Deir el-Medina, la biografia di un villaggio di operai

Chi erano gli abitanti di Deir el-Medina? Questa è la domanda a cui Andrea Trevisani vuole dare risposta con il suo saggio “Deir el-Medina: nascita, sviluppo e declino di un villaggio di artigiani nell’antico Egitto”. Con un linguaggio semplice ed una scrittura coinvolgente, l’autore presenta una vera e propria biografia di un villaggio dall’enorme potenziale archeologico, ma sul quale poco è stato scritto.

La copertina del libro.
Fonte: www.lafeltrinelli.it

Deir el-Medina.

Il villaggio in cui hanno abitato, per quasi cinquecento anni, le maestranze che hanno realizzato le tombe della Valle dei Re e delle Regine durante il Nuovo Regno.

Un villaggio dal potenziale archeologico enorme in cui, a partire dalla seconda metà dell’800, gli archeologi hanno ritrovato moltissimi reperti.

Ostraka, attrezzi di lavoro e di vita quotidiana che hanno permesso di comprendere la vita della gente comune, poco conosciuta rispetto a quella dei sovrani e della nobiltà.

Un’opportunità più unica che rara.

Tuttavia, di questo villaggio “si è scritto pochissimo al di fuori della ristretta cerchia degli specialisti e divulgato quasi niente.”

Ecco ciò che ha spinto Andrea Trevisani, classe 1961 che si occupa di Egittologia dal 1989, a scrivere il saggio Deir el-Medina: nascita, sviluppo e declino di un villaggio di artigiani nell’antico Egitto.

Edito da Edizioni Saecula e pubblicato nel 2018 l’autore, con un linguaggio semplice e coinvolgente, espone una vera e propria biografia del villaggio che “nacque, si sviluppò e declinò di pari passo con le vicende politiche, religiose e sociali che contraddistinsero le tre dinastie che governarono l’Egitto negli ultimi cinque secoli del secondo millennio avanti Cristo”.

Si comincia con una descrizione dell’ambiente in cui operarono gli abitanti, la necropoli di Tebe Ovest, la città dei morti.

Il testo prosegue poi con l’inquadratura storica del villaggio legata a filo doppio con il susseguirsi dei Faraoni d’Egitto.

Effettivamente, come ben spiegato nelle conclusioni, non poteva essere diversamente considerando che il villaggio fu voluto proprio dagli stessi regnanti.

Se fu il Faraone Thutmose I a volerlo o Amenhotep I è ancora oggetto di dibattito.

Quello che è sicuro, però, è che tale insediamento, chiamato al tempo “Pa Demi”, fu costruito per riunire insieme tutte le maestranze dedite alla costruzione delle tombe dei Faraoni. Anch’esse spostate, per sicurezza, nella più protetta (o almeno così sembrava) Valle dei Re.

Non poteva mancare la trattazione del periodo amarniano. Si cercherà di capire se e in che modo il villaggio di Deir el-Medina è stato abbandonato.

In seguito, con la descrizione della struttura del villaggio e della sua necropoli, Trevisani conduce il lettore verso l’organizzazione sociale degli operai e delle loro famiglie. La vita quotidiana, la scala gerarchica e i mestieri, nonché le retribuzioni e gli scioperi quando queste ultime tardavano ad arrivare.

Infine, lo studio dei documenti, ostraka e papiri ritrovati dagli archeologi permette di rispondere alla domanda da cui questo saggio parte.

Allora, chi erano gli abitanti di Deir el-Medina? […] Era una città di uomini, donne, vecchi, bambini, servi, manovali, spaccapietre, e, tra questi, abili pittori e scultori. […] Ma era una città anche di ladri, furfanti, fannulloni, truffatori, profittatori, adulteri e adultere.”

Insomma, tremila anni ci separano da loro ma, leggendo questo testo, si comprende come, in fondo, la gente che vi abitava non era poi tanto diversa da noi. Con gli stessi vizi e le stesse virtù.

E tanto ancora ci sarebbe da scoprire.

Infatti, nelle battute finali del saggio, l’autore si augura, come il lettore del resto, che dallo studio dell’enorme quantità di reperti ancora presenti nei magazzini dei musei, si possano ottenere “nuove rivelazioni per rendere ancora più chiara la vita di questa comunità”.

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Elena Cappannella

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