle sue pietre.

Il figlio e successore di Snefru, Cheope, trasse insegnamento dalle precedenti esperienze e, in vent’anni, riuscì a far innalzare la Piramide perfetta, annoverata oggi, fra le sette meraviglie del mondo antico.

Tali monumenti esprimevano l’integrazione della funzione funeraria con l’espressione del potere. Infatti, risplendendo grazie ai rivestimenti di calcare, questi enormi edifici con la punta rivolta al cielo diventavano una manifestazione del potere e del dominio dello spirito del Faraone.

Non è, però, tutto oro quel che luccica: costruire questi enormi edifici richiese risorse tali da indebolire l’economia del paese. Inoltre, nonostante gli accorgimenti e le trappole per tenere lontani i ladri di tombe, nessuna di queste piramidi uscì indenne dai saccheggi.

Perciò, i sovrani del Nuovo Regno cercarono un rifugio più sicuro per poter preservare il loro viaggio ultraterreno. La scelta cadde su un’arida valle vicino Tebe, sulla riva occidentale del Nilo, ricca di pietra calcarea, più semplice da lavorare. Con un solo accesso, mettendo delle guardie in punti strategici, era possibile dominare l’intera valle, conosciuta oggi come Valle dei Re.

Valle dei Re
Fonte: travel.sygic.com

La Valle ospita le tombe della XVIII, XIX e XX dinastia, tutte scavate in profondità nella roccia. Le prime presentavano un percorso lungo e tortuoso, con camere non allineate fra loro, che formavano un asse a gomito (pianta a “L”). Meno contorte le tombe della XIX dinastia, ma è solo con la ventesima che si giunge ad una vera semplificazione della struttura. Questo, probabilmente, è dovuto ad un sovraffollamento sotterraneo della Valle dei Re: per occupare meno spazio, le camere vennero allineate sullo stesso asse (pianta in “linea retta”).

Tutte le sepolture hanno pareti decorate con bassorilievi e dipinti, raffiguranti sia scene di vita quotidiana che tratte dal Libro dei Morti, una guida usata dall’anima del Faraone per raggiungere l’Aldilà. Il percorso delle tombe, infatti, rappresentava simbolicamente il viaggio che percorreva il sole (il Dio Ra) per raggiungere l’alba e sarebbe stato lo stesso che avrebbe attraversato il Faraone per la vita ultraterrena, prendendo così posto accanto alle Divinità.

La tombe de Horemheb (KV.57) (Vallée des Rois / Thèbes ouest)
Fonte: wikipedia.org

La crisi economica che in seguito colpì l’Egitto rese insicura anche la Valle dei Re. Infatti, i ladri riuscirono ad entrare anche qui, portando via i tesori all’interno delle tombe; danneggiarono perfino alcune mummie pur di rubare gli amuleti con cui venivano sepolte.

Ecco che, quindi, i nuovi Sovrani scelsero altri luoghi di sepoltura e i sacerdoti decisero di spostare dalla Valle alcune delle mummie reali, nascondendole in luoghi più sicuri, come la cachette di Deir el Bahari (DB320).

Negli anni successivi poi, a seguito di piogge torrenziali, tutti gli ingressi alle tombe della Valle dei Re furono ricoperti dai detriti, nascondendoli alle generazioni future. Fino al 1800, quando i primi egittologi riportarono alla luce alcune delle entrate.

Quando poi si credeva di aver ormai scoperto tutto ciò che c’era nella Valle, un giovane archeologo riuscì ad individuare una tomba ancora inviolata, quella del Faraone Tutankhamon; il suo nome, legato ormai a doppio filo a quello del giovane Sovrano, era Howard Carter.

La speranza che mosse Carter continua ancora oggi ad attirare i ricercatori, perché in realtà nessuno sa quanti tesori potrebbero essere ancora nascosti sotto le rocce della Valle dei Re.


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Fonti

  • Documentario-Piero Angela-Capolavori delle grandi civiltà: alla scoperta delle meraviglie costruite dall’uomo-La sfida delle Piramidi: l’ultimo viaggio del Faraone-2010/2011
  • Documentario Storia-La Valle dei Re
  • doc.studenti.it
  • www.egitto.it

Elena Cappannella

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