Flinders Petrie e la corsa contro l’urbanizzazione

Pioniere della metodologia sistematica di scavo, la conservazione dei reperti e conosciuto per la registrazione anche dell’oggetto apparentemente più insignificante, Sir Flinders Petrie è considerato uno dei padri dell’Egittologia. Tanti furono gli scavi diretti dall’egittologo inglese, in una corsa senza fine per recuperare, il più velocemente possibile, tutte le informazioni prima della distruzione causata dall’urbanizzazione e dalla coltivazione.

Sir William Matthew Flinders Petrie
Fonte: scientiantiquitatis.blogspot.com/
Credo che la vera linea di ricerca
risieda nell’annotazione e nel confronto dei più piccoli dettagli
Sir Flinders Petrie

Sir William Matthew Flinders Petrie, nato a Londra il 3 giugno del 1853 e nominato cavaliere nel 1923, prende il nome dal nonno materno (Matthew Flinders) un navigatore britannico, pioniere idrografo ed esploratore dell’Australia e della Tasmania.

Da bambino era fragile e malato e per questo venne educato a casa dalla madre Anne, interessata alla scienza e dal padre William, un ingegnere civile e geometra professionista.

Tra l’insegnamento di materie umanistiche (archeologia, latino e greco) e scientifiche (geometria e trigonometria) i genitori gettarono le basi che portarono Petrie alla carriera di archeologo e agli scavi in Egitto e Palestina.

Diventerà uno dei padri dell’Egittologia, il cui sistematico metodo di scavo, tutt’ora utilizzato, darà un notevole contributo all’archeologia.

Gli inizi e la “magia” in Egitto

Iniziò il suo lavoro in uno dei luoghi più magici dell’Inghilterra, Stonehenge.

La svolta, nella vita di Flinders Petrie, avvenne probabilmente nel 1880.

Fu in quell’anno infatti che, incuriosito dalle particolari teorie dell’astronomo Piazzi Smyth sulle piramidi di Giza, si recò in Egitto insieme a suo padre.

Se da un lato, con le sue misurazioni, Petrie dimostrò che le teorie di Smith erano basate su un errore logico, dall’altro avvenne la “magia”, che solo alcuni luoghi sanno fare: l’inglese si era appassionato all’Egittologia.

Fu in quest’occasione che descrisse l’Egitto come “una casa in fiamme” e sentì che era suo dovere recuperare, il più velocemente possibile, tutte le informazioni prima della distruzione causata dall’urbanizzazione e dalla coltivazione.

Iniziò così a lavorare per l’Egypt Exploration Fund e, nel 1884, nel tempio di Tanis, scoprì dei frammenti di una colossale statua di Ramses II.

Nel 1890 Petrie fece il suo primo viaggio in Palestina a Tell el-Hesi e, in sole sei settimane, individuò una serie di abitazioni che gli permisero di applicare il metodo stratigrafico. Lo stesso eseguito, per la prima volta, da Schliemann sulla collina di Hissarlik alla ricerca della mitica città di Troia.

Questi studi contribuirono allo sviluppo della moderna archeologica, dove l’esame dei livelli successivi del sito, ottenendo manufatti datati e correlati fra loro, è ormai all’ordine del giorno.

Tell-el-Amarna

In quegli stessi anni Petrie effettuò importanti scoperte al sito di Al Fayyum e nell’anno successivo lavorò al tempio di Aton a Tell-el-Amarna, scoprendo un pavimento del Nuovo Regno di 28 m2 dipinto con scene floreali e di caccia. Divenne un’attrazione turistica ma, poiché non c’era accesso diretto al sito, i turisti distrussero i campi vicini per raggiungerlo. I contadini locali, così, decisero di deturpare i dipinti e, se oggi possiamo apprezzarne la bellezza, è solo grazie alle copie di Flinders Petrie.

Nel 1892 gli venne assegnata la cattedra Edwards di Archeologia egizia e filologia finanziata in quell’anno a seguito di un lascito della scrittrice Amelia Edwards, sua strenua sostenitrice.

Nel 1894 Petrie fondò poi l’Egyptian Research Account, che nel 1905 divenne la British School of Archaeology.

La Stele di Merenptah

La sua scoperta più importante, definita così dallo stesso archeologo inglese, avvenne a Luxor nel 1896.

La Stele di Merenptah
Fonte: www.newworldencyclopedia.org

Fu in questo sito archeologico che portò alla luce, infatti, la Stele di Merenptah, una lastra di granito nero, alta oltre 3 metri. Scolpita nel V anno di regno del Faraone Merenptah, successore di Ramses il Grande, è un resoconto della vittoria del sovrano sui libici e i loro alleati, ma le ultime tre delle 28 righe trattano di una campagna separata in Canaan, allora parte dei possedimenti imperiali dell’Egitto.

Methods and Aims in Archeology

Nel 1904 scrisse Methods and Aims in Archeology testo conclusivo del suo lavoro, dove definì obiettivi e metodi della sua professione insieme agli aspetti più pratici dell’archeologia, come i dettagli dello scavo.

Methods and Aims in Archaeology – W.M. Flienders Petrie
Fonte: www.lafeltrinelli.it

Nell’inverno del 1905 Petrie condusse degli scavi nella Penisola del Sinai e precisamente a Serabit el-Khadim. Qui, portò alla luce una serie di iscrizioni in geroglifico e alfabeto semitico che, probabilmente, rappresentava una scrittura proto-sinaitica.

Con molta probabilità, Petrie aveva scoperto l’antenato di quasi tutte le scritture alfabetiche.

Su richiesta dell’American School of Research dal 1927 fino al 1938 (quando aveva ben 85 anni) condusse una serie di scavi in Palestina, sempre a Tell el-Hesi, dove scoprì le rovine di ben 10 città.

L’eredità di Sir Flinders Petrie

Nel 1933, ritiratosi dalla sua cattedra, si trasferì definitivamente a Gerusalemme, dove morì nel 1942 ad 89 anni.

L’archeologo inglese Flinders Petrie ha lasciato al mondo dell’archeologia un nuovo metodo di scavo e di datazione di un sito collegando gli stili delle ceramiche ritrovate con i periodi storici.

Agli appassionati ha regalato migliaia di manufatti ritrovati negli innumerevoli scavi e che oggi sono conservati nei musei di tutto il mondo.

Last, but not least Sir William Matthew Flinders Petrie contribuì a formare molti dei migliori archeologi della sua epoca.

Fra tutti, non possiamo non menzionare uno dei suoi tirocinanti: l’inglese Howard Carter, futuro protagonista della scoperta della tomba del Faraone Tutankhamon.

Fonte

Personalità

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Elena Cappannella

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