L’Italia e lo stretto legame con l’Egitto

Stiamo vivendo un momento storico in cui non si parla d’altro che di crisi economica e in cui si nota una profonda sfiducia nell’Italia e negli italiani, proprio da parte degli italiani stessi. E’ importante, perciò, risollevare l’orgoglio Nazionale. Lo faremo descrivendo il filo strettissimo che collega l’Italia all’antico Egitto attraverso le storie di alcuni grandi italiani che hanno letteralmente portato l’Egitto in Italia.

Articolo pubblicato il 21 luglio 2016 sul sito online www.radiogiornale.info

E’ d’obbligo iniziare questa brevissima carrellata con Ippolito Rosellini considerato, di fatto, il padre fondatore dell’Egittologia italiana.

Nato a Pisa nel 1800 diresse, a soli 28 anni, insieme all’ egittologo francese Jean François Champollion (il primo che ha decifrato i geroglifici), la celebre spedizione franco-toscana in Egitto e Nubia.

Tutti i reperti rinvenuti vennero divisi equamente tra lo Stato francese e il Granducato di Toscana, andando così a costituire i nuclei principali del Museo Egizio di Firenze.

Fabrizio Sergio Donadoni, nato a Palermo il 13 ottobre 1914, ha condotto nove spedizioni, per conto delle Università di Roma e Milano, nell’ambito della collaborazione internazionale per il salvataggio dei templi egizi dovuto alla creazione della Diga di Assuan.

A queste sono da aggiungerne altre quattro organizzate dal Museo egizio di Torino.

Partecipò inoltre al salvataggio del Tempio rupestre di Ellesija e a quello di Abu Simbel.

Quest’ultimo è, sicuramente, il salvataggio più conosciuto: un progetto svedese che durò dal 1964 al 1968 e che impiegò oltre duemila uomini, guidati da un gruppo di esperti cavatori di marmo italiani, provenienti da Carrara (MS) e Mazzano (BS), tanto per restare in tema!

Il tempio di Abu Simbel fu scoperto il 22 marzo 1813 dallo svizzero Johann Ludwig Burckhardt, quasi completamente ricoperto di sabbia.

Fu, invece, violato per la prima volta il 1º agosto 1817 da un’altro grande archeologo, il prossimo nel nostro viaggio fra le eccellenze italiane: Giovanni Battista Belzoni.

Nato nel 1778, è considerato una delle figure di primo piano dell’Egittologia mondiale; grande esploratore, compì scavi a Karnak, portando alla luce numerose statue e scoprì la tomba del Faraone Ay.

Alla fine della sua avventura egiziana, oltre alle varie altre scoperte, portò alla luce ben otto tombe nella sola Valle dei Re (dove in totale, a tutt’oggi, ne sono state scoperte 63).

Sicuramente, la scoperta d’importanza mondiale è quella della tomba del Faraone Seti I, una delle più belle della Valle dei Re.

Nel 1815, Belzoni strinse amicizia con un altro esploratore italiano, il genovese Giovanni Battista Caviglia.

Il suo nome è legato principalmente ai grandi lavori che permisero di dissotterrare la sfinge di Giza vicino al Cairo ed alla piramide di Cheope, dove fece importanti scoperte, tra le quali il corridoio discendente, la parte inferiore del pozzo di servizio e l’incompiuta camera sotterranea.

E’ obbligatorio concludere con uno degli egittologi sicuramente più importanti della storia italiana, colui che ha fatto sì che l’Italia diventasse uno dei paesi con più reperti egizi al mondo: Ernesto Schiaparelli.

Dal 1894 e fino al 1928, anno della morte, diresse il Museo egizio di Torino, avviando nuove acquisizioni e conducendo importanti campagne di scavi in Egitto.

Intorno agli anni trenta del ‘900, la collezione arrivò così a contare oltre 30.000 pezzi, testimonianza di tutti i più importanti aspetti dell’Antico Egitto, dagli splendori delle arti agli oggetti comuni di uso quotidiano.

Ad oggi, il Museo Egizio di Torino è considerato, per valore e quantità dei reperti, il secondo al mondo, dopo quello del Cairo!

Tra le missioni condotte da Schiaparelli vale la pena ricordare la scoperta, nel 1904, della splendida tomba di Nefertari, Grande Sposa Reale di Ramesse II, tra le più belle della Valle delle Regine.

Nel 1906, nella necropoli di Tebe (Deir el-Medina), venne invece scoperta la tomba dell’architetto reale Kha e sua moglie Merit, perfettamente intatta.

Il ricco corredo funerario è splendidamente conservato al Museo Egizio di Torino.

Il legame con l’antico Egitto non si è esaurito nell’800-‘900.

Come non ricordare Francesco Tiradritti, che, dal 1995, dirige la Missione Archeologica Italiana a Luxor attiva presso il complesso funerario di Harwa e Akhimenru?

Oppure Christian Greco, classe 1975, attuale Direttore del Museo Egizio di Torino?

Ovviamente, le eccellenze Italiane non si trovano solo nel campo dell’Egittologia.

Dobbiamo solo scoprirle, rivalutarle e promuoverle. Ognuno di noi è un’eccellenza, nel proprio campo!

Crediamoci e diventeremo grandi, come questi esempi del passato!


Volete scoprire tante altre curiosità su questi importanti egittologi italiani? Visitate le nostra Raccolta Bibliografica alla sezione Egittologi italiani attraverso i secoli.

Elena Cappannella

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