La medicina egizia: razionalità e magia

All’inizio del 2022 sull’International Journal of Paleopathology è uscito un articolo in cui si analizza la mummia egizia di una bambina con una benda e del pus essiccato. Sembra essere la prima medicazione su una mummia egizia e potrebbe svelare nuovi dettagli su una scienza ben conosciuta nell’antico Egitto: la medicina.

Nuove scoperte

Il team di Albert Zink, direttore dell’Istituto per lo studio delle mummie a Bolzano (Eurac Research) ha analizzato la mummia egizia di una bambina di quattro anni, oggi conservata al Museo Egizio di Berlino.

L’articolo sull’International Journal of Paleopathology che ne è derivato descrive la presenza sul corpo di una sorta di garza con al di sotto del pus essiccato. Ciò porta gli studiosi a pensare di aver rinvenuto la prima forma di medicazione su un’antica mummia egizia.

Questo studio potrebbe così fornire ulteriori dettagli su una scienza molto diffusa e praticata in Egitto, già a partire dalle prime dinastie: la medicina.

Medicina, tra scienza e magia

Fin dai tempi più antichi si poteva distinguere una fase empirica ed una fase magico-religiosa, che comprendeva magie ed incantesimi.

Dalla terza dinastia in poi, il medico iniziò a distinguersi come uno scienziato vero e proprio (ben separato dalla figura del mago!) e, durante i tremila anni di storia egizia, ha assunto sempre più importanza.

Addirittura molti nobili venivano dall’estero per consultare i medici egizi, oppure erano loro stessi, dietro autorizzazione del Faraone, a recarsi presso i potenti vicini per prestare la propria opera.

Nonostante tutto, il legame tra medicina e religione/magia rimase stretto.

Se da un lato Seth, fratello di Osiride, aveva portato nel mondo le malattie, dall’altro Hathor (sovrana dei cieli) proteggeva le partorienti. Khnum, invece, plasmava i corpi dei nascituri e dava loro il Ka (l’anima).

Last, but not least, Imhotep, realmente esistito, fu un architetto, poeta, scriba, e…medico appunto. Fu probabilmente il primo a scoprire e a studiare i batteri e, quindi, a sperimentare soluzioni antibatteriche.

Statua dell’architetto, medico Imhotep.
Fonte: www.archeome.it

Talmente grande fu la sua reputazione che, durante il Nuovo Regno, entrò di diritto a far parte del pantheon egizio come divinità figlio della dea Sekhmet.

Il popolo dei sanissimi

Erodoto soprannominò gli Egizi popolo dei sanissimi per il loro importante sistema sanitario.

Nell’Egitto dei Faraoni, infatti, ogni medico si occupava solo della malattia che meglio conosceva: fu il primo esempio nella storia di specializzazione medica.

Esisteva il medico generico (sunu), l’oculista (sunu-irty), lo specialista per l’addome (sunu khef), lo specialista per le malattie di origine sconosciuta e altri ancora.

L’istituzione medica era altamente gerarchica: all’apice, il medico personale del Faraone, poi il supervisore e l’ispettore medico. Infine, i medici meno importanti e i “medici di base”.

L’istruzione avveniva nelle Case della Vita, soprattutto quelle di Sais ed Eliopolis, situate vicino ai templi.

Erano una specie di biblioteche dove i giovani apprendevano l’arte dell’interrogazione del malato e della sua ispezione, effettuata tastando con le mani la superficie corporea.

Inoltre, leggevano e ricopiavano gli antichi testi gelosamente custoditi dai medici-sacerdoti della dea Sekhmet.

I papiri medici

Pur non essendoci trattati di medicina veri e propri, sono arrivati fino a noi una serie di papiri che riportano i vari rimedi da somministrare in caso di specifiche malattie.

Il papiro Kahum (1850 a.C.) è un compendio di ginecologia, che tratta anche di materie come veterinaria e aritmetica. Riporta, inoltre, anche di una malattia che divora i tessuti: il cancro.

Tra i più importanti c’è il papiro Edwin Smith (1650 a.C.), un rotolo di 4,5 metri, che contiene un trattato di patologia interna e chirurgia ossea.

Questo papiro elenca ben 48 casi di ferite e lesioni con le corrispondenti terapie. Si riporta anche la diagnosi, il trattamento e la prognosi di numerose patologie.

Infatti, quando i medici egizi visitavano un malato, compilavano un questionario con l’aspetto del paziente, lo stato di coscienza, il potere uditivo, nonché l’eventuale presenza di tremori.

La prognosi veniva poi indicata con tre possibilità: favorevole (È una malattia che io posso guarire), incerta (È una malattia che combatterò) ed infausta (È una malattia che non posso guarire).

È qui che per la prima volta si scrive di sutura delle ferite chirurgiche e di bende impregnate di gesso o gomma per la riduzione delle fratture.

Infine, il papiro Ebers (1550 a.C.), uno dei più grandi documenti scritti dell’antico Egitto; misura, infatti, più di 20 m di lunghezza e 20 cm di larghezza. Sebbene probabilmente avesse versioni più antiche, il papiro sembra datarsi al periodo di Amenhotep I (XVIII dinastia).

Contiene ben 877 formule che descrivono numerose malattie in vari campi della medicina: dalla chirurgia alla medicina generale fino alla ginecologia e alla gastroenterologia.

Inoltre, qui compare per la prima volta la parola cervello, del quale vengono accuratamente descritte la forma, le circonvoluzioni e le meningi.

Gli antichi Egizi avevano poi una concezione del sistema circolatorio molto più moderna di quanto si potrebbe pensare.

Nel papiro Edwin Smith, ma anche in quello di Ebers, si descrive il cuore come l’organo più importante, in quanto tutti i vasi sanguigni si dirigono verso il cuore e quest’ultimo “parla” agli organi tramite i vasi.

Poggiando poi le mani sulle braccia, dietro la testa o sullo stomaco, i medici traevano indicazioni sulle condizioni del cuore e misuravano il battito cardiaco dal polso.

Malattie antiche

Dall’analisi delle mummie si è scoperto che già nell’antichità erano note l’asma, la gonorrea, lo scorbuto e l’epilessia. Non mancavano poi malattie oggi di grande attualità come per esempio l’arteriosclerosi.

Le comuni malattie, soprattutto se gli organi erano facilmente accessibili, erano solitamente curate con il metodo empirico, mentre i disturbi di altre parti del corpo venivano curati da stregoni tramite l’uso di incantesimi.

Strumenti chirurgici dalle pareti del tempio di Kom Ombo.
Fonte: www.archeome.it

La chirurgia egizia

Nell’antico Egitto estremamente progredita e moderna era la chirurgia, soprattutto nella riduzione delle fratture, l’estrazione di calcoli e le operazioni agli occhi.

I medici utilizzavano pinze, forbici, coltelli del tutto simili a quelli in uso oggi e sembra siano stati effettuati con successo anche interventi per scongiurare i tumori.

Clamorosi sono i successi nell’applicazione di arti artificiali che consentivano ai pazienti di proseguire normalmente la loro vita. Anni fa, uno scavo ha portato alla luce i resti di una donna alla quale fu amputato l’alluce di un piede e applicata poi una protesi di legno. Ciò permise alla donna di camminare ancora per molti anni dopo l’intervento.

Protesi dell’alluce.
Fonte: ilmondodiaura.altervista.org

L’igiene

Nonostante fosse una civiltà di tremila anni fa, gli antichi Egizi avevano capito l’importanza dell’igiene.

Dando precise regole sotto forma di precetti religiosi, erano proprio i medici ad occuparsi dell’igiene pubblica e personale.

Era buona norma lavarsi giornalmente con acqua versata dalle brocche, parte integrante del corredo funerario. Curavano anche l’igiene di bocca e denti con bicarbonato.

I medici fornivano anche oli profumati e unguenti che, rendendo morbida la pelle, impedivano l’introduzione nell’organismo di germi e batteri.

Anche l’uso di sottolineare gli occhi con la riga nera era sicuramente una misura usata per la cura delle infezioni oculari e per la protezione degli occhi dal forte riverbero solare.

Gli Egizi e i medicinali

Nell’Odissea, Omero descrisse l’Egitto come un paese “la cui terra fertile produce tantissimi farmaci”.

Nelle case degli Egizi non mancavano infatti i medicinali, molti dei quali usati ancora oggi.

Questi ultimi erano tutti a base di grasso, acqua, vino o birra, ai quali si aggiungeva un po’ di miele, usato anche per patologie respiratorie, ulcere ed ustioni.

La birra era un rimedio usato anche per i disturbi intestinali, contro le infiammazioni e le ulcere delle gambe.

Sembra strano?

Non tanto se si pensa che al suo interno c’è il lievito dotato di una forte azione antibiotica.

Come il pane ammuffito, prescritto in altre ricette.

Erano gli antenati della nostra penicillina.

Contro i morsi di serpenti velenosi, però, l’antico popolo d’Egitto non conosceva rimedi se non quello di affidarsi alle litanie magiche della dea Iside.

L’ostetricia

Notevoli le conoscenze in tema di ostetricia.

Non si limitavano ad attendere la nascita del bambino, ma addirittura a prevederne il sesso.

Metterai orzo e grano in due sacchetti di tela, che la donna bagnerà con la sua urina, ogni giorno […]. Se orzo e grano germoglieranno entrambi, ella partorirà. Se germoglierà per primo l’orzo sarà una femmina, se germoglierà per primo il grano sarà maschio. Se non germoglieranno né l’uno né l’altro, ella non partorirà”.

Il dott. J. Manger, dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Würzburg nel 1933 confermò ciò che gli Egizi avevano scoperto ben tremila anni prima.

Infine, da popolo estremamente moderno quale era, conoscevano anche vari metodi di contraccezione, per lui e per lei.

Alle donne si consigliava di applicare un po’ di feci di coccodrillo o l’uso di una garza imbevuta di un composto a base di miele, punte di acacia e datteri.

In quest’ultimo caso, con il calore aumentava l’acidità della zona, assicurando un notevole effetto spermicida.

Infatti, l’acacia presente nel tampone fermentava producendo acido lattico, che crea un ambiente sfavorevole alla mobilità degli spermatozoi.

Sempre in Egitto, intorno al 1350 a.C., si trovano addirittura le prime tracce di preservativi, di lino o ricavato dagli intestini degli animali e imbevuto di olio d’oliva.

Nonostante la forte componente magica legata alla medicina, i medici dell’antico Egitto sono riusciti, grazie all’osservazione e alla pratica, ad effettuare scoperte che saranno teorizzate solo dopo tantissimi anni.

Presentandoci, di nuovo, una civiltà molto moderna e progredita non solo rispetto ai propri contemporanei, ma soprattutto ai loro discendenti.


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Fonti

Elena Cappannella

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