Nuove notizie da Abusir: ritrovato il sarcofago di Wahibre-mery-Neith

Dopo la scoperta del più grande laboratorio di mummificazione, la Missione archeologica dell’istituto ceco di Egittologia ha esplorato la tomba a pozzo del dignitario egizio Wahibre-mery-Neith. Nel sito di Abusir sono così venuti alla luce il sarcofago, circa 400 ushabti, uno splendido scarabeo del cuore e tanto altro.

La necropoli della tomba a pozzo ad Abusir.
Fonte: cegu.ff.cuni.cz

È del febbraio 2022 la notizia della scoperta ad Abusir (a sud di Giza) del più grande deposito di imbalsamazione mai trovato in Egitto.

Il nascondiglio conteneva più di 370 vasi di ceramica contenenti materiali originariamente usati durante la mummificazione del dignitario egizio Wahibre-mery-Neith.

Ieri, 15/07/2022, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha annunciato la scoperta, sempre da parte dell’Istituto ceco di Egittologia dell’Università Carlo di Praga, proprio della sepoltura di Wahibre-mery-Neith.

La tomba di Abusir sembra risalire alla fine della 26a dinastia o all’inizio della 27a dinastia (inizio del V secolo a.C.) e finalmente ha permesso di ottenere interessanti informazioni sulla figura di questo dignitario egizio.

Il titolo più importante detenuto da Wahibre-mery-Neith è quello di “Comandante dei mercenari stranieri”. Quest’uomo sovrintendeva e comandava mercenari provenienti dalle isole dell’Egeo e dall’Asia Minore nell’epoca della prima vera globalizzazione del mondo antico.

Gli scavi alla tomba, condotti durante la primavera del 2022, hanno portato alla luce un enorme pozzo principale (di circa 14×14 metri e profondo circa 6 metri) suddiviso in più parti, collegati fra loro da strutture simili a ponti realizzati con il substrato roccioso originario.

Scavo del pozzo funerario circondato da un’originale struttura in laterizio.
Fonte: cegu.ff.cuni.cz

All’incirca al centro di questo pozzo, ne è stato ritrovato un altro, più piccolo ma più profondo (6,5×3,3 metri profondo circa 16 metri) e orientato in direzione est-ovest.

Quest’ultimo è quello utilizzato per la sepoltura.

Infatti, è proprio in fondo al profondo pozzo centrale che la missione archeologica ha rinvenuto un doppio sarcofago.

Quello esterno era in calcare e presenta un incavo all’interno del quale era posizionato un secondo sarcofago antropomorfo in basalto lungo 2,30 metri e largo 1,98 metri. Sul coperchio è iscritto il capitolo 72 del Libro dei Morti e purtroppo risulta danneggiato proprio in corrispondenza del volto.

Veduta del sarcofago interno, in parte distrutto, decorato con il capitolo 72 del Libro dei Morti.
Fonte: cegu.ff.cuni.cz

Questa scoperta dimostra che, a differenza del deposito di imbalsamazione, la tomba di Wahibre-mery-Neith è stata derubata in tarda antichità, molto probabilmente intorno al IV-V secolo d.C., come testimoniano due dei primi vasi copti trovati dimenticati nel pozzo principale.

All’interno del sarcofago però è stato ritrovato uno splendido scarabeo del cuore e un amuleto a forma di poggiatesta.

Sul versante orientale poi la missione ha portato alla luce una serie di reperti archeologici, ancora nella loro posizione originaria, che facevano parte del corredo funerario di Wahibre-mery-Neith. Tra questi, 402 ushabti in faïence, due vasi canopi in alabastro, un modello di una tavola delle offerte (anche questa in faïence), una decina di tazze simboliche e òstraka (ὄστρακα)in calcaree con incisi in ieratico, in inchiostro nero, brevi estratti dal Libro dei Morti, assicurando così una nuova vita nell’aldilà al defunto.

Unendo i risultati delle ricerche in corso sulla cachette dei materiali d’imbalsamazione con quelli della tomba appena scoperta, iniziano ora ad emergere dettagli sulla vita, sul background familiare e sulla carriera professionale di Wahibre-mery-Neith.

Secondo il team di archeologi, guidati dal dott. Miroslav Barta, la sua tomba e il corredo funerario sembrano ancora incompiuti e questo fa perciò supporre una morte improvvisa ed inaspettata del dignitario egizio.

Infine, dal comunicato dell’istituto ceco si evince l’importanza di tale scoperta in quanto, nonostante lo scavo non abbia offerto un elaborato corredo funerario, offre però nuovi spunti su un periodo particolarmente travagliato della storia egizia.

Quello dell’inizio del dominio persiano in Egitto.

Non solo, mostra anche come gli antichi egizi adattarono la cultura materiale delle loro credenze religiose in circostanze difficili e in tempi di crisi, quando il carattere indigeno dell’antica civiltà egizia iniziò a svanire.

Altre foto dal comunicato dell’Istituto ceco di Egittologia

Fonti

Elena Cappannella

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