Jean François Champollion e la Stele di Rosetta

Ogni studioso di Egittologia conosce Jean François Champollion, il primo a decifrare i geroglifici, permettendo così al mondo di conoscere questa splendida civiltà, che non smetterà mai di affascinarci.

Jean-François Champollion.
Fonte: www.archeome.it

Era un genio, sotto ogni punto di vista.

Un genio che, ad un certo punto della sua vita, ebbe la certezza che prima o poi avrebbe scoperto il “segreto dietro quei segni magici”.

Tanti furono coloro che lo criticavano, altrettanti coloro che gli consigliavano di desistere; ma più lo facevano e più lui si incaponiva.

Testardo anche, ma in fondo è grazie a quelle che molte persone ritenevano “fissazioni” che sono state effettuate le scoperte più sensazionali.

Jean François Champollion nacque a Figeac il 23 dicembre del 1790, in piena rivoluzione francese, la cui impronta culturale, in qualche modo, modellò il suo carattere.

La sua affinità con la linguistica e i successi futuri non stupiscono più di tanto se si pensa che a soli 5 anni imparò a leggere da solo e che a 17 anni, grazie anche al fratello che gli procurava i testi, già conosceva tantissime lingue: dal latino, al greco, dall’arabo, al copto che sosteneva (a ragione!), derivasse proprio dall’antica lingua egizia.

Già da allora aveva la convinzione, infatti, che conoscere le lingue, ed il copto in particolare, lo avrebbe aiutato a tradurre i geroglifici, che riteneva (di nuovo, a ragione!) fossero una combinazione tra pittogrammi, fonogrammi ed ideogrammi.

Questo è esattamente il periodo in cui, in una lettera, confidò al fratello queste precise parole: “mi dedico interamente al copto. Voglio sapere l’egiziano come il mio francese, poiché sono certo che su questa lingua sarà basato il mio grande lavoro sui papiri egiziani

Dopo innumerevoli studi, la vita di Champollion arrivò ad una svolta e si intrecciò con un altro studioso ed un oggetto.

Thomas Young è lo scienziato britannico che, negli stessi anni, cercava di decifrare i geroglifici, basando i suoi studi sul reperto che, in realtà, cambierà la vita dello studioso francese: la Stele di Rosetta.

Thomas Young.
Fonte: delphipages.live
Stele di Rosetta.
Riproduzione dalla mostra “Tutankhamon: viaggio verso l’eternità”.
Ph. Elena Cappannella

Una lastra in granodiorite, in cui era inciso, nelle tre tipologie di scritture in cui si riportava la lingua egizia, un decreto in onore del Faraone Tolomeo V Epifane in occasione del primo anniversario dell’incoronazione.

Partendo dall’alto: geroglifico, demotico e greco.

Questo reperto venne ritrovato dall’esercito francese nel 1799, durante la famosa campagna di Napoleone, che poi dovette soccombere all’Inghilterra.

Intuita l’importanza della stele, un generale francese arrivò addirittura a nasconderla fra i propri effetti personali, pur di non farla portare in Inghilterra.

Un tentativo inutile, dato che oggi la Stele di Rosetta si trova in bella vista in una delle sale del British Museum.

Champollion riuscirà a recuperare delle immagini della stele e dell’obelisco di Phile ed è su queste che capirà lo schema di decifrazione dell’antica lingua egizia, riuscendo a leggere i nomi di Tolomeo e Cleopatra.

Geroglifico di Tolomeo.
Fonte: historiaeantiquae.com
Geroglifico Cleopatra.
Fonte: historiaeantiquae.com

Certo, obiettarono i “soliti” denigratori, ma questi sono nomi greci! Questo sistema non può funzionare con i grandi sovrani del passato!

E qui, entra in gioco il copto e…il sole!

Infatti, analizzando le immagini del tempio di Abu Simbel Champollion iniziò a studiare il cartiglio presente sulle pareti:

Il geroglifico dalle pareti del tempio di Abu Simbel.
Fonte: historiaeantiquae.com

Conosceva il simbolo in fondo ripetuto due volte, che rappresentava la s presente anche nel cartiglio di Tolomeo. Per quanto riguarda il primo segno, Champollion ipotizzò raffigurasse un sole.

Qual era la parola copta per “sole”? Lo studioso francese la conosceva benissimo: era “ra”!

Quindi: “ra”, un simbolo che non conosceva, e “ss”.

Je tiens l’affaire!” (ho trovato la soluzione!).

Queste le parole che, il 14 settembre del 1822 Champollion gridò al fratello quando si ricordò che, nelle opere di Manetone, esisteva un antico Faraone egizio, il cui nome presentava proprio queste caratteristiche: Ramses!

Il sistema di decifrazione di Champollion era universale.

Nel 1824 lo studioso pubblicò Resoconto del sistema geroglifico degli antichi Egizi, nel quale esponeva l’organizzazione della scrittura egizia in segni fonetici ed ideografici e che aprì le porte all’Egittologia scientifica. (Siete curiosi di vedere l’originale di questo testo? Allora non dovete far altro che andare alla Raccolta Bibliografica nella nuovissima sezione Le Biografie di Egittolizzando creata a posta per l’occasione!)

Paradossalmente, Jean François Champollion ottenne questo grande successo senza mai essere andato in Egitto o aver visto dal vivo l’oggetto dei proprio studi.

Fino al 1828, anno in cui partecipò ad una spedizione, con la Missione Franco-Italiana, insieme ad un altro grande dell’Egittologia: Ippolito Rosellini.

Da questo viaggio uscirono tantissime note ed informazioni che confluirono in due testi, I monumenti dell’Egitto e della Nubia (in italiano quello di Rosellini e in francese quello di Champollion), che contribuirono a fornire al mondo un’eccezionale conoscenza di questa antica civiltà.

Copertina del libro Monuments de l’Egypte et de la Nubie.
Fonte: www.lalibrairie.com

Dopo due anni dal ritorno dal suo amato Egitto, morì, a soli 41 anni, in seguito a un ictus; era il 4 marzo 1832.

Tutti gli studiosi e gli appassionati di Egittologia dovrebbero ringraziare la testardaggine di un giovane studioso, conoscitore di molteplici lingue che, studiando un reperto di modeste dimensioni, in parte rovinato ed apparentemente poco importante, ha permesso di riportare in auge una civiltà splendida, durata circa 3000 anni, che non smetterà mai di affascinare il mondo.

Un genio chiamato Jean François Champollion.


Personalità

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Clicca QUI per il video “Jean François Champollion e la Stele di Rosetta” in collaborazione con AnubiTV.

Fonti

Elena Cappannella

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