Capolavori d'Egitto

Le meraviglie dall'Egitto

Fra le tante cose che affascinano gli egittofili e gli studiosi d’Egitto di tutto il mondo ci sono senza alcun dubbio le splendide meraviglie che questa civiltà ci ha lasciato in eredità.

Dai simboli d’Egitto quali sono le Piramidi di Giza e la maschera di Tutankhamon (Museo Egizio del Cairo) alle statue dei Faraoni o quelle di Pendua e Nefertari (Museo Egizio di Torino), fino alle tombe della Valle dei Re e delle Regine.

Per non parlare poi delle stele e degli splendidi gioielli, già approfonditi in questo blog.

Ecco quindi che, per festeggiare il tezo anno di questa “folle idea“, nasce Capolavori d’Egitto una pagina in cui saranno descritti, nel solito modo chiaro e semplice che ci contraddistingue, questi capolavori, appunto.

Questi e…molti altri!

Indice

Monumenti d'Egitto - Obelischi, Templi e...

I Templi

Nell’antico Egitto il tempio (hwt-netjer) era la “casa del dio”, che abitava all’interno dell’edificio, incarnato nella statua in esso conservata e protetta.

Infatti, il tempio vero e proprio non era visibile ai fedeli, perché uno spesso muro di mattoni crudi ne ostruiva la vista.

C’era però un’occasione in cui i fedeli potevano avvicinarsi e vedere la divinità: le feste, durante le quali la statua divina veniva portata in processione su una barca rituale.

Fra i templi più conosciuti e visitati durante i viaggi in Egitto non si può non citare il tempio di Karnak, quello di Dendera e, ovviamente, il tempio di Abu Simbel ad Assuan.

Fonte: www.storicang.it

Complesso Templare di Karnak - Medio Regno

Il Tempio di Karnak (di cui il Grande Tempio di Amon e il Tempio di Luxor costituiscono solo una parte) si trova nel Governatorato di Luxor, nel sud dell'Egitto, sul lato est della riva del fiume Nilo. Occupando un’area di circa 48 ettari, è considerato il tempio divino più grande dell’antico Egitto. Il nucleo originale è stato costruito, in onore della triade divina Amon, Mut e Khonsu, dal Faraone Sesostri I della XII dinastia. Dopo di lui, ogni sovrano fino alla XXX dinastia ha lasciato la propria traccia, apportando modifiche o aggiunte. In sintesi, nel complesso templare Karnak si possono individuare tre sezioni:
1. il recinto di Amon;
2. il recinto di Mut;
3. il recinto di Khonsu.
Fonte: www.viaggioinegitto.com

Il Tempio di Edfu - Epoca Tolemaica

Il Tempio di Edfu sorge a circa 100 km da Luxor ed è uno dei templi meglio conservati nell’antico Egitto. L’edificio copre una superficie di circa 7.000 metri quadrati e, nonostante sia stato costruito da Tolomeo III in piena epoca tolemaica, rispecchia perfettamente l’archetipo dei templi egizi classici. Anticamente Edfu era un grande insediamento, usato anche come necropoli ed era il luogo di culto principale del dio Horus. Il Tempio ora presente, sempre dedicato al dio dalla testa di falco, è stato costruito proprio sopra alla vecchia struttura. Al suo interno avvenivano annualmente feste religiose, come quella del Nuovo Anno: il matrimonio simbolico tra Horus e Hathor, dopo la vittoria sul dio Seth. L’edificio è costruito, per la maggior parte con roccia di origine calcarea, a differenza del santuario per il quale è stato utilizzato il granito nero. È proprio il santuario, conosciuto anche come naos, che rappresenta la parte più sacra e antica del tempio, dove in origine era anche custodita la statua del dio falco Horus. Oggi, al suo interno, è possibile osservare una copia identica della barca solare utilizzata per le processioni, mentre l’originale è conservata al Louvre di Parigi.
Fonte: www.archetravel.com

Tempio Funerario di Hatshepsut - Nuovo Regno

Il tempio di Hatshepsut si trova a Luxor molto vicino alle Valle dei Re. Noto anche come Djeser-Djeseru, questo tempio fu progettato dall’architetto Senenmut e dedicato alla Regina Hatshepsut, l’unico Faraone-donna d’Egitto. Il tempio presenta una struttura unica in tutta l’arte egizia: una parte scavata nella roccia e una lunga rampa che sale verso il tempio e che collega tre terrazze sovrapposte, costituite da una doppia fila di colonne. All’interno, un ampio ciclo iconografico raffigurato sulle parti del tempio ha lo scopo di giustificare indiscutibilmente i propri diritti al trono. Il dio Amon, protettore della dinastia, secondo tale propaganda, sarebbe il vero padre di Hatshepsut e l'avrebbe designata a regnare. Trasformato poi in monastero dai primi cristiani, che ne danneggiarono la struttura, il tempio di Hatshepsut riuscì comunque a mantenere il suo splendore fino ai giorni nostri.
Fonte: www.viaggioinegitto.com

Gli Obelischi

L’obelisco è un monumento commemorativo tipico dell’architettura egizia ricavato da un unico blocco di pietra.

Sono a base quadrangolare e terminano con una punta piramidale spesso ricoperta d’oro (pyramidion).

Simbolo del dio del Sole Ra, venivano spesso costruiti a coppie a decorare l’ingresso dei templi.

Dei 29 obelischi egizi conosciuti ben 15 sono presenti in Italia.

L'Obelisco Di Boboli - Firenze

L'obelisco di Boboli, di 6.34 metri, è un obelisco egizio in granito rosso di Assuan innalzato nel giardino di Boboli dietro Palazzo Pitti a Firenze. Questo monumento, acquistato nel I secolo d.C. dal Cardinale Ferdinando de’ Medici, proviene da Villa Medici a Roma. Come molte altre opere della residenza romana, infatti, anche l'obelisco fu trasportato a Firenze, per volontà di Pietro Leopoldo di Lorena e collocato nell’attuale sito nel 1790. La datazione dell’obelisco, proveniente da Eliopoli, è ancora oggetto di dibattito, ma sembra probabile sia stato realizzato sotto il regno di Ramses II. La sfera sulla sommità, originale come pure lo sono le tartarughe che sostengono il monolito, rimanderebbe peraltro al Sole e quindi al culto solare a cui Eliopoli doveva il proprio nome. Si tratta dell'unico obelisco antico della Toscana.
Fonte: www.obelisks.org

L'Obelisco Quirinale - Roma

L’obelisco del Quirinale, alto circa 15 metri e privo di iscrizioni, è situato in piazza del Quirinale a Roma. Realizzato con granito rosso di Assuan, venne trasportato nella capitale d’Italia nel I secolo d.C. e posizionato, insieme all’obelisco Esquilino, all’ingresso del Mausoleo di Augusto. Ritrovato, insieme al suo gemello, intorno al 1520, fu eretto solo nel 1786 accanto alle statue dei Dioscuri, nella piazza del Quirinale, dove ancora svetta sui cittadini. Ultimo elemento aggiunto, nel 1818, fu la fontana composta con la conca di granito che, in origine in Campo Vaccino, Giacomo della Porta aveva sistemato nel Foro Romano alla fine del '500.
Fonte: www.turismoroma.it

L'Obelisco Di Central Park - New York

L’obelisco di Central Park a New York, impropriamente chiamato “Ago di Cleopatra”, è un antico obelisco egizio, realizzato in granito rosa e alto 21 metri. Fu eretto per la prima volta a Heliopolis per volontà di Thutmose III, che regnò dal 1479 al 1425 a.C., e fu originariamente eretto di fronte al Tempio di Ra, il dio del sole. Nel 12 a.C. fu spostato ad Alessandria ma, nel 1858, il governo britannico regalò l'obelisco agli Stati Uniti per celebrare l'apertura del Canale di Suez. Organizzare il trasporto dell’obelisco non fu certo facile, ma dopo tre anni, nel 1881, fu eretto a Central Park diventando una popolare attrazione turistica di New York.
Fonte: www.columbusassicurazioni.it

Le Stele

Stele di Khentekhtayaun - Medio Regno

La Stele di Khentekhtayaun, conservata al Museo Archeologico Nazionale di Firenze riporta i nomi di tutti i parenti del defunto (specificando anche il grado di parentela) autori della dedica e della preghiera incisa in caratteri geroglifici. Fanno da cornice, le porte che simboleggiano l’ingresso nell’Aldilà, il regno di Osiride.
Fonte: museoarcheologiconazionaledifirenze.wordpress.com

Stele falsaporta del ciambellano Hornakht, figlio di Mera - Medio Regno

La stele “falsa porta” è un elemento architettonico in pietra o legno collocata nelle mastabe che rappresentava una simbolica comunicazione fra il mondo dei vivi e i Campi di Iaru (sḫt i3ru, l’Aldilà egizio).
La Stele falsaporta del ciambellano Hornakht, figlio di Mera è una stele di calcare del Medio Regno (XII dinastia- 1939–1759 a.C), conservata al Museo Egizio di Torino.
Fonte: Collezioni online Museo Egizio di Torino.

Stele di Merenptah - Nuovo Regno

Una stele è una lastra di pietra, generalmente più alta che larga, che veniva innalzata per scopi funerari o commemorativi, marcatori territoriali e per commemorare le vittorie militari. Fra queste, si annovera la Stele di Merenptah, sovrano del Nuovo Regno figlio di Ramses il Grande. La stele, di granito nero e alta oltre 3 metri, fu fatta erigere dal Faraone Amenhotep III e venne modificata in seguito da Merenptah appunto. Ritrovata nel 1896 da Sir Flinders Petrie presso il tempio di Merenptah a Tebe e attualmente conservata al Museo Egizio del Cairo, la stele riporta il resoconto di una vittoria militare contro i libici. È nota anche come Stele d’Israele in quanto contiene nelle ultime righe viene narrato l’esito vittorioso di un’altra spedizione militare nella terra di Canaan.
Fonte: www.filosoficamenteparlando.it

Stele di Pasenhor – Terzo Periodo Intermedio

La stele di Pasenhor (Ḥrw-p3-sn) è una stele calcarea risalente al trentasettesimo anno di regno del Faraone Sheshonq V (XXII dinastia- Terzo Periodo Intermedio) Ritrovata nel 1851 in una delle gallerie del Serapeo di Saqqara da Auguste Mariette è conservata oggi al Museo del Louvre, a Parigi. La stele commemorava la morte di un toro Apis e il suo autore Pasenhor, sacerdote di Ptah e profeta di Neith, era l'officiante dei riti funebri. Oltre a questa prima parte della stele, Pasenhor colse l'occasione per trascrivere su di essa la propria genealogia. Questa è alquanto importante, poiché era membro della famiglia reale e poteva vantare gli stessi antenati di molti faraoni della XXII dinastia. Grazie alla stele, sono note molte informazioni sull'origine e la cronologia della dinastia, come anche il nome di alcune consorti reali altrimenti non attestate.
Fonte: collections.louvre.fr

Le Tombe - Le Valli e le Necropoli

Pur mantenendo lo stesso magico significato, e quindi un passaggio verso l’Aldilà, le tombe hanno subito dei radicali cambiamenti durante tutto il regno d’Egitto.

All’epoca delle prime dinastie faraoniche, le sepolture erano costituite da numerose camere funerarie sovrastate da tumuli in mattoni crudi, a formare un parallelepipedo. Erano le “mastabe”.

Tutto cambiò con Imhotep e la sua Piramide a Gradoni innalzata per il Faraone Djoser.

Da questo momento i sovrani cercarono costantemente la forma perfette che fosse una vera e propria rampa di lancio per l’anima del faraone verso le stelle e le divintià. Nacquero così, le piramidi a facce piane e lisce.

Tuttavia, l’enorme costo nella costruzione e la scarsa sicurezza convinsero i Faraoni a spostare i loro luoghi di sepoltura in un’arida valle vicino Tebe, la Valle dei Re.

Le tombe, tutte scavate nella roccia, presentavano all’inizio un percorso lungo e tortuoso per poi diventare sempre meno contorte fino ad una vera semplificazione della struttura (pianta in “linea retta”).

Ovviamente anche le Spose Reali, le madri e i figli dei Faraoni dovevano avere le loro tombe ed è proprio a loro che era destinata la Valle delle Regine.

In questa sezione non potevano mancare le varie Necropoli, da Giza a Saqqara ed Abydos, passando per quella di Deir el-Medina.

La Valle dei Re

KV11 - Tomba di Ramses III (XX dinastia)

Il primo vero scavo (1816-1819) fu a cura di G.B. Belzoni. Originariamente iniziata per Setnakhte, la tomba è lunga 188 m ed è splendidamente decorata. Peculiari sono i due pilastri con capitelli zoomorfi. L'architrave dell'ingresso mostra il disco solare di Ra (con lo scarabeo e la testa di ariete) con Iside e Nephthys. Nel primo corridoio sono presenti 2 camere laterali. Il secondo corridoio presenta, invece, 8 annessi laterali. Qui si possono ammirare le immagini tratte dal Libro dei Morti. Inoltre sono presenti anche i testi dei Libri delle Litanie di Ra. Come non menzionare poi gli arpisti e le 12 figure di Osiride. Dopo altri 2 corridoi e varie stanze laterali, si giunge alla camera funeraria. Si tratta di una sala a 8 pilastri in cui si trovava il sarcofago in quarzite rossa. Alle pareti sono presenti pitture rappresentanti scene dal Libro dei Morti, della Terra e delle Porte. Dopo la camera sepolcrale, si trovano 3 piccoli ambienti, probabilmente con la funzione di conservare il tesoro del faraone.
Fonte: www.archetravel.com

KV8 - Tomba di Merenptah (XIX dinastia)

Tra le sepolture più particolari per le sue pitture, la KV8 è la seconda per dimensioni nella necropoli (117 m). Nomi illustri sono legati alla sua scoperta e descrizione: Pococke, Burton e Hay, passando per Rosellini e Carter. Questa tomba presenta una scalinata e tre corridoi in discesa, ma la vera perla è sicuramente il sarcofago ancora presente nella camera funeraria. Dall’ingresso, si diramano tre corridoi che conducono a vari ambienti. Poi, su una camera laterale, un ulteriore corridoio discendente si apre sul vestibolo, luogo in cui si trova il coperchio esterno del sarcofago. Poi, proseguendo, si raggiunge la camera funeraria, dov’è presente un altro sarcofago e alcuni pilastri. Da sottolineare la magnificenza dei primi corridoi. La parte superiore presenta degli incavi su entrambi i lati per quasi tutta la lunghezza della zona e le pareti sono decorate con testi e scene tratte dal Libro delle Porte, Litanie, manifestazioni di Ra e seconda e terza ora dell’Imydwat. La parte inferiore delle pareti, invece, è decorata con scene di Anubi, Nefti e Iside, mentre il soffitto presenta un cielo stellato su sfondo blu. Per quanto riguarda la camera funeraria, sono degni di nota una panca rialzata, dove sono presenti delle nicchie che in origine contenevano i vasi canopi e il corredo funerario del faraone. Possiamo osservare un’effige mummiforme del faraone sopra al coperchio di un secondo sarcofago. Sulle pareti di sinistra e destra, si aprono due piccole camere laterali, mentre dalla parete centrale posteriore accediamo a un’altra camera. Le pitture in questa zona della tomba di Merenptah rievocano scene del Libro delle Porte, delle Caverne e della Terra, mentre il soffitto ha decori astronomici che rappresentano le divinità.
Fonte: www.archetravel.com

KV36 -Tomba di Maiherpri (XVIII dinastia)

Utilizzata per la sepoltura del nobile Maiherpri (XVIII dinastia) e scoperta da Victor Loret nella sua seconda stagione nella Valle dei Re (30 marzo 1899), la tomba è risultata sostanzialmente inviolata, ma poiché per lungo tempo non è stata adeguatamente studiata, non è così conosciuta come altre. Tutti gli oggetti rinvenuti sono stati portati al Museo Egizio del Cairo. L'unica fonte per la disposizione degli oggetti nella camera funeraria era un breve articolo di Georg Schweinfurth. Recentemente sono stati ritrovati e pubblicati i quaderni di Loret, che forniscono un elenco dettagliato e una descrizione degli oggetti rinvenuti e della loro disposizione nella camera tombale.
La tomba di Maiherpri è una piccola tomba a pozzo con una camera in fondo sul lato ovest. La camera funeraria non era decorata, come tutte le camere funerarie dei non reali nella Valle dei Re. È lunga 3,90 m e larga 4,10 m.
Non si sa molto di Maiherpri poiché non compare nelle fonti al di fuori della tomba. Sugli oggetti all'interno della sepoltura compaiono solo due titoli: “bambino della culla” e “portatore di ventaglio alla destra del re”.
L'esame della mummia ha mostrato che era molto giovane quando morì. Maiherpri è stato posto in una serie di tre sarcofagi. Quello esterno è rettangolare, dipinto di nero con iscrizioni e decorazioni dorate. Al suo interno vi erano due sarcofagi antropomorfi anch'essi in nero con decorazione dorata. C'era un terzo sarcofago trovato accanto agli altri con il suo coperchio posto accanto. Ciò ha causato una certa confusione e discussione in egittologia. Sembra che quest’ultimo fosse inteso come quello più interno, ma in realtà era troppo grande per entrare negli altri e quindi è stato lasciato inutilizzato.
La mummia di Maiherpri era adornata con una maschera e, all'estremità inferiore del feretro rettangolare, sul lato est, sono stati rinvenuti i quattro vasi canopi. Accanto c'era il Libro dei Morti di Maiherpri. Altri oggetti di questa tomba sono vasi di pietra, un gioco di senet, una ciotola di faiance ben dipinta, una faretra, un vaso di vetro e un letto funerario con la forma di Osiride disposto nel grano.
Fonte: Christian Orsenigo: La tomba di Maiherperi (KV 36).

La Valle delle Regine

QV52 - Tomba della Regina Tyti (XX dinastia)

La QV52 è la Tomba della Regina Tyti. Descritta da Champollion, Lepsius, Wilkinson e Hay, la sepoltura consiste in un corridoio, alcune stanze laterali e una camera sepolcrale, più interna, introdotta da un'altra camera La tomba fu riutilizzata nel Terzo periodo intermedio e il corredo funerario fu saccheggiato. È rimasto solo un sarcofago. La tomba nel 1800 era accessibile, al punto che sembra l’italiano G.B. Belzoni abbia lasciato un graffito, ma è stata ripulita solo nel 1903 da Ernesto Schiaparelli e la “sua” Missione Archeologica Italiana. Le pareti sono decorate con immagini di divinità. Dalla dea Maat a Ptah e Thot, da Ra-Horakhty ai quattro figli di Horus fino ad Iside e Nefti- La camera centrale è decorata con immagini di divinità protettrici fra cui, per esempio, Herymaat che rappresenta la rinascita di Tyti. Gli accessi alle stanze laterali sono decorati con immagini tratte dal Libro dei Morti. Nella camera sepolcrale la regina è dipinta al cospetto di varie divinità, mentre sulla parte posteriore del muro c'è Osiride assiso in trono e assistito da Thot, Nefti, Neith e Selkis. Oggi, la tomba è aperta al pubblico.
Fonte: thebanmappingproject.com

QV55 - Tomba di Amonherkhepshef (XX dinastia)

Quella numerata come QV55 è la tomba di Amonherkhepshef ("Amon è il suo braccio potente"), figlio di Ramses III e della Grande Sposa Reale Iset, principe ereditario ma deceduto prematuramente a 15 anni. Scoperta dalla Missione Archeologica Italiana guidata da Ernesto Schiaparelli nel 1904, la tomba ha una pianta semplice, costituita da una piccola scala che conduce a una rampa d'ingresso discendente, seguita da un ingresso o un'anticamera. Alle pareti sono presenti dipinti dai colori ancora vividi, che rappresentano Amonherkhepshef, il padre ed alcune divinità. Nei dipinti murali il principe si può riconoscere grazie all’acconciatura intrecciata, tipica del suo rango.
Fonte: www.archetravel.com

QV47 - Tomba della Principessa Ahmose (XVII dinastia)

La principessa Ahmose fu l’unica figlia a noi nota del Faraone Seqenenre-Taa, “The Brave” e, quindi, sorella del sovrano Ahmose I e della Grande Sposa Reale Ahmose Nefertati. Sopravvissuta ai due fratelli, probabilmente morì sotto il regno del pronipote Thutmosis I. Fu sepolta nella Valle delle Regine, precisamente nella tomba classificata come QV47. Si ritiene che questa possa essere la prima sepoltura costruita in questa zona. La tomba, dalla struttura abbastanza semplice, composta di una stanza ed un pozzo sepolcrale, è stata scoperta dall’italiano Ernesto Schiaparelli durante gli scavi condotti nel biennio 1903-1905. Al suo interno è stata scoperta la mummia e pochi resti del suo corredo funerario: un frammento del sarcofago, sandali di cuoio e frammenti di un telo di lino recante una ventina di capitoli del Libro dei morti. Il tutto conservato al Museo Egizio di Torino.
Fonte: historyofegypt.net

QV80 - Tomba della Regina Tuia (XIX dinastia)

La QV80 è identificata come la sepoltura della moglie di Seti I, la regina Tuia, madre di Ramses II. Probabilmente, l’egittologo Lepsius la scoprì nel 1842 durante la sua spedizione, numerandola al tempo come la 7. Al suo interno è presente un corridoio che conduce a un vestibolo e a una stanza funeraria. In base all’iscrizione presente su delle anfore ritrovate all’interno della sepoltura sembra che la morte della regina possa essere datata intorno al 1257 a.C. Alle pareti sono presenti dipinti murali, che celebrano l’importanza di questa regina e il suo regno. A causa del suo successivo utilizzo durante il Terzo Periodo Intermedio, Tolemaico e Copto, i dipinti risultano abbastanza danneggiati. Tuttavia, al suo interno sono stati trovati molti reperti come vasi canopi, delle parti di sarcofago e parti di ushabti.
Fonte: www.archetravel.com

Le Necropoli

Piramide di Cheope - Necropoli di Giza - Antico Regno

Cheope (Khufu, IV dinastia, Antico Regno 2620 a.C.-2500 a.C.) fu il primo re egizio a costruire una piramide a Giza, un progetto iniziato intorno al 2550 a.C. La sua Piramide è la più grande e originariamente torreggiava sopra l'altopiano a circa 481 piedi (147 metri) con base quadrata i cui lati misurano 755 piedi (230 metri) ciascuno. Ad oggi è un po' più bassa, circa 454 piedi (138 metri) e detenne il record di struttura artificiale più alta del mondo per 3.800 anni, fino alla costruzione della Cattedrale di Lincoln in Inghilterra nel 1311. Fu costruita utilizzando circa 2,3 milioni di blocchi di pietra , di cui circa 5,5 milioni di tonnellate di pietra calcarea e 8.000 tonnellate di granito, con peso medio che oscilla da 2,5 a 15 tonnellate. La Piramide di Cheope un tempo era ricoperta da un involucro di pietra calcarea bianca, così lucida da riflettere i raggi del sole. La Grande Piramide è circondata da diversi edifici, tra cui diverse piramidi più piccole, sussidiarie, delle regine, mastaba per la nobiltà e altri membri della famiglia, barche sepolte e un paio di templi. La camera sepolcrale si trova al centro della struttura, accessibile tramite uno stretto passaggio interno. La piramide di Cheope ha anche tunnel sotterranei, e contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non ci sono testi geroglifici, tesori o mummie. Sebbene la Grande Piramide abbia camere sotterranee, queste non furono mai completate e il sarcofago di Cheope riposa nella Camera del Re, dove si dice che Napoleone abbia soggiornato.
Fonte: nationalgeographic.com

Piramide di Chefren - Necropoli di Giza - Antico Regno

Chefren (Khafra, IV dinastia, Antico Regno 2620 a.C.-2500 a.C.) figlio di Cheope, costruì la seconda piramide a Giza, intorno al 2520 a.C. La sua necropoli si distingue nel paesaggio perché comprende anche la Sfinge, un misterioso monumento in pietra calcarea con il corpo di un leone e la testa di un faraone. La Sfinge, che prima del 1800 trascorse migliaia di anni sepolta nella sabbia con solo la testa visibile, potrebbe fungere da sentinella per il complesso tombale del faraone, sebbene non ci siano prove definitive che sia stato lui a costruirla. La tomba di Khefren ha la forma di una piramide quadrangolare regolare. La sua base è un quadrato, i cui lati ora misurano 210,5 metri (originariamente - 215,3 metri, pari a 410 cubiti reali). È sorprendente che l'errore rispetto a un quadrato di forma ideale non superi gli 8 cm. Inizialmente la tomba era alta 143,9 metri. Per più di 4500 anni della sua storia è diminuito di soli 7 metri e oggi la sua altezza è di 136,5 metri. È interessante notare che la piramide di Cheope nello stesso periodo si abbassò di 10 m. All'interno, la piramide di Chefren è più semplice della tomba di Cheope. C'è una camera funeraria con un'area di 14 metri per 5, dove si trova un sarcofago di dimensioni abbastanza grandi, oltre a vasi in cui erano conservati gli organi interni del sovrano. La tomba differisce dalle altre piramidi per due ingressi e due tunnel verso la camera sepolcrale. La presenza di un altro ingresso aumentava le possibilità che i ladri penetrassero nella piramide, ma non poteva essere fatto altrimenti, poiché la tomba fu costruita in due fasi. Il mistero principale della piramide di Chefren è la sala situata al centro del corridoio inferiore. È chiaro che non si tratta di una camera sepolcrale. Molto probabilmente, il tesoro si trovava qui. Ma questa ipotesi non ha alcuna conferma. Fonte: egypttimetravel.com

Piramide di Micerino - Necropoli di Giza - Antico Regno

La terza delle maggiori piramidi di Giza appartiene a Micerino (Menkaure, IV dinastia, Antico Regno 2620 a.C.-2500 a.C.). Questa è considerevolmente più piccola delle prime due: meno della metà della loro altezza, pari a circa 218 piedi (Altezza odierna 62 metri). Costruita nel 2510 a.C., a circa 450 metri a sud-ovest della piramide di Chefren, dimostra la fretta del costruttore, che la costruì in più fasi, vari materiali e varie tecniche. Il suo volume non supera i 250.000 m³ cioè un decimo di quello di Cheope presentando la particolarità dei blocchi, molto più grandi anche di quelli di Chefren, ma le facce della piramide hanno superfici imperfette e le pietre sembrano disposte senza l'armonia delle altre due. In origine la piramide avrebbe dovuto essere completamente ricoperta dallo spettacolare granito rosso di Assuan, ma la morte prematura di Micerino la fece terminare frettolosamente e con il solo bianco calcare di Tura. Il lato nord conserva parte del rivestimento, che però non è liscio, dando così l'impressione di un'opera incompiuta. Le camere piramidali di Micerino sono più complicate di quelle di Chefren e comprendono una camera scolpita con pannelli decorativi e un'altra camera con sei grandi nicchie. La camera funeraria è rivestita da massicci blocchi di granito. Il suo sarcofago di pietra nera, anch'esso scolpito con pannelli a nicchia, fu scoperto all'interno, ma andò perduto in mare nel 1838 mentre veniva trasportato in Inghilterra. Fonte: culturalheritageonline.com

Tomba di Kha e Merit - Necropoli di Deir el-Medina - Nuovo Regno

La Tomba di Kha e Merit, identificata con la sigla TT8 (Theban Tomb 8) è una delle Tombe dei Nobili costruite nella Necropoli Tebana, sulla sponda occidentale del Nilo. La tomba, scoperta nel 1906 dalla Missione Archeologica Italiana, guidata dall'archeologo Ernesto Schiaparelli, è un raro esempio di sepoltura intatta di persone non regali dell'antico Egitto. Architettonicamente, è estremamente semplice e distribuita su due locali ben distinti e separati: una cappella e la camera funeraria vera e propria, costruite a breve distanza l'una dall'altra. Nella cappella, ad un corridoio segue un'unica sala rettangolare al fondo della quale si apre una nicchia poco profonda. La tomba vera e propria, sul versante opposto della collina, era sovrastata da una piramide il cui pyramidion (oggi al Museo del Louvre di Parigi) reca scene del defunto inginocchiato con inni indirizzati a Ra. Fonte: masterx.iulm.it

Tomba di Wahty - Bubasteion di Saqqara - Antico Regno

La Tomba di Wahty è stata scoperta a Saqqara nel 2018 dalla missione egiziana guidata dal dr Mostafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità. L’ingresso conduce ad una sala rettangolare di circa 10 x 3 m ed alta 3 m. Le pareti della tomba risultano ancora perfettamente decorate con diverse iscrizioni colorate raffiguranti lo stesso Wahty con la madre, la moglie e con i quattro figli. Le pitture presenti descrivono le tipiche scene di vita quotidiana dell’antico Regno, come la caccia, la produzione di vino, spettacoli musicali, ecc. Le pareti della tomba sono intervallate da diciotto nicchie, che contengono grandi statue colorate raffiguranti il defunto e la sua famiglia. Nella sala rettangolare sono stati scavati cinque pozzi funerari. Uno di questi, profondo circa 5 m, conduce ad una piccola camera funeraria al cui interno, fra i detriti, è stato trovato un sarcofago di legno in pessime condizioni, contenente uno scheletro. Wahty potrebbe essere stato ritrovato.
Fonte: egittolizzando.altervista.org

Tomba di Sennedjem - Necropoli di Deir el-Medina - Nuovo Regno

La Tomba di Sennedjem (TT1) nella necropoli di Deir el-Medina è stata scoperta, ancora intatta, il 1 febbraio del 1886 da Eduard Toda, console generale di Spagna, e Gaston Masperò, direttore del Museo egizio del Cairo e del Servizio reperti archeologici egiziani. Sennedjem visse durante la XIX dinastia, sotto il regno di Seti I e del figlio Ramses II. Era un artigiano che visse a Deir el.Medina e lavorò alla realizzazione delle tombe della Valle dei Re. La tomba di Sennedjem si presenta con una parte superiore costituita da una piramide e da un pozzo sotterraneo di 6 metri che porta ad un complesso di 4 camere, decorate con scene del Libro dei Morti. Le iscrizioni tombali descrivono Sennedjem come "servo nel luogo della verità", titolo comune per gli operai e gli artigiani della Valle dei Re.
Fonte: madainproject.com

Le Piramidi Nubiane - Necropoli di Meroe - Terzo Periodo Intermedio

Nel Terzo periodo Intermedio durante i regni Kush, i sovrani nubiani fecero costruire una serie di piramidi, definite nubiane appunto. Ben 500 anni dopo la costruzione delle più famose piramidi egizie. Patrimonio UNESCO dal 2011 sono quasi 220 le piramidi fatte costruire dai “faraone neri”. Lo scopo di questi edifici era lo stesso delle Piramidi di Giza: aiutare le anime dei Faraoni a raggiungere l’aldilà. Una grande differenza, però, riguarda la struttura: decisamente più piccole (dai 10 ai 30 metri in altezza le piramidi nubiane contro i 146 metri della Piramide di Cheope, per esempio) hanno anche i lati più ripidi e le pietre sono più ruvide. Inoltre, se la camera funeraria nelle Piramidi di Giza si trova all’interno del monumento, nelle piramidi nubiane è interrata, sotto la struttura. Di queste piramidi alcune si sono mantenute intatte: sono ben conservate la porta d’accesso, i piccoli templi a base quadrata e la malta in calce che le fa scintillare al sole. Altre invece sono, a vari livelli, state erose dal vento del deserto sahariano che qui domina sovrano.
Fonte: www.viaggionelmondo.net

Le Statue - Singole e Gruppi Statuari

Statua del Faraone Ramses II - Nuovo Regno

Il 7 marzo 2024, un gruppo composto da archeologi egiziani e da ricercatori americani dell’Università del Colorado ha rinvenuto, nel sito di Ashmunein in Egitto, sulla riva occidentale del Nilo, la parte superiore di una statua in pietra calcarea che raffigura Ramses II, il famoso faraone vissuto intorno al 1200 a.C. La scoperta completa la parte inferiore della monumentale statua rinvenuta nella stessa zona nel 1930 dall’archeologo tedesco Gunther Roeder e una volta unite le due parti, raggiungerà ben 7 metri di altezza. La sezione superiore alta 3,8 metri raffigura la testa, le spalle e il busto di Ramses II adornato da una doppia corona e un copricapo con un cobra reale. La colonna che sorregge la scultura presenta invece diversi geroglifici che celebrano il sovrano. La professoressa Salima Ikram, docente di egittologia presso l’Università Americana del Cairo, ha detto: “Anche grazie a questa scoperta, siamo in grado di tracciare i cambiamenti nello stile nel corso del lunghissimo regno di Ramses II”.
Fonte: www.wired.it

Statua del Faraone Amenhotep III e della Regina Tiy - Nuovo Regno

Statua colossale in pietra calcarea, alta ben 7 metri, di Amenhotep III e della Regina Tiy, rinvenuta a Medinet Habu e conservata al Museo Egizio de Il Cairo. Ai loro piedi, tre delle figlie: al centro Henuttaneb, la più grande e meglio conservata, sulla destra Nebetah, mentre sulla sinistra un’altra il cui nome è distrutto. La stessa altezza fra la statua del Faraone e quella della Regina Tiy è un chiaro segno della grande influenza che ebbe quest’ultima durante il regno del marito. Influenza che mantenne anche durante quello del figlio, Akhenaton.
Fonte: www.emotoursegypt.com

Statua di Ramses II bambino e il dio Hurun - Nuovo Regno

È una statua in granito alta 231 cm e conservata al Museo Egizio de Il Cairo. Rappresenta Ramses II fanciullo con la treccia e il dito alle labbra (caratteristiche tipiche dei bambini) posto sotto la protezione del dio falco Hurun, aspetto del Dio Horus. Questa statua è molto particolare perché non è altro che un rebus del nome del futuro Faraone d’Egitto. Il disco solare sopra la testa si interpreta con Ra, il bambino si legge Mes e infine il giunco tenuto nella mano sinistra è Su. In conclusione: Ra-mes-su.
Fonte: www.archeofriuli.it

Statua di una produttrice di birra - Antico Regno

Non solo Faraoni e divinità. Estremamente interessanti sono le statue dei lavoratori che permettono di studiare la vita delle persone comuni dell’antico Egitto. Nell’immagine, una statua di calcare risalente all’Antico Regno (V dinastia) e oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Firenze di una produttrice di birra, mentre spreme pani d'orzo in precedenza fermentati in liquore di datteri.
Fonte: museoarcheologiconazionaledifirenze.wordpress.com

Statua del governatore Uahka, figlio di Neferhotep - Medio Regno

Statua in calcare di un dignitario provinciale (Uahka II) in postura quasi regale. Alta 162,5 cm venne scoperta nella tomba più vasta di Qau el-Kebir da Ernesto Schiaparelli durante gli scavi del 1905-1906. Lo stile permette però di datare la statua a un secolo più tardi rispetto alla vita del governatore, quando questi ultimi avevano già perso potere e autonomia. Questo fa pensare che probabilmente la statua è stata collocata da un governatore omonimo nella cappella del suo antenato, per tenere viva la memoria della sua stirpe.
Fonte: collezioni.museoegizio.it

I Gioielli - Tra Pettorali, Amuleti e Maschere

Tutti indossavano gioielli nell’antico Egitto, dai poveri contadini ai reali. Per i ricchi, i pezzi erano realizzati con pietre semipreziose, metalli preziosi e perle di vetro. I poveri li sostituivano con argilla dipinta, sassi, conchiglie, denti di animali e ossa. 

Il gioiello diventava simbolo del divino stesso e gli antichi Egizi gli attribuivano un grande valore di protezione. Si pensava, infatti, che i gioielli fossero potenti amuleti capaci di difendere l’uomo da numerose minacce come calamità, malattie e animali feroci.

Antico anello con rana - Nuovo Regno

Realizzato in blu egizio, un vibrante pigmento blu, considerato il primo pigmento prodotto sinteticamente, composto da sabbia di quarzo, un composto di rame e carbonato di calcio. Nel gioiello (XVIII dinastia, ca. 1550-1077 a.C.), la rana alza la testa, mentre le sue zampe, tese e nervose, sono pronte a saltare. La popolarità dell’animale era dovuta al suo essere un simbolo di creazione e fertilità. Gli anelli da dito a forma di rane furono prodotti durante tutto il periodo faraonico e in materiali molto diversi. L'associazione tra questo anfibio e la vita che si rinnova continuamente potrebbe essere stata indotta dal fatto che le rane erano numerose e solitamente comparivano dopo le piene del Nilo. L'anfibio era anche l'animale sacro della dea Heqet, protettrice delle nascite. Ora nella Collezione Privata.
Fonte: egypt-museum.com

Amuleto con pesce - Medio Regno

Realizzato in oro con un intarsio di feldspato verde. L'amuleto (ca. 2055-1650 a.C.) è aperto su entrambi i lati. Il cloisonné centrale, a cui sono attaccate le pinne e la coda, è costituito da una striscia di lamiera curvata fino a formare una forma ovale. Un disco di lamina d'oro rappresenta la testa su ciascun lato dell'intarsio; su uno di questi dischi è saldato un anello che rappresenta l'occhio. Coda e pinne sono saldate al cloisonné; è presente solo una delle due alette inferiori. La coda è incisa su entrambe le facce per rappresentare le creste naturali. Nell'antico Egitto alcuni pesci erano considerati sacri perché legati ad una divinità. Uno di questi era il protettivo e benevolo Hatmehit, dea-pesce venerata nei dintorni della città di Mendes, nel delta del Nilo. Nell'arte egizia poteva essere rappresentata come un pesce oppure come una donna con la testa sormontata dallo stemma di un pesce o da una “corona” decorata con un pesce. Ora al British Museum di Londra. EA30484
Fonte: egypt-museum.com

Anello con sigillo d'oro di Neferibre - Periodo Tardo

Anello con sigillo in oro del “Sacerdote di Iside di Khufu” Neferibre (XXVI - XXVII dinastia, ca. 664-404 a.C). La lunetta è di forma ovale con l'area inscritta leggermente rialzata lasciando un bordo ovale. Poiché questo anello reca il cartiglio del re Khufu, un tempo era famoso in tutto il mondo come l'anello con sigillo del costruttore della Grande Piramide di Giza. L'iscrizione, tuttavia, mostra che apparteneva realmente a un uomo di nome Neferibre, sacerdote nei culti di Iside. Provenienza archeologica non ancora documentata, forse da Giza. Ora al Museo di Brooklyn. 37.734E
Fonte: egypt-museum.com

Pettorale di Shoshenq II - Terzo Periodo Intermedio

Questo pettorale del faraone Shoshenq II (XXII dinastia ca. 887-885 a.C.) ha la forma di un naos o di tempio interno; è realizzato pasta vitrea, oro e pietre dure. È sormontato da una fascia decorativa con il disco solare alato. La scena principale mostra lo scarabeo alato Khepri. Lo scarabeo sembra spingere il cartiglio di pietra nera recante il prenomen del re Shoshenq II verso un disco solare alato con due urei. Sotto lo scarabeo c'è il nome del re. Le dee Iside e Nefti sono inginocchiate ai lati. Ogni dea ha il suo nome inciso sulla testa. Tengono le ali in un gesto di protezione per proteggere il petto e i nomi del re. Il disegno della cornice della scena consiste nell'alternanza di quadrati d'oro e di vetro. La fascia decorativa inferiore ripete due simboli: il Nodo di Iside e il segno Djed di stabilità. La catena del pettorale è costituita da una stretta fascia d'oro. Sul retro è presente un contrappeso realizzato con la tecnica cloisonné utilizzando fili d'oro applicati e minuscole perline per imitare una frangia. E' stato ritrovato a Tanis ed è ora conservato al Museo Egizio del Cairo (JE 72170).
Fonte: egypt-museum.com

Collana di mosche d'oro - Nuovo Regno

Collana in oro e corniola (XVIII dinastia, ca. 1550-1292 a.C.) composta da 29 mosche cave in oro alternate a perline sferiche in corniola e perline tubolari in lamina d'oro. Si credeva, probabilmente, che indossare un amuleto di questo tipo proteggesse chi lo indossava dalle punture di insetti. Inoltre, questo insetto simboleggiava la tenacia e i soldati ricevevano mosche d'oro dal re come ricompensa per gli eroici sforzi in battaglia. Questo gioiello ha una lunghezza (senza catena) pari a 26,7 cm e gli insetti, tipicamente disposti a ricordare una V, hanno dimensioni variabili (1,1-1,7 cm). Attualmente è conservata al Museum of Fine Arts di Boston (1980.167).
Fonte: egypt-museum.com

Braccialetti dalla tomba del re Djer - Periodo Protodinastico

Questi quattro braccialetti sono stati scoperti ad Abydos nella tomba del re Djer (I dinastia, ca. 3150-2890 a.C.). Erano fissati su un avambraccio avvolto nel lino di una donna, che avrebbe potuto essere la regina del re Djer o un membro della famiglia reale. I braccialetti erano tenuti fermi da bende di lino, che hanno permesso di recuperarli nel loro ordine originario di infilatura. Tre dei braccialetti sono composti da vari tipi di perline: oro, turchese, lapislazzuli e ametista. La quarta è composta da 27 placche che rappresentano la facciata del palazzo sormontata dal dio falco Horus. I braccialetti sono di pregevole fattura, a dimostrazione dell'abilità degli antichi artisti in questo primo periodo della storia egiziana. L'uso del turchese, estratto nel Sinai, e del lapislazzuli, proveniente dall'Asia centrale, è la prova degli estesi legami commerciali che esistevano nell'antichità. Al momento è conservato al Museo Egizio del Cairo (JE 35054).
Fonte: egypt-museum.com