Le cachettes reali, tra protezione e conservazione

“Questo è quanto sappiamo della vicenda e dei suoi protagonisti; la cachette, dal canto suo, in quanto contenitore collettivo dei corpi, rappresenta appieno i concetti di “protezione” e di “conservazione”, in quel momento imperanti per l’amministrazione della necropoli, in uno scenario in cui sembra sempre addensarsi la costante minaccia del saccheggio”.

La copertina del libro. Fonte: www.ibs.it

Questo è uno dei passaggi chiave dell’opera “L’ultima dimora – L’Era della Rinascita e le cachettes reali tra Tanis e Tebe” di Giacomo Cavillier, edito da Kemet (2020). Questo saggio storico illustra in modo preciso e puntuale la storia delle cachettes reali. Il quadro storico di riferimento è la cosiddetta “Era della Rinascita” e il momento in cui le necropoli, specialmente quella tebana, vedono il comparire di quel grande e indiscriminato fenomeno legato al saccheggio delle tombe.

Come ci spiega l’autore, è questo che spinge le autorità politiche e religiose a cercare di proteggere i resti dei loro antenati. Si ricorre a luoghi di sepoltura di massa magari meglio nascosti. In questo modo le vestigia dei grandi faraoni e dei grandi uomini del passato possono godere di maggior protezione.

Giacomo Cavillier è laureato in lettere classiche e specializzato in Archeologia orientale e classica. Il suo vasto curriculum comprende collaborazioni con il Museo Egizio di Torino (1997-2001, collaboratore scientifico) e con il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. È a capo di molti progetti di ricerca in Italia, Egitto e Sudan. Dal 2014 è docente di Civiltà Egizia e Museologia all’Università del Cairo. Ricordiamo che è, inoltre, direttore del Centro Studi di Egittologia e Civiltà Copta “J.F. Champollion”.

Questo saggio consta di cinque parti preceduti da un’interessante introduzione relativa ai predecessori di Ramesse XI e al relativo contesto socio-politico. Siamo alla fine della XX dinastia. Il faraone si trova a dover fronteggiare il potente clero di Amon a lui ostile. In questa prima digressione, l’autore ci spiega con dovizia di particolari come si è giunti a tale situazione.

Al fine di ridimensionare il potere del Primo Profeta di Amon, Amenhotep, s’innesca un meccanismo che vedrà protagonisti diversi ufficiali militari la cui egemonia diventerà tale da consentire l’avvento dell’Era della Rinascita, ovvero un giubileo particolare che consentirà l’azzeramento del conteggio degli anni, con il faraone ancora in vita. Da lì a breve gli eventi precipitano, Ramesse XI muore e con l’avvento al trono di Smendes ha inizio la XXI dinastia. In questo contesto di transizione si inserisce il fenomeno delle razzie all’interno delle sepolture nella necropoli tebana.

Molti papiri di questo periodo sono atti giudiziari relativi ai furti nelle tombe. Tra gli aspetti che emergono si annoverano compromessi, corruzioni, connivenze, amore per il denaro e il potere anche tra sacerdoti e funzionari. Fortunatamente emerge, però, anche il senso di giustizia, di riscatto morale e di disgusto difronte alla profanazione di quei luoghi e della memoria dei defunti. Tutto ciò porta alla volontà di difendere questi aspetti, cercando luoghi sicuri dove proteggere la memoria degli avi: le cachettes.

Nella parte terza viene descritta la prima cachette reale, la KV35, tomba di Amenhotep II scoperta nel 1898 da Victor Loret. In essa furono trovate 12 mummie più il legittimo titolare. L’autore ci presenta e descrive nel dettaglio lo stato di conservazione, i danni che le mummie hanno subito a causa dei ladri e il lavoro certosino e molto accurato svolto per recuperare e per restituire dignità a quei poveri resti da parte degli “addetti ai lavori” della necropoli.

Essi dovettero spesso riassemblare i corpi e cercare nuovi sarcofagi per proteggerne l’integrità. Nella KV35 riposano, oltre al titolare della tomba, Tuthmosi IV, Amenhotep III, Sethi II, Merenptah, Siptah, Ramesse V, Ramesse VI, Ramesse IV, Tiye, Nebetah/Baketaton, Webensenu e la Sconosciuta D (Tauseret?).

La vicenda della KV35 non fu ovviamente un fenomeno isolato. Negli anni a seguire, infatti, il programma di recupero e salvaguardia delle mummie proseguì coinvolgendo anche i siti di Qurna-El Tarif, Dra Abu el-Naga e Deir el-Bahari. Esempi celebri di cachettes più o meno temporanee sono anche la KV39 e la KV17. Tra le figure di spicco che furono fondamentali per individuare le possibili cachettes e dirigerne i lavori, l’autore dedica ampio spazio alla figura di Butheamon.

La parte centrale del saggio è poi dedicata alla cachette forse più nota, ossia la TT320 (DB320). Dopo la descrizione della tomba, l’autore ci descrive la sua fortuita scoperta da parte di Mohamod Abderrassul. Anche in questo caso, ci descrive le mummie in essa contenute a partire dal suo legittimo proprietario, probabilmente il Primo profeta di Amon Pinegem II, le sue consorti (Isiemkheb D), la sua progenie (Nestanebtisheru) e altre figure ad esso collegate (Djedptahiufankh).

La DB320 contiene in tutto più di 50 mummie tra re, regine e altri membri della famiglia reale. In particolare, abbiamo:

  • 1 faraone della 17° dinastia (Seqenenra Taa II);
  • 5 faraoni della 18° dinastia (Ahmosi I, Amenhotep I, Thutmosi I, Thutmosi II, Thutmosi III);
  • 3 faraoni della 19° dinastia (Ramesse I, Sethi I, Ramesse II);
  • 2 faraoni della 20° dinastia (Ramesse IX, Ramesse III).

Si annoverano anche alcune grandi spose reali (Ahmosi-Inhapi, Ahmosi-Henuttamehu, Ahmosi-Meritamon, Ahmosi-Sitkamose, Ahmosi-Nefertari), principi e principesse (Ahmosi-Henutemipet, Ahmosi-Sipair, Siamon, Sitamon, Baket) nonché alcuni uomini sconosciuti ma che potrebbero essere identificati ad esempio con Pentaur (Sconosciuto E) e Senenmut (Sconosciuto C).

L’ultima parte è dedicata al tempio di Amon a Tanis e alla relativa necropoli reale. Come afferma l’autore “è evidente che, per qualche tempo, Tanis è stata considerato il punto di convergenza di una traiettoria storica di tre diversi periodi in successione: il dominio Hyksos, l’impero ramesseide e la regalità tanitico-libica.” Anche in questo caso ci viene presentata la scoperta della necropoli di Tanis e le mummie rinvenute nella necropoli e in particolare nella cachette NRT III.

Le mummie non hanno lo stesso grado di conservazione di quelle della necropoli tebana. A stento è stato possibile individuare quelle di Psusennes I, Amenemope, Sheshonq II e Uendjebaundjed. All’appello mancano ancora i resti di tre sovrani (Smendes I, Siamon e la regina Mutnodjemet).

Seppur straordinaria e di notevole importanza per l’egittologia, questa scoperta (1939-1940) e l’operato di Pierre Montet “non ebbe quella risonanza paragonabile ad altre precedenti […] ciò è ovviamente da attribuire al difficile momento storico che l’Europa stava attraversando, ben diverso e lontano dal più pacifico clima di avventura e di desiderio di scoperte sensazionali in cui hanno operato i vari Maspero, Brugsh, Loret e lo stesso Carter.”

Giungendo poi alle considerazioni finali, l’obiettivo che l’autore ha velatamente descritto nel corso dell’opera si palesa. Si legge, infatti, che “per chi scrive, da anni impegnato in progetti di ricerca in Egitto, questo lavoro rappresenta uno stimolo a proseguire oltre all’incipit di nuove indagini scientifiche che contribuiscono a valorizzare la portata storica dal regno dell’ultimo Ramesse e dei suoi successori.”

In definitiva il resoconto storico presentato e arricchito da fonti e citazioni, insieme ad un’appendice finale costituita da un appropriato apparato iconografico, fanno di questo libro un’opera compiuta. Con un linguaggio preciso, attento e a tratti aulico ma mai fuori contesto, si crea uno stile assolutamente riconoscibile. Un consiglio di lettura, dunque, rivolto magari ad un pubblico più attento e di “addetti ai lavori” ma che rappresenta un’interessantissima opera di divulgazione.

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Claudio Lombardelli

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