Howard Carter: dagli acquerelli alla scoperta del secolo

Carattere ombroso e testardaggine. Queste le caratteristiche principali di Howard Carter, acquerellista prima e archeologo sul campo poi. Proprio grazie alla sua caparbietà, però, riuscì a ritrovare quello che nessuno credeva più esistesse. La tomba intatta di un Faraone: quella di Tutankhamon.

Possa il tuo spirito vivere,
che tu possa trascorrere milioni di anni,
tu che ami Tebe,
seduto con la faccia al vento del nord,
i tuoi occhi a contemplare la felicità.
Citazione tratta dalla coppa dei desideri di Tutankhamon, epitaffio sulla tomba di H. Carter
H. Carter.
Fonte: www.ilpost.it

Una vita di alti e bassi.

Da disegnatore a ispettore dei monumenti per l’Alto Egitto fino al licenziamento.

Poi, la rinascita e la testardaggine ripagata.

Questo, e molto altro, nella straordinaria vita di Howard Carter, colui che scoprì l’unica tomba intatta di un Faraone: quella di Tutankhamon, che passò alla storia come “la scoperta del secolo”.

L’inglese Carter nacque a Kensington il 9 maggio del 1874 da Martha Joyce e dall’illustratore Samuel John Carter.

La conoscenza del barone William Amhurst-Amherst e sua moglie cambierà, per la prima volta, la vita del giovane Carter.

Grandi collezionisti di antichità egizia, contribuirono a far appassionare Howard Carter a questa splendida civiltà del passato. Quando poi Lady Amherst si rese conto delle grandi capacità artistiche del giovane, spinse l’Egypt Exploration Fund a inviare Carter in Egitto, insieme all’amico di famiglia Percy Newberry, con il compito di riprodurre ad acquerello le pitture tombali e atri reperti archeologici.

A soli 17 anni migliorò i metodi di copia della decorazione delle tombe.

Nel 1882, per ben 6 anni, lavorò con Sir Flinders Petrie a Tell-el-Amarna (l’antica Akhetaton), grazie al quale apprese le tecniche per uno scavo archeologico accurato.

Howard Carter ancora non lo sapeva, ma queste conoscenze gli sarebbero servite qualche anno più tardi.

Successivamente partecipò ad altri importanti scavi a Beni Hassan, di nuovo ad Amarna e di nuovo con Petrie e infine con Edouard Naville al tempio funerario della Regina Hatshepsut a Deir el-Bahari.

Nel 1899, a 25 anni, Howard Carter venne nominato Ispettore dei monumenti per l’Alto Egitto nel Servizio delle Antichità egiziane, con sede a Luxor.

Fu con questo ruolo che supervisionò una serie di scavi a Tebe ed esplorò sistematicamente nella Valle dei Re i lavori dell’archeologo americano Theodore Davis.

Tuttavia, il caratteraccio di Carter era in agguato e questo periodo pieno di successi e soddisfazioni stava per avere fine.

Era il 1905 infatti quando l’incontro fra una comitiva di francesi e delle guardie egiziane degenerò in rissa. La Francia pretese scuse formali, che Carter, in qualità di responsabile, rifiutò, schierandosi dalla parte delle guardie. L’archeologo decide così di dimettersi dal Servizio delle Antichità.

L’inglese, senza lavoro, per i successivi tre anni, si guadagnò da vivere vendendo acquerelli ai turisti e come disegnatore freelance per Theodore Davis.

Il 1907 è, di nuovo, un anno di cambiamento per Howard Carter.

Infatti Gaston Masperò, direttore generale delle antichità egizie, conoscendo i metodi archeologici moderni dell’inglese, lo raccomandò a un lord inglese venuto in Egitto per questione di salute, che si appassionò all’Egittologia.

Era George Edward Stanhope Molyneux Herbert, V conte di Carnarvon.

Carter e lord Carnarvon.
Fonte: www.ladycarnarvon.com

Quando nel 1914 Lord Carnarvon ricevette la concessione di scavare nella Valle dei Re Carter guidò i lavori, intraprendendo una ricerca sistematica di eventuali tombe perse dalle precedenti spedizioni, in particolare quella del Faraone Tutankhamon.

La Prima Guerra Mondiale cambiò nuovamente le carte in tavola e mentre Lord Carnarvon tornò in Inghilterra, l’archeologo inglese lavorò per il governo britannico come diplomatico e traduttore.

Alla fine della guerra, Carter riprese con entusiasmo gli scavi, ma nel 1922 Lord Carnarvon insoddisfatto dalla mancanza di risultati, era intenzionato a ritirare il finanziamento.

Finanziare l’ultima stagione di scavi: questa è la conclusione della discussione fra il magnate e l’archeologo.

Fu quella decisiva.

Era il 4 novembre del 1922 infatti quando dai lavori all’ultimo settore di fronte alla tomba di Ramses VI riaffiorò un gradino.

Gradino che poi diventerà una scala con, in fondo, una porta con ancora i sigilli intatti della necropoli.

Il sogno di Carter si stava avverando: quell’ambiente non aveva visto altre persone dopo la sua chiusura.

Migliaia di anni prima.

Lord Carnarvon venne richiamato in Egitto e il 26 novembre, dopo aver fatto un foro per ispezionare l’interno, avrà luogo lo scambio di battute passato alla storia.

Riesce a vedere qualcosa?”

Sì, cose meravigliose!”, rispose Carter.

E aveva ragione. Il corredo era accatastato in ogni parte della stanza e nei giorni di lavoro che seguirono apparse evidente che Howard Carter e Lord Carnarvon ce l’avevano fatta.

Avevano scoperto la tomba del Faraone Bambino Tutankhamon.

Rendendosi conto delle dimensioni e della portata del compito da compiere, Carter chiese aiuto ad Albert Lythgoe del Metropolitan Museum.

Accettò prontamente il compito, nonché di prestare un certo numero di membri del suo staff, tra cui Arthur Mace e il fotografo archeologico Harry Burton.

Grazie al governo egiziano, invece, arrivò anche il chimico analitico Alfred Lucas.

Con l’amico Callender, Newberry, lo storico Breasted, i disegnatori Hauser e Hall, nonché Alan Gardiner ad aiutare nella comprensione dei geroglifici, la squadra di lavoro era completa.

Alcuni membri della spedizione che scoprirono la tomba di Tutankhamon davanti all’ingresso del sepolcro.
Da sinistra: Arthur Mace (1874 – 1928), Richard Bethell (1883 – 1929), Arthur Callender (… – 1937), Lady Evelyn Herbert (1901 – 1980), Howard Carter (1874 – 1939), George Herbert, quinto conte di Carnarvon (1866 – 1923), Alfred Lucas (1867 – 1945), Harry Burton (1879 – 1940).
Fonte: www.ilpost.it

La tomba era la meglio conservata e più intatta mai trovata nella Valle dei Re, e la scoperta è stata accolta con entusiasmo dalla stampa mondiale.

Tuttavia, con grande fastidio di altri giornali, Lord Carnarvon vendette i diritti di segnalazione esclusivi al Times.

Questo scaturì tutta una serie di leggende metropolitane che confluirono in quella che passerà alla storia come la “Maledizione di Tutankhamon”.

La morte di Lord Carnarvon, il 5 aprile del 1923, a seguito di un avvelenamento del sangue, non fece altro che incrementare questa diceria.

Lady Carnarvon mantenne la concessione del suo defunto marito nella Valle dei Re, consentendo a Carter e agli altri membri della squadra di continuare il loro lavoro.

Il 16 febbraio del 1924 venne aperto il sarcofago che rivelò all’interno la mummia intatta del Faraone bambino.

La mummia era contenuta in un sarcofago d’oro massiccio del peso di circa 110 kg, con il volto coperto dall’iconica maschera d’oro massiccio.

«Diedi l’ordine. Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago. Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista che si presentò ai nostri occhi: l’effige d’oro del giovane re fanciullo».

Howard Carter e Tutankhamon.
Reproduced with permission of the Griffith Institute, University of Oxford

La meticolosa catalogazione di Carter delle migliaia di oggetti ritrovati nella tomba, la maggior parte dei quali conservata ancora oggi al Museo Egizio del Cairo, richiese quasi dieci anni.

Ci furono diverse interruzioni nei lavori, alcune dovute ancora al difficile carattere dell’archeologo inglese.

Fra queste, quella durata quasi un anno, fu causata da una disputa su quello che Carter considerava un controllo eccessivo degli scavi da parte dell’Egyptian Antiquities Service.

Le autorità egiziane, alla fine, convennero che Carter avrebbe dovuto completare lo sgombero della tomba.

L’archeologo così continuò lo scavo fino al 1929, con alcuni lavori finali che durarono fino al febbraio 1932.

Nonostante l’importanza della sua scoperta archeologica, Carter non ricevette alcun onore dal governo britannico.

Tuttavia, nel 1926, ricevette l’Ordine del Nilo, terza classe, dal re Fuad I d’Egitto.

Gli è stata inoltre conferita una laurea honoris causa in Scienze dall’Università di Yale, nonché l’appartenenza onoraria alla Real Academia de la Historia di Madrid, in Spagna.

Howard Carter si ritirò dall’archeologia e divenne un collezionista.

Ha continuato a vivere nella sua casa vicino a Luxor in inverno e ha mantenuto un appartamento a Londra ma dopo che l’interesse per Tutankhamon diminuì, visse un’esistenza abbastanza isolata con pochi amici intimi.

Carter morì nel suo appartamento londinese, vicino alla Royal Albert Hall, il 2 marzo 1939, all’età di 64 anni a causa del morbo di Hodgkin.

Fu sepolto nel cimitero di Putney Vale a Londra.

Fonti

Personalità

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Elena Cappannella

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