Giuseppe Lorin presenta l’ultima Regina d’Egitto

“Ogni periodo storico, ogni epoca ha norme e convenzioni di vario tipo; ciò che mi ha indotto e affascinato nella storia di Antonio e Cleopatra è l’incontro di due culture, di due mondi. È l’incontro della potenza con l’intelligenza, il culto della guerra con la ricerca del piacere. Questo saggio è l’occasione per riflettere sul potere, sulle persone che lo gestiscono; Antonio e Cleopatra sono esseri umani come noi, esistenze in una guerra continua interiore fatta di scontri tra passione e ragione a rappresentare il grande processo di trasformazione del mondo.”

Copertina del libro. Fonte: bonfirraroeditore.it

Giuseppe Lorin ci presenta la sua ultima fatica: “Cleopatra la schiava dei romani. Viaggio introduttivo nella terra dei faraoni”, edito da Bonfirraro Editore (2023). Autore di saggi, narrativa, cinema e teatro, giornalista, scrittore, regista e attore, Giuseppe Lorin, laureato in Psicologia all’Università “La Sapienza”, vive e lavora a Roma, dove svolge la sua attività collaborando con varie testate giornalistiche web e cartacee. Tra le sue opere, ricordiamo “Da Monteverde al Mare”, “Tra le Argille del Tempo”, “Roma, i Segreti degli Antichi Luoghi”, “Roma, la Verità Violata” e molte, molte altre.

Dalla lettura di questo ultimo lavoro, si capisce che c’è stata una grande opera di ricerca. L’autore ha ricostruito gran parte della storia dell’antico Egitto, con tanti aneddoti e fatti non noti a tutti. Anche l’idea di partenza è particolare: lo scrittore ha tratto ispirazione dal mito di Meleagro, la cui moglie si chiamava Cleopatra. Un lavoro di ricerca notevole per confezionare un’opera quasi unica nel suo genere. Ciò che emerge è un quadro completamente nuovo dell’ultima regina d’Egitto, un’eroina che porta con sé il seme di un’Europa unita. Ecco perché Lorin, nella sua ricostruzione politica e storica non poteva prescindere dall’evoluzione sociopolitica dello stato d’Egitto, da terra dei faraoni a importante snodo geopolitico, da culla della vita a colonia.

Degni di nota anche l’apparato iconografico, le fonti riportate e le citazioni che arricchiscono un testo già di per se stesso completo.

Mai nessun sottotitolo fu più giusto: “Viaggio introduttivo nella terra dei faraoni”. Fin dalle premesse, è chiaro il messaggio: non si può presentare un personaggio così enigmatico, sfaccettato e poliedrico senza descrivere accuratamente il periodo storico di cui fa parte. È altrettanto importante, però, capire anche il contesto che ha preceduto tale periodo e ciò che ne è venuto dopo. Con queste premesse, dunque, ha inizio il nostro viaggio.

Essendo un saggio storico rivolto a tutti, nessun tema viene lasciato al caso. Si rende necessario, per l’autore, far capire quali fossero le caratteristiche peculiari di questa civiltà. Si inizia dunque dalla concezione del tempo, la sua misura e il suo significato profondo. Dalla concezione mistico-religiosa allo studio dei diversi tipi di calendario fino ad arrivare allo sviluppo di orologi (stellari, ad acqua, ecc…).

Altro aspetto tipico dell’antico popolo del Nilo fu la sua resilienza. Questa caratteristica potrebbe derivare direttamente dal fiume Nilo stesso. A tal riguardo lo scrittore afferma che “se il Nilo avesse avuto maggior forza distruttiva, avrebbe demolito quella civiltà. Se fosse stato più mansueto, quel popolo si sarebbe cullato in un torbido benessere. Il Nilo invece, è stato un perfetto educatore, né troppo severo né troppo indulgente, un vero elemento autorevole”.

Non può ovviamente mancare poi il viaggio attraverso la religione egizia, con i suoi miti e le sue verità. Immergiamoci dunque nei miti della creazione dell’universo e del pantheon egizio attraverso i quattro grandi centri sacerdotali di Eliopoli, Ermopoli, Menfi e Tebe. Riviviamo i miti di Ra e di Osiride e le caratteristiche delle principali divinità egizie, le “triadi”, i templi e i loro significati nascosti.

Eccoci, dunque, alla fase del viaggio in cui l’autore ci presenta la scrittura egizia, i geroglifici e la loro decifrazione e poi ovviamente la parte dedicata al culto dei morti, con la mummificazione e i sepolcri: le mastabe, le piramidi e le sepolture della Valle dei Re. Il “Viaggio introduttivo nella terra dei faraoni” prosegue attraverso una sintetica descrizione delle varie dinastie che si sono succedute attraverso i vari periodi della storia egizia per arrivare poi alla figura che consentirà lo sviluppo dell’ultima dinastia, quella dei Tolomei. Alessandro Magno giunse in Egitto non già da conquistatore, ma piuttosto da liberatore, e da grande stratega qual era, non perse occasione di sfruttare questo vantaggio.

Alessandro dimostrò grande rispetto per gli dèi del paese, visitò Menfi e si recò fino all’oasi di Siwa nel deserto libico, dove esisteva un celebre santuario oracolare del dio Amon. Il responso oracolare lo dichiarò qui figlio del dio, offrendogli un punto di partenza per l’istituzione di un culto divino. Prima di lasciare l’Egitto, volle infine che fosse portato a compimento il progetto della grandiosa città che avrebbe dovuto portare il suo nome, Alessandria appunto. In seguito alla morte di Alessandro il suo impero fu diviso tra i suoi generali. Tolomeo, figlio di Lago, uno dei più stretti collaboratori di Alessandro, fu nominato satrapo dell’Egitto, e presto si autoproclamò sovrano con il nome di Tolomeo I Sotere fondando la Dinastia tolemaica, la quale regnerà sull’Egitto per 300 anni.

A questo punto il saggio è dedicato ad approfondire la storia della Dinastia tolemaica fino ad arrivare alla storia di Cleopatra VII. Man mano si passano in rassegna le varie figure dei Tolomei, ognuno caratterizzato da luci e ombre. Tolomeo I Sotere fu un uomo di grande ingegno, con lui Alessandria crebbe fino a diventare la più prospera città del mondo Ellenico, dotata della più grande biblioteca del mondo antico. L’economia prosperò e un segno evidente fu la costruzione del celebre Faro, una delle sette meraviglie del mondo antico. Tolomeo II Filadelfo ereditò dal padre la passione per l’espansione e la formazione della Grande Biblioteca di Alessandria. Le sue opere di costruzione inclusero anche la costruzione del canale che congiunse il Nilo al Golfo di Suez. Grazie a questo sovrano l’Egitto divenne la potenza marittima dominante nel Mar Mediterraneo orientale.

L’apice del potere e dello splendore dell’Egitto si raggiunge con Tolomeo III Evergete a cui si deve, tra l’altro, la costruzione del tempio di Edfu. Tolomeo IV Filopatore non fu grande come il padre, mancando sia di forza morale che di carattere. Fu più interessato ai piaceri della vita e ben presto iniziò la fase di declino della storia egizia. Infatti, le cose non andarono meglio con i suoi successori, da Tolomeo V Epifane a Tolomeo XI. Ed eccoci arrivare alla protagonista del nostro saggio. Cleopatra VII nasce nel 69 a.C. ad Alessandria da uno dei due matrimoni di Tolomeo XII Neodioniso (80-51 a.C.) detto “Aulete”, amante del vino e della musica.

Quando nel 51 a.C. il padre muore, Cleopatra ha 18 anni e si trova a sedere sul trono d’Egitto col fratello Tolomeo XIII di soli 10 anni. In quel periodo a Roma scoppiò una guerra civile tra Giulio Cesare e Pompeo. I due si inseguirono fino in Egitto dove Tolomeo XIII, forse per ingraziarsi Giulio Cesare, fece uccidere Pompeo. Cesare si stabilì nel palazzo di Alessandria dove convocò Tolomeo XIII e Cleopatra per porre fine ai conflitti e da quel momento il governo dell’Egitto sarebbe stato nelle mani di Cleopatra.

Da questo momento il saggio si sofferma sul periodo che Cleopatra trascorse a Roma (46 a.C.). In particolare, lo scrittore ci ricorda il periodo in cui l’ultima regina d’Egitto fu ospite in una delle ville di Cesare sul Gianicolo. Allo stesso periodo risalgono la costruzione del tempio di Venere Genitrice, al cui interno, a fianco della statua della dea, Cesare ne fece porre una di bronzo raffigurante Cleopatra nelle vesti di Iside. La regina, pur non riuscendo a far riconoscere ufficialmente al dittatore il figlio avuto dalla loro relazione Cesarione (Tolomeo Filopatore Filometore Cesare), non passò di certo inosservata e la sua presenza contribuì, forse, a esacerbare i malumori verso Cesare, che avrebbero poi condotto alla sua uccisione.

Infatti, Cleopatra aveva organizzato una propria corte di stampo orientale ed era perciò malvista da molti membri dell’aristocrazia latina. In ogni caso la relazione tra il dittatore e Cleopatra ne uscì ancora più rafforzata: la regina sperava di ottenere per l’Egitto una posizione di privilegio all’interno dell’Impero romano, mentre Cesare aveva bisogno di assicurarsi il controllo dell’Egitto. “La schiava dei romani” aveva raggiunto temporaneamente il suo obiettivo. Altro tema trattato riguarda, poi, il dualismo Calpurnia e Cleopatra. Mai due donne furono più diverse. Tra tutte le amanti di Cesare, Calpurnia la odiò di un odio profondo. Lei era tutto ciò che la moglie del dictator non era: bella, giovane, colta, affascinante e intelligente. Dalle Idi di marzo in poi le loro strade si separarono per sempre.

E qui si apre una digressione grazie alla quale l’autore fa conoscere tutto ciò che è necessario ai lettori per capire bene cosa rappresentò la congiura. Da questo momento Marco Antonio, Ottaviano e Marco Tullio Cicerone diventano i protagonisti. Celebri sono le Filippiche che Cicerone pronunciò contro Marco Antonio per screditarlo cercando il supporto e l’approvazione di Ottaviano. Ma alla fine quest’ultimo tradirà le aspettative dell’oratore costituendo il nuovo triumvirato con il suo nemico e Lepido.

Marco Antonio e Cesare Ottaviano Augusto si divideranno l’impero e ben presto ci si rese conto che “i progetti di Marco Antonio coincidevano con il pensiero di Cleopatra VII, progetti di unificare l’impero romano all’impero faraonico della regina dell’Alto e del Basso Egitto, che includeva anche la patria di origine della dinastia Lagide e dei Tolomei: la Macedonia ellenica.” Marco Antonio, sempre più assorbito dalla corte di Cleopatra, creò ad Alessandria nuovi reami e organizzò una federazione di monarchie con a capo i figli che aveva avuto dalla regina: i gemelli Alessandro Helios e Cleopatra Selene e il più piccolo Tolomeo Antonio Filadelfo.

Da questo momento in poi le cose precipitarono… i due amanti furono sempre più criticati dalla società romana e si ebbe una vera e propria escalation che culminò con la battaglia di Azio del 31 a.C.: era la fine di un’epoca, era la fine della storia millenaria dell’antico Egitto.

La storia d’amore tra Antonio e Cleopatra fu poi distorta e alterata. La colpa della disfatta del condottiero romano fu imputata completamente alla decaduta regina d’Egitto. Ma d’altronde si sa, la storia è fatta dai vincitori e spesso viene riportato solo ciò che fa più comodo. Un esempio? La pietas di Ottaviano nei confronti di Cleopatra poco prima della sua celeberrima morte. Fu probabilmente un’abile mossa politica messa in atto per condurre Cleopatra a Roma come una schiava e infliggerle la peggiore delle umiliazioni. L’ultima regina d’Egitto preferì la morte.

A questo punto l’autore sorprende i lettori riportandoli alla contemporaneità delle ricerche che si stanno facendo per trovare il luogo di sepoltura di Cleopatra nonché la sua mummia. Eccoci, dunque, agli studi condotti presso Taposiris Magna.

Che dire, quindi, di questo saggio? Sicuramente è uno dei lavori più completi che mi sia capitato di leggere sull’argomento. Si parte dalle origini e si arriva agli studi condotti dagli archeologi per ritrovare il luogo di sepoltura di Cleopatra VII. Ma soprattutto il lavoro di Lorin ha il pregio di offrire molti spunti di riflessione. La schiava dei romani “è stata la regina più colta del mondo di allora ed era in grado di conversare senza l’aiuto di interpreti, con Etiopi, Parti, Arabi, Ebrei, Siriani, Ittiti, Medi e Persiani e riusciva a esprimersi in molte altre lingue oltre a quella egizia, latina e greca: la lingua Koinè!”. Inoltre, lo scrittore aggiunge che “la sua formazione culturale è basata sui testi greci di Omero, le tragedie di Euripide, le storie di Erodoto, le opere di Pindoro, i discorsi di Demostene e lo studio dell’alchimia e dell’astrologia”.

Forse è stato proprio questo aspetto a incutere timore negli uomini di potere occidentali, soprattutto in quelli che non erano abituati a confrontarsi con il sapere e la conoscenza unite a proprietà quali l’intelligenza, la furbizia e la scaltrezza. Chi non rimase affascinato dal carisma di Cleopatra non poté far altro che odiarla o temerla. Ma non è tutto…

Il personaggio di Cleopatra e le sue azioni hanno costruito un vero e proprio mito, che si è rafforzato nella memoria collettiva grazie a mille opere. Si tratta spesso di opere eccessivamente romanzate e che hanno prestato l’orecchio alle dicerie che affondano la loro origine nelle opere degli storiografi imperiali. Quello che è certo è che “la storia di Cleopatra, il mito, la leggenda di Antonio e Cleopatra e il mistero, hanno dato l’immortalità a entrambi, poiché la loro storia suscita interesse ed emozioni diverse a chi, dopo di loro, ancora ne sta parlando”.

Consigli di Lettura

Volete visitare la nuovissima pagina “Consigli di lettura“?

Claudio Lombardelli

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *