Il loto e il papiro: quando la tragedia greca incontra l’antico Egitto

È un egittofilo Francesco Santocono nato e cresciuto a Catania, in piena Magna Grecia, “patria” delle migliori rappresentazioni delle tragedie greche. Dall’incontro fra queste ultime e uno dei momenti più emozionanti della storia egizia non poteva che nascere un testo eccezionale, decisamente fuori dal comune. “Il loto e il papiro” con la magistrale introduzione dell’archeologo Zahi Hawass.

Copertina “Il loto e il papiro”. Fonte: www.algraeditore.it
Ci sarà un tempo in cui l’Egitto sembrerà orfano della propria fede,
giacché gli dei abbandoneranno l’esistenza terrena
per elevarsi oltre le stelle. […]
Non vi sarà più verità, perché beata sarà la menzogna. […]
Ma l’esistenza terrena dei semplici è destinata a cambiare,
perché mutevole è il disegno degli dei.
Dio Hapi, Atto Primo, Il loto e il papiro

Catania, splendida città della Sicilia che un tempo faceva parte della Magna Grecia, è oggi l’ambientazione della rappresentazione delle più classiche tragedie greche.

In questa cornice è nato e cresciuto lo scrittore Francesco Santocono, che ha iniziato la sua carriera occupandosi di arte, cultura e spettacoli.

Negli anni poi i suoi testi si sono rivolti sempre di più verso il settore dell’informazione sanitaria, arrivando a scrivere Una specie di magia, testo sull’importante tema dell’AIDS.

Come ha raccontato in una nostra recente intervista, oltre a ciò, Francesco è un appassionato di antico Egitto.

O meglio, come ama definirsi, è un egittofilo.

Da qui e dalla conoscenza letteraria delle tragedie greche, nasce un testo a dir poco affascinante.

Il loto e il papiro, pubblicato nel 2017 ed edito da Algra Editore, è un dramma in tre atti ambientato nell’antico Egitto in pieno Secondo Periodo Intermedio, che rispecchia però tutti i canoni delle opere di Sofocle o Euripide.

Tratta della morte di Seqenenra Taa per mano degli Hyksos e della riconquista dell’Egitto da parte dei sovrani tebani della XVII dinastia.

È un testo che ha addirittura catturato l’attenzione di uno degli archeologi forse più conosciuto: Zahi Hawass, che ha arricchito il testo di Francesco Santocono con una magistrale introduzione.

Che l’autore ha riportato con testo a fronte, come in ogni tragedia greca che si rispetti.

Anche l’uso di epiteti lungo il testo (il figlio di Seqenenra e della regina viene chiamato “il figlio della Luna” dal nome della madre Ahhotep, che significava appunto “la luna è tranquilla”) o l’inizio del dramma, con il dio Hapi che racconta l’antefatto della storia, sono elementi che rispecchiano il classico schema delle antiche tragedie greche.

Inoltre, nella premessa, l’autore oltre a descrivere nel dettaglio il periodo storico in cui è ambientato il dramma, sottolinea l’importante ruolo che ebbero le figure femminili: da Tetisheri, la Regina Madre a Ahhotep I, sorella e moglie del Faraone Seqenenra prima e madre e reggente di Ahmose poi.

Tutto ciò, ovviamente, è perfettamente enfatizzato proprio all’interno del testo.

Santocono, infatti, fa dire ad uno dei “suoi” personaggi: “Ella (riferendosi ad Ahhotep, ndr) è al contempo regina avveduta e stratega esacerbata, che ogni avvenimento può sempre condurre in vile via o in dignitosa meta.

Come non un dito il re defunto (Seqenenra Taa, ndr) alzò mai in cielo privo della sua approvazione, così non un sol destriero il tronfio erede al trono oserà cavalcare sprovvisto del suo assenso”.

Il lettore, insomma, si trova immerso in una storia antica, ma raccontata in modo totalmente diverso da come ci si aspetterebbe da un testo ambientato nell’antico Egitto.

Come scritto dal prof. Hawass, Francesco Santocono ci ha regalato una “sinfonia della storia di Seqenenra”.

Sinfonia che, in teoria, come ci raccontò lo stesso autore, dovrebbe far parte di una trilogia.

Il secondo libro infatti, Isiade, dovrebbe essere già pronto ed attende solo di essere letto da migliaia di appassionati.

Che, data la magistrale premessa de Il loto e il papiro, siamo certi, non resteranno delusi.

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Elena Cappannella

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