I profumi egizi, precursori delle moderne fragranze

La produzione dei profumi: dalla nascita nei templi, all’importante utilizzo nei riti d’imbalsamazione fino al ruolo assunto nell’igiene personale. Negli anni diventeranno così essenziali da dover creare un’industria tale da fare invidia alla lavorazione moderna.

Vasetti di alabastro per i “sette olii sacri”.
Museo Egizio di Torino. Ph. Elena Cappannella

Il kyphi è un profumo composto da sedici materiali: miele, vino, uva passa, cipero, resina, mirra, legno di rosa. Si aggiungono lentisco, bitume, giunco odoroso, pazienza, ginepro, cardamomo e calamo aromatico, ma non con casualità, bensì secondo le formule indicate nei libri sacri

Plutarco, “Iside e Osiride

La preparazione dei profumi era essenziale per l’antica cultura egizia.

Non è un caso infatti se, in alcune sale del Museo Egizio di Torino, si trovano delle particolari colonnine in cui i visitatori possono annusare le fragranze dell’antico Egitto.

Un vero viaggio sensoriale a 360°.

Una delle particolari colonnine al Museo Egizio di Torino.
Ph. Elena Cappannella

L’origine dei profumi

L’uso dei profumi iniziò probabilmente nei templi dove si usavano in tutti i rituali, come connessione fra uomini e dei.

Accanto ai luoghi di culto erano presenti dei veri e propri laboratori, in cui i sacerdoti ed i loro assistenti si occupavano della preparazione degli aromi da bruciare e degli oli profumati.

Con il passare del tempo, lussi e raffinatezza entrarono anche nelle case degli abitanti del Nilo e così i profumi iniziarono ad essere impiegati per l’igiene personale.

Sembra addirittura che siano stati ritrovati dei deodoranti, preparati con scorze di carruba o farina di avena mescolata a resine profumate. Si otteneva così un composto colloso che veniva spalmato sotto le ascelle e in tutte le parti del corpo che tendono a sudare.

La richiesta di fragranze ed unguenti profumati divenne così molto alta e l’industria che fiorì una vera e propria antenata delle moderne lavorazioni.

La produzione di profumi

Se piante, fiori ed erbe aromatiche venivano pestate, le resine e le gomme erano invece tritate; il tutto veniva poi mescolato in un calderone con miele, vino ed oli, mentre il sacerdote, capo del laboratorio, leggeva le formule dedicate.

A questo punto la miscela veniva colata e si lasciava raffreddare.

Al termine del procedimento, al profumo si sarebbe data la famosa forma conica se, una volta freddo, appariva solido, mentre sarebbe stato conservato in delicati vasetti di alabastro, qualora fosse rimasto liquido.

Se in forma solida al profumo si dava la famosa forma conica.
Fonte: www.tesoridoriente.net

Il Kyphi

Alcuni degli ingredienti utilizzati sono stati riportati dai sacerdoti nelle iscrizioni sulle pareti dei templi; molto conosciute sono per esempio quelle del Tempio di Edfu che potete vedere nella Raccolta Bibliografica, alla sezione Beauty & Cosmetics.

Certo che l’ingrediente più importante, quello che per esempio i cuochi anche oggi tengono ben segreto nelle loro ricette, non è stato riportato.

Veniva trasmesso solo oralmente, rendendo difficile agli studiosi moderni ricreare perfettamente le fragranze dell’antico Egitto.

Difficile, ma NON impossibile!

Infatti, alcuni anni fa un gruppo di ricercatori è riuscito ad ottenere in laboratorio il Kyphi, l’antico profumi dei Faraoni, citato da Plutarco nel suo “Iside e Osiride”.

Secondo l’autore greco tale fragranza era composta da 16 sostanze e sembra avesse il potere di favorire il sonno, spazzare via le preoccupazioni quotidiane, nonché migliorare la vita sessuale dei Faraoni.

L’uso dei profumi nel processo d’imbalsamazione

L’uso dei profumi nell’antico Egitto è altamente variegato; non si può assolutamente dimenticare, fra gli altri, l’importanza che aveva nel processo di mummificazione, altro aspetto basilare della cultura egizia.

Gli antichi abitanti del Nilo credevano, infatti, che se per caso i predatori di tombe avessero mutilato il corpo del defunto, quest’ultimo nell’aldilà avrebbe ritrovato l’eventuale parte mancante proprio grazie agli oli profumati, creati appositamente per lui, con cui si ungevano i resti.

Commercio di profumi

E le materie prime per la produzione di queste meravigliose fragranze?

L’Egitto era ricco delle sostanze necessarie eppure, forse per l’alta richiesta di profumi ed unguenti profumati, alcune mercanzie dovevano essere importate da varie regioni confinanti.

Legni odorosi, oli di pino, mirra, cannella o Balsamo di Giudea venivano direttamente dalla Libia, dal Medio Oriente e dall’Arabia.

Nella storia d’Egitto una grande spinta al commercio di queste materie prime lo ha avuto, senza ombra di dubbio, la spedizione navale nella mitica terra di Punt (regione ancora non del tutto individuata!) sotto il regno della Regina Faraone Hatshepsut.

La spedizione di Punt.
Fonte: www.accademiadelprofumo.it
Il tempio funerario di Hatshepsut (Djeser Djeseru).
Fonte: www.civiltaeterne.it

Questa importante impresa è narrata addirittura sulle pareti del tempio della sovrana a Deir el-Bahari, il Djeser Djeseru.

Una flotta di cinque navi egizie partì da Tebe con un ricchissimo carico di merci di scambio, discese il Mar Rosso e raggiunse la favolosa terra.

Al ritorno, l’approdo a Tebe fu un evento epocale: i vascelli tornarono pieni di avorio, incenso, spezie, pietre e legnami preziosi, pelli pregiate e persino pavoni e scimmie ammaestrate.

Unguenti profumati, oli e coni di profumo, e tutti gli svariati usi di queste fragranze, create magistralmente da un popolo vissuto ben 3000 anni fa (con strumenti dell’epoca peraltro!) sono solo l’ennesimo esempio di ingegno, eccezionale lungimiranza e modernità di questa antica cultura, nata e sviluppatasi nella Valle del Nilo.


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Fonti

Elena Cappannella

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