Innamorarsi al tempo degli antichi Egizi

Anche gli antichi Egizi si innamoravano. E, quando ciò accadeva, diventavano anche poeti. Nel suo nuovo libro “Innamorarsi nell’antico Egitto” edito da Harmakis Edizioni, lo scrittore Pietro Testa presenta le tre collezioni principali di poesie d’amore dell’epoca. Alla fine di ognuna, una geniale novità.

Copertina del libro.
Fonte: www.harmakisedizioni.org/

L’amor che move il sole e l’altre stelle” recita l’ultimo verso della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Ed è vero, l’amore è veramente quel meccanismo che regola il mondo e le nostre vite.

E lo ha sempre fatto. Fin dall’antichità.

Sì, non ci si pensa mai abbastanza, ma anche gli uomini del passato provavano sentimenti simili ai nostri e, anche loro, si innamoravano.

Questo discorso vale, ovviamente, anche per gli antichi Egizi.

Il nuovo affascinante e romantico libro di Pietro Testa “Innamorarsi nell’antico Egitto” ha il potere di far riflettere il lettore proprio su questo aspetto.

Perché, come riportato dall’autore nella prefazione del testo, edito da Harmakis Edizioni, quando si parla di questa antica civiltà “in genere si pensa alle piramidi, agli dei e alle mummie, perdendo di vista l’elemento più importante di questa cultura: l’essere umano”.

Nato a Napoli, nel 1943, il prof. Pietro Testa, architetto e socio dell’Associazione Internazionale degli Egittologi, ha partecipato a numerose missioni archeologiche in Egitto; una, anche con la prof.ssa Edda Bresciani a Medinet Madi.

Negli anni, ha messo a frutto tutta la conoscenza acquisita pubblicando diversi saggi sulla storia dell’architettura, la filologia, un romanzo, perfino un libro di grammatica egizia.

Nell’ultimo, “Innamorarsi nell’antico Egitto”, il prof. Testa presenta le traduzioni delle principali collezioni di “poesie d’amore” dell’antico Egitto.

Ebbene sì, quando si innamoravano, gli antichi abitanti della Valle del Nilo potevano diventare anche dei poeti, scrivendo dei componimenti teneri e delicati.

Tre sono le collezioni che compongono questo testo: il papiro Chester Beatty I, il papiro Harris 500 e il papiro di Torino, tutti databili intorno alla XIX dinastia.

In fondo ad ognuna, il prof. Testa ha aggiunto una particolarità.

Considerando già una mossa vincente quella di riunire in un unico testo queste tre collezioni, ritenute dagli studiosi le più sensuali del mondo antico, quella poi di aver riportato anche il testo in geroglifico di ognuna, potrebbe veramente risultare un’idea geniale.

Leggere queste antiche liriche d’amore e osservare i loro segni, infatti, ha il potere di trasportare il lettore in questo fantastico mondo, in quell’epoca particolare, piena di espressioni neo-egiziane importate dai paesi stranieri ma dove, almeno, si parla d’amore.

La forza più potente che esista, attraverso i secoli.

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Elena Cappannella

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