Dopo Seqenenre-Taa, anche il Faraone Amenhotep I analizzato con TC

Martedì 28 dicembre è stato pubblicato sulla rivista “Frontiers in Medicine” l’ultimo studio condotto con la Tomografia Computerizzata sulla mummia del Faraone Amenhotep I. Anche in questo caso l’analisi ha permesso di scoprire interessanti informazioni circa la fisionomia, la mummificazione e l’età della morte dell’antico sovrano.

L’immagine TC tridimensionale della testa della mummia: questa vista laterale sinistra consente la visualizzazione degli strati componenti: la maschera, la testa della mummia e le bende circostanti.
Fonte: Saleem SN and Hawass Z (2021) Digital Unwrapping of the Mummy of King Amenhotep I (1525–1504 BC) Using CT. Front. Med. 8:778498.

Il Faraone Amenhotep I (1525-1504 a.C.) fu il secondo re della XVIII dinastia.

Sembra possa aver co-regnato con la madre, la Regina Ahmose-Nefertari e che abbia avuto un regno abbastanza pacifico.

Ciò gli ha permesso di concentrarsi sulla costruzione di templi, come a Karnak, sull’isola di Elefantina o ad Abydos.

Testimonianze dimostrano come, dopo la sua morte, Amenhotep I e la madre vennero addirittura adorati come divinità nel villaggio di Deir-el-Medina.

Come per altri Faraoni dell’antico Egitto, anche la mummia del Faraone Amenhotep I è stata ritrovata fuori dalla sua tomba originaria, che ancora oggi non è stata scoperta.

Ahmose-Nefertari, Tuthmose I, Tuthmose II, Tuthmose III e Seqenenre-Taa. Questi sono solo alcuni dei Faraoni insieme ai quali è stato rinvenuto, nel 1881, Amenhotep I, all’interno della Royal cache di Deir el Bahari (DB320).

I funzionari della XXI dinastia, infatti, per proteggere le mummie dai ladri di tombe, nascosero i corpi di nobili e sovrani del Nuovo Regno in un luogo sicuro.

Non solo, ma le iscrizioni geroglifiche sul sarcofago di Amenhotep I (dei veri e propri registri), confermano che la mummia del Faraone è stata riparata dai sacerdoti ben due volte: da Pinedjem I, sommo sacerdote tebano di Amon e, dopo circa un decennio, da suo figlio Masarharta.

LA MUMMIA

Considerata la bellezza della mummia, completamente ricoperta da ghirlande di fiori, nel XIX secolo Maspero (Direttore delle antichità egizie) decise di non sbendarla per le analisi. Sembra addirittura che, al momento dell’apertura del sarcofago, i ricercatori hanno ritrovato al suo interno una vespa, probabilmente attirata dai fiori e poi rimasta intrappolata.

In alto la mummia avvolta nel lino e le ghirlande di fiori; in basso la maschera in legno dipinto e cartonnage.
Fonte: Saleem SN and Hawass Z (2021) Digital Unwrapping of the Mummy of King Amenhotep I (1525–1504 BC) Using CT. Front. Med. 8:778498.

Inoltre, la testa è coperta da una maschera in legno dipinto e cartonnage. Il viso è dipinto di giallo pallido, mentre la pupilla dell’occhio è fatta di cristalli di ossidiana. Sulla fronte, un cobra è scolpito separatamente con pietre intarsiate.

Il cartonnage sul petto è in parte nascosto dalle ghirlande sovrastanti e non è stato possibile ispezionarlo.

Tutto ciò spiega perché quella di Amenhotep I è una delle poche mummie reali a non essere stata studiata nei tempi moderni.

Fino ad ora.

LE NUOVE ANALISI CON LA TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA (TC)

Infatti, dopo le analisi sul Faraone Seqenenre-Taa, che hanno permesso di scoprire i drammatici momenti della sua morte, i ricercatori hanno condotto un nuovo studio proprio sulla mummia di Amenhotep I.

Per entrambi hanno applicato la Tomografia Computerizzata (TC) una tecnica non invasiva che, creando immagini bidimensionali e in tre dimensioni, permette di “scartare” virtualmente la mummia.

Permettendo così agli studiosi di vedere il corpo mummificato e i segreti nascosti per millenni.

Il tutto, senza disturbare (e soprattutto danneggiare!) la mummia.

Questo studio condotto, come il precedente, dalla dott.ssa Sahar Saleem, professoressa di Radiologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università de Il Cairo e radiologo dell’Egyptian Mummy Project, e dall’archeologo Zahi Hawass, è stato pubblicato il 28 dicembre su Frontiers in Medicine.

L’ASPETTO DEL SOVRANO E LA SUA MORTE

Le immagini 3D generate dallo studio hanno mostrato che Amenhotep I aveva una faccia ovale con un mento stretto, naso piccolo e denti superiori leggermente sporgenti.

Queste analisi hanno permesso di stabilire con maggiore certezza, se non le cause, almeno l’età della morte.

Infatti, se nel 1932, uno studio ai raggi X ha stimato l’età della morte tra i 40 ed i 50 anni, una successiva analisi del 1967, basandosi sulla buona condizione dei denti, riporta un’età di circa 25 anni.

Questi studi, però, non potevano tener conto dell’analisi ossea e, precisamente, della chiusura delle epifisi di tutte le ossa lunghe.

Controllo che, invece, è stato possibile con queste nuove analisi che, analizzando per esempio la morfologia della superficie della sinfisi pubica, stabilisce un’età della morte di circa 35 anni.

Che, tra l’altro, sarebbe più in accordo con i dati storici secondo cui Amenhotep I avrebbe regnato sull’antico Egitto per 21 anni.

Senz’altro impressionante, considerando la mummia di circa 3500 anni, la buona condizione dei denti. Lo studio evidenzia, infatti, un attrito minimo e la totale assenza di carie o malattie parodontali.

L’immagine TC tridimensionale dei denti di Amenhotep I in vista frontale mostra una serie completa di denti sani.
Fonte: Saleem SN and Hawass Z (2021) Digital Unwrapping of the Mummy of King Amenhotep I (1525–1504 BC) Using CT. Front. Med. 8:778498.

LA MUMMIFICAZIONE

La tecnologia CT, normalmente usata in contesti clinici, ha permesso di ottenere importanti informazioni, sia sul primo processo di mummificazione subito dal Faraone, che sui successivi restauri effettuati dai sacerdoti della XXI dinastia.

Innanzitutto lo studio ha rivelato, come ci si aspettava, l’eliminazione dei visceri attraverso un taglio verticale sul fianco sinistro come per altri sovrani della XVII dinastia, come Seqenenre-Taa. Altra analogia riguarda il cervello che, a differenza di quanto avveniva più tardi nella XVIII dinastia, non è stato rimosso. È visibile, infatti, rimpicciolito, occupare la parte posteriore del cranio.

Comune a tutti invece è la presenza del cuore, che viene lasciato all’interno del corpo, con sopra il corrispondente amuleto.

LESIONI POST-MORTEM

I ricercatori hanno scoperto numerose lesioni post-mortem, probabilmente inflitte da antichi ladri di tombe e le analisi hanno anche confermato quanto riportato sui “registri” incisi sul sarcofago: i sacerdoti, prima di richiudere definitivamente il Faraone nel nascondiglio di Deir el Bahari, hanno accuratamente restaurato il corpo mummificato del sovrano, conservando o fornendo amuleti e gioielli.

Sul corpo e tra le bende, infatti, gli studiosi hanno visto ben 30 amuleti, tra cui un Wadjet (Occhio di Horus), un rotolo di papiro e uno scarabeo del cuore.

Fra questi, è impossibile non citare anche la splendida cintura di perline d’oro, con cui è stato sepolto il Faraone.

L’immagine TC tridimensionale della parte bassa della schiena della mummia Amenhotep I mostra una cintura metallica con perline (probabilmente oro) nella parte posteriore della regione pelvica e un amuleto in maiolica a forma di guscio di lumaca (freccia) nella regione dell’anca sinistra.
Fonte: Saleem SN and Hawass Z (2021) Digital Unwrapping of the Mummy of King Amenhotep I (1525–1504 BC) Using CT. Front. Med. 8:778498.

Sembra che, considerati gli eccezionali risultati ottenuti con la Tomografia Computerizzata, gli studiosi abbiano intenzione di applicarla a tutte le mummie reali.

Quali sorprese ci riserverà il nuovo anno?


Anche il Faraone Amenhotep I ha partecipato alla spettacolare Pharaoh’s Golden Parade, che ha avuto luogo il 3 aprile.


Curiosi di leggere l’articolo originale??? Lo trovate QUI, nella Raccolta Bibliografica, alla sezione Aspetti teorici e pratici nel processo di mummificazione!

Fonti

Elena Cappannella

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