Scienza vs Archeologia: la nascita dell’Egittologia molecolare

Nel 2010 è stato pubblicato sulla rivista “Journal of the American Medical Association” (JAMA) l’articolo “Ancestry and Patology in King Tutankhamun’s Family” dove si combinano, sui resti del Faraone Tutankhamon, le analisi del DNA e l’innovativa tecnica radiografica definita Tomografia Computerizzata. Le analisi condotte, oltre a fornire interessanti informazioni sull’albero genealogico e sulla causa della morte del sovrano, hanno contribuito alla nascita di una nuova disciplina: l’Egittologia molecolare.

Articolo pubblicato il 13 Novembre 2017 sulla rubrica “Tesori sotto la sabbia” del sito online www.larotta.it

Che il tuo spirito possa vivere,

che tu che ami Tebe

possa trascorrere milioni di anni

 seduto con il volto rivolto al Vento del Nord,

con gli occhi colmi di felicità.

Iscrizione su una coppa ritrovata nella Tomba di Tutankhamon
Una delle tante angolazioni in cui è stata ritratta la splendida maschera del Faraone Tutankhamon, diventata simbolo dell’Egitto.
Reproduced with permission of the Griffith Institute, University of Oxford

L’utilità di tecniche scientifiche, come radiografie o analisi del DNA (associate ai dati archeologici!) era già nota a partire dagli anni ’90.

Nel 1998, infatti, con una provocatoria analisi del DNA è stato dimostrato che Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti d’America, ebbe una relazione con la schiava Sally Hemings, dalla quale ebbe almeno un figlio.

Mai però, si era pensato di estrarre il DNA da mummie di oltre 3000 anni perché, durante l’estrazione, il materiale genetico potrebbe danneggiarsi o contaminarsi con agenti esterni.

Per questo motivo, l’archeologo Zahi Hawass è sempre stato scettico, ritenendo che la probabilità di ottenere dei campioni utili fosse scarsa per giustificare la manipolazione dei resti di defunti.

Per i quali, invece, si dovrebbe avere il massimo rispetto.

Tuttavia, negli anni, la tecnica ha fatto “passi da gigante” e fu così che nel 2007 è stato condotto, sui resti mummificati del Faraone Tutankhamon, il primo studio genetico e radiografico.

Il tutto è culminato nell’articolo scientifico Ancestry and Patology in King Tutankhamun’s Family pubblicato nel 2010 sulla rivista Journal of the American Medical Association (JAMA).

LA STORIA DI TUTANKHAMON

Tutankhamon è stato un sovrano della XVIII dinastia del quale si avevano poche informazioni: nacque ad Akhetaton (l’odierna Amarna) durante la riforma religiosa di Akhenaton (il Faraone “eretico”), salì sul trono d’Egitto all’età di nove anni e ripristinò il tradizionale culto di Amon riportando, inoltre, la corte a Menfi.

Il Faraone bambino, però, regnò solo per pochissimo tempo, perché morì all’età di 19 anni senza lasciare eredi.

Proprio per spiegare questa morte improvvisa gli egittologi fecero effettuare, nel 1968, una serie di radiografie sui resti del Faraone.

I risultati rilevarono un trauma alla base della nuca.

Quindi, per anni, la teoria più accreditata fu l’omicidio: si credeva infatti che qualcuno a corte, per cancellare definitivamente ogni traccia della riforma religiosa promossa da Akhenaton, avesse ucciso il giovane Faraone.

LE NUOVE ANALISI – IL DNA

Le nuove ricerche sulla mummia di Tutankhamon, che oltre ad analisi genetiche prevedevano la nuovissima tecnica di indagine radiodiagnostica (diagnostica per immagini) Tomografia Computerizzata (TC), non solo aprirono tutto un altro scenario sulla sua morte, ma permisero anche di ricostruire l’albero genealogico del sovrano.

Le analisi genetiche prevedevano, sotto la supervisione del dott. Hawass, il prelievo di campioni di midollo dalla parte più interna delle ossa, dove era impossibile che il materiale genetico si fosse contaminato.

L’albero genealogico di King Tut
Fonte: www.joyita-dutta.blogspot.com

Una volta estratto ed isolato il DNA, bisognava confrontarlo con quello di altre mummie, così da ricostruire la famiglia del Faraone Tutankhamon.

Dallo studio di antichi reperti del periodo amarniano, il padre del giovane sovrano potrebbe essere: Amenothep III, la cui mummia è conservata al Museo del Cairo, Smenkhara i cui resti, al tempo delle analisi (e così ancora oggi!), non sono stati ritrovati e il Faraone “eretico” Akhenaton, la cui mummia non era ancora stata individuata.

Nella Valle dei Re, però, è stata ritrovata una tomba, la KV55, considerata un piccolo nascondiglio di Amarna, perché al suo interno sono stati ritrovati diversi reperti risalenti proprio a quel periodo storico.

Fra questi un sarcofago, volutamente danneggiato, con la maschera strappata ed il cartiglio raschiato, come per cancellarne definitivamente il ricordo.

Questo, insieme ad altri indizi, fanno sospettare che lo “Sconosciuto della KV55” possa essere Akhenaton.

I genetisti hanno estratto il DNA da quest’ultima mummia e da quella di Amenhotep III, confrontando poi il cromosoma Y (che si eredita per via paterna) con quello di Tutankhamon.

Essendo campioni di oltre 3000 anni fa c’è bisogno anche di un’analisi più precisa, normalmente usata dall’FBI, detta fingerprinting del DNA: sui cromosomi vi sono delle particolari regioni in cui la ripetizione delle basi, che compongono il materiale genetico, varia moltissimo da persona a persona.

In individui imparentati fra loro alcune di queste sequenze ripetute coincidono.

Trattandosi di reperti prelevati da persone di tre millenni fa, questa procedura può essere meno rigorosa rispetto ai canoni dell’FBI e quindi, con soli otto picchi coincidenti rispetto ai dieci necessari, gli studiosi possono affermare che Amenothep III è il padre della mummia ritrovata nella KV55.

Con buona probabilità, può essere perciò identificata come il Faraone Akhenaton.

Infine, confrontando il DNA di quest’ultimo con quello di Tutankhamon si è dimostrato che erano padre e figlio e che quindi, Amenhotep III era il nonno del Faraone d’oro.

Ora, bisogna delineare il ramo femminile dell’albero genealogico.

I genetisti si concentrano su due mummie di donna, ritrovate nella tomba KV35 (altra grande cachette dell’antichità), le cui identità erano sconosciute.

Dagli studiosi vengono soprannominate Elder Lady e Younger Lady.

Analizzando il DNA mitocondriale (che si trasmette per via materna) si scoprì che addirittura entrambe le donne erano imparentate con Tutankhamon.

Per scoprirne l’identità è stato prelevato il DNA da altre due mummie già identificate in Yuya e Tuya, storicamente i genitori della Regina Tiy, Grande Sposa Reale di Amenothep III.

La Regina Tiy: a sn la testa conservata al Museo di Berlino e a dx la sua mummia.
Fonte: www.vanillamagazine.it

Con buona probabilità, le analisi individuarono nella bellissima Elder Lady proprio la Regina Tiy, nonna quindi di Tutankhamon.

E la Younger Lady?

Dopo mesi di analisi i genetisti hanno potuto identificarla come la madre del Faraone bambino.

Probabilmente, non ne conosceremo mai l’identità.

Tuttavia, grazie alle moderne tecniche scientifiche associate alle conoscenze archeologiche, è stato possibile ricostruire l’albero genealogico del Faraone Tutankhamon e riunirlo così, finalmente, alla sua famiglia.

LE NUOVE ANALISI – LA TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA

Come detto, però, questo studio si è rivelato molto utile anche per capire come morì il Faraone bambino.

Innanzitutto, una nuova TAC della mummia permise di scoprire che il buco rotondo alla base della nuca, rilevato durante le radiografie del 1968, fu provocato dagli imbalsamatori.

Inoltre, quello che sembrava essere un grumo di sangue, in realtà era soltanto uno spesso strato di resina.

Quindi, nessuno aveva tentato di uccidere il Faraone Tutankhamon.

Ma allora, come morì?

Radiografie effettuate sui resti mummificati di Tutankhamon con l’innovativa Tomografia computerizzata (TC) dimostrarono che quest’ultimo soffriva di piede equino e del Morbo di Kholer, una malattia invalidante e degenerativa che causa la necrosi (o morte) progressiva del tessuto osseo.

1: Come indicato dall’angolo tra l’asse del primo metatarso e la linea tra il punto più basso della tuberosità calcaneare e il punto più basso dell’articolazione calcaneo-cuboidea (angolo di Rocher), l’arco del piede destro è piatto (132°) rispetto a quello sinistro (120°). L’angolo di Rocher di un piede normale è 126°.
2: La posizione supina e ruotata verso l’interno del piede sinistro sono ulteriori caratteristiche del piede torto.
Fonte: Hawass, Z., Gad, Y. Z., Ismail, S., Khairat, R., Fathalla, D., Hasan, N., … & Pusch, C. M. (2010). Ancestry and pathology in King Tutankhamun’s family. Jama, 303(7), 638-647.

3: Le teste di tutte le ossa metatarsali e le articolazioni metatarsali falangee del piede destro sono chiaramente distinguibili e completamente conservate.
4: Nel piede sinistro, la testa del secondo osso metatarsale (punte di freccia gialle) mostra segni di necrosi ossea accompagnati da spostamento anteriore del secondo dito e allargamento del secondo spazio articolare metatarso-falangeo (punte di freccia bianche). La terza testa dell’osso metatarsale è deformata in modo simile (punte di freccia blu), mostrando anche caratteristiche di necrosi ossea. Le teste metatarsali 1, 4 e 5 sono di dimensioni e struttura normali.
Fonte: Hawass, Z., Gad, Y. Z., Ismail, S., Khairat, R., Fathalla, D., Hasan, N., … & Pusch, C. M. (2010). Ancestry and pathology in King Tutankhamun’s family. Jama, 303(7), 638-647.

C: Il piede destro non mostra segni patologici. La seconda testa dell’osso metatarsale mostra segni di necrosi con perdita di sostanza ossea e di tessuti molli (punta di freccia gialla). Il secondo dito del piede sinistro manca della falange media (oligodattilia [ipofalangismo], punta di freccia nera).

D: Il piede destro non presenta reperti patologici. Nel piede sinistro, la seconda testa metatarsale è necrotica (punta di freccia gialla) e al secondo dito manca la falange media (oligodattilia [ipofalangismo], punta di freccia nera), è dislocata anteriormente e la falange distale è sublussata.
Fonte: Hawass, Z., Gad, Y. Z., Ismail, S., Khairat, R., Fathalla, D., Hasan, N., … & Pusch, C. M. (2010). Ancestry and pathology in King Tutankhamun’s family. Jama, 303(7), 638-647.

In effetti, è l’unico Faraone della storia ad essere rappresentato seduto mentre scaglia una freccia. Non solo, ma nella tomba intatta del re sono stati ritrovati centotrenta bastoni, troppi per poter simboleggiare semplicemente il potere del sovrano.

Dunque, il Faraone Tutankhamon non era un agile sovrano, ma un fragile ragazzo claudicante, che aveva bisogno di un bastone per camminare.

LA FINE DI UNA DINASTIA

Inoltre, probabilmente, il triste destino del giovane sovrano era già scritto nei suoi geni.

Infatti, analizzando ulteriormente il DNA della madre di Tutankhamon, gli studiosi si trovarono di fronte ad una sorpresa.

La Younger Lady e la mummia della KV55 erano fratelli.

Tutankhamon, quindi, era figlio di un incesto.

Nell’antichità questa era una pratica abbastanza comune per conservare il potere all’interno della stessa famiglia; però, come sappiamo ormai da anni, il rischio è quello di mettere al mondo individui con tare genetiche che condizioneranno tutta la loro vita.

Come se tutto questo non bastasse, nel materiale genetico del giovane sovrano è stato isolato il DNA del Plasmodium Falciparum, il parassita della malaria.

Tuttavia, poiché sembra che in quegli anni fosse molto comune, diversi studiosi pensano che Tutankhamon ne fosse immune e che non sia questa la causa della morte.

Probabile, ma per un individuo già debilitato da una serie di malattie genetiche, dovute all’incesto dei genitori, un attacco di malaria o una gamba fratturata (rilevata dalla TC e non rimarginata) potrebbe aver sottoposto il fisico ad uno sforzo eccessivo, causando la morte improvvisa del Faraone a soli 19 anni.

Infine, la tomba di Tutankhamon potrebbe celare un altro incesto, chiudendo il cerchio sull’intera storia.

I due piccoli sarcofagi.
Ph. Elena Cappannella

Infatti, le analisi del DNA sui due piccoli feti, ritrovati nell’ultima dimora del Faraone, hanno permesso di identificarli come i figli di Tutankhamon e della mummia femminile ritrovata nella tomba KV21.

Potrebbe essere Ankhesenamon, unica moglie conosciuta di Tutankhamon e sua sorellastra, perché figlia di Akhenaton e Nefertiti.

Ecco che, la conseguenza di un ulteriore incesto non solo ha impedito la nascita di un figlio ed erede, ma anche la fine di un’intera dinastia.

Esattamente il contrario di quello che gli antichi Egizi avrebbero voluto ottenere.

È vero che le analisi scientifiche non danno mai risultati certi al cento per cento così come, però, lo studio di reperti archeologici essendo, questi ultimi, risalenti a migliaia di anni fa.

Tuttavia, l’unione di varie tecniche scientifiche (TC, analisi del DNA, etc) con le deduzioni che derivano dallo studio dei dati storici può fornire un validissimo strumento di analisi.

In merito a ciò, ricordiamo lo studio dei due femori conservati al Museo Egizio di Torino e universalmente attribuiti a Nefertari, Grande Sposa Reale di Ramses II.

Sapendo come, nell’antichità, fosse pratica comune spostare le mummie dalle loro tombe (per salvaguardarle dai profanatori) un’ulteriore conferma, derivante dall’analisi di dati scientifici, può solo che essere utile.

In pratica, la collaborazione fra Scienza ed Archeologia, iniziata nel 2007 e culminata con la nascita dell’Egittologia molecolare, può diventare sempre di più un valido strumento per poter comprendere al meglio la storia dell’Antico Egitto.


Cliccate QUI per leggere tutti i dettagli dell’ultimissimo studio effettuato con la Tomografia Computerizzata sulla mummia del Faraone Amenhotep I!


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Fonti

Elena Cappannella

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