Gli Shardana: ritratto di un popolo

Proprio nel caso degli Shardana, da decenni si assiste a discussioni aspre sulle origini di questi guerrieri, con formulazione di teorie bizzarre e storie parallele a causa di una errata lettura delle fonti disponibili. È mia convinzione che se le fonti – siano esse di provenienza egizia, siriana o egea – sono presentate in modo corretto e accurato e considerate nel loro giusto valore documentale, contestuale e temporale, la discussione può garantire uno scambio significativo di idee e di soluzioni per una più idonea rilettura del fenomeno.”

La copertina del libro.
Fonte: www.mondadoristore.it

Quali parole sono più adatte se non quelle dell’autore stesso per presentare il saggio “Shardana – Navigatori e guerrieri nell’Egitto Ramesside”, edito da Kemet (2019, 2a edz.)? Il professor Giacomo Cavillier è autore di questo breve ma interessante e puntale saggio su un argomento quanto mai controverso, quale quello dei cosiddetti “Popoli del Mare”. Egli stesso è a capo del Progetto “Shardana” in Sardegna e Corsica; iniziato nel 2008 e dedicato allo studio e all’analisi delle fonti afferenti a questo popolo. Siffatto volume vuole essere un modo attraverso il quale sia possibile divulgare ciò che fino ad oggi è emerso su questo argomento.

Ai più sarà nota che la presumibile identificazione degli Shardana con gli antichi Sardi è, al momento, oggetto di aspro dibattito archeologico.

Apprendiamo dai capitoli iniziali, infatti, che la storia degli Shardana risulta in gran parte avvolta nel mistero. Di fatto, quando si analizza un qualsiasi fenomeno eterogeneo di cui in passato non si è seguita una linea narrativa storica e oggettiva, ci si ritrova con tante mezze verità da cui è difficile trarre le corrette informazioni. Bisogna, perciò, procedere con ordine.

Dopo questa premessa, il saggio si apre con alcuni capitoli che ci introducono l’argomento trattato. Storicamente ci troviamo tra il regno di Ramesse II e quello di Osorkon II. Quattro dinastie e profondissimi cambiamenti socioculturali e politici. Probabilmente questo popolo entrò alla corte di Ramesse II come uno dei popoli sconfitti. Eppure, il loro modo di guerreggiare e di navigare consentì loro di occupare una specifica nicchia nell’Egitto faraonico. La presenza, infatti, di professionalità qualificate non faceva altro che aumentare il prestigio del faraone stesso. Tanto più se si pensa alla grande ed elaborata macchina propagandistica ramesside. Ben presto gli Shardana subirono un vero e proprio processo di “egizianizzazione” che li rese parte integrante della società egizia. Una delle prerogative di questo popolo è stata la grande capacità di adattarsi ai cambiamenti, spesso tumultuosi, avvenuti soprattutto sotto Ramesse XI. Sono gli anni in cui la Tebaide è scossa dalla guerra civile tra il nubiano Panechesi e il sommo sacerdote di Amon. Il conflitto si risolverà con l’avvento della nuova “Era della Rinascita”. Gli Shardana sono i protagonisti dell’organizzazione militare dell’esercito che affrontò i nubiani.

A questo punto l’autore si sofferma sull’ideologia e sulla prassi della guerra in epoca ramesside. Una puntualizzazione a mio dire necessaria e preziosa. Fatto ciò, inizia la seconda parte del saggio dedicato giustamente alle fonti storiche. Analizzare e interpretare le fonti dell’epoca è fondamentale per poter avere un quadro oggettivo di questo popolo. Si rischia, altrimenti, “di far dire alle fonti egiziane ciò che non possono dire”. È chiaro che l’autore punta molto su questo concetto fondamentale e la conclusione non può che essere una: “se il nucleo del racconto è storico e reale, tali e tante sono le modifiche e rielaborazioni operate dagli scribi che la comprensione finale non può che essere letta in rapporto alla sua funzione di narrazione ideale di una storia ritenuta esemplare”.

Le fonti presentate da Cavillier sono molte e molto diversificate tra loro. Ma ciò che appare evidente è che, combinando in modo corretto le informazioni che si possono apprendere da queste, è possibile capire molto di più sulla storia degli Shardana. Ciascuna fonte è descritta e accompagnata da illustrazioni che riportano i testi originali in geroglifico, tutte associate ad opportuna trascrizione.

Molte fonti hanno soprattutto valore e carattere più che altro celebrativo ma sono comunque da ritenersi delle documentazioni affidabili e che vanno analizzate nella giusta prospettiva. Si citano alcune stele (degli “Shardana”, di Assuan, di Athribis), alcuni rilievi (ad esempio “La battaglia di Qadesh”), molti papiri (Anastasi I e II, Harris I, dell’Adozione, ecc.…) tanto per citarne alcuni. Altri documenti fondamentali sono, invece, quelli di caratteri amministrativo la cui oggettività è fuori discussione. “I quadri analitici circostanziati dei papiri Wilbour e Amiens segnano con tutta evidenza la fase di avvenuta integrazione sociale ed economica degli Shardana.”

Dunque, in conclusione, un lavoro affascinante quanto difficile quello che l’autore ci descrive nel suo saggio. E per chi volesse associare gli Shardana all’antico popolo sardo, il professor Cavillier conclude che non ci sono ancora elementi sufficienti per affermare che questo popolo fosse originario dell’attuale Sardegna. Si augura, e noi con lui, che possano arrivare presto una “nuova messe di dati” in modo da continuare ad aggiornarci sugli sviluppi del “Progetto Shardana”.

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Claudio Lombardelli

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