Egitto: ricordi ed emozioni di un viaggio da favola

Ricordi ed emozioni del mio primo viaggio in Egitto. Dove tutto ha avuto inizio.

Articolo pubblicato il 26 Gennaio 2016 sul sito online www.radiogiornale.info

Nilo.
Ph. Elena Cappannella

Parlando dell’Egitto è impossibile non pensare a parole come magia, mistero, magnificenza.

Impossibile non rimanere affascinati da gioielli, affreschi, dalla grandezza di monumenti, statue, obelischi…dal Nilo.

La prima emozione – il Nilo

E proprio “Il Grande Fiume” (6671 Km di lunghezza e 2830 m3/s di portata!!!!) è il primo ricordo che ho del mio unico viaggio in Egitto.

Entrando nella stanza dell’albergo la prima cosa che si notava era l’enorme finestra che poteva affacciarsi soltanto sul fiume che sognavo di vedere da una vita.

Era fantastico, enorme e, nonostante oggi sia molto diverso rispetto ai tempi antichi (il progresso è arrivato anche qui, purtroppo!), a me sembrava una delle cose più belle che avessi mai visto.

Erodoto disse: “L’Egitto è un dono del Nilo.

L’ho sempre saputo, ma solo guardandolo, e guardandolo a lungo, enormemente emozionata, mi resi conto di quanto erano veritiere quelle parole.

E perché gli Egizi lo considerassero alla stregua di un Dio.

Un dono si, perché le inondazioni periodiche lasciavano il limo, fertilizzante naturale, ma è un fiume talmente grande, che sarebbe bastata una piena troppo abbondante da spazzare via tutto: argini, canali, raccolti e abitazioni.

Era veramente una delle cose più belle che avessi mai visto!

Finché, il giorno dopo, non entrai in un luogo che custodiva, tutti insieme, la maggior parte degli oggetti che, fino a quel momento, avevo visto solo in fotografia.

Il Museo Egizio del Cairo

Il Museo del Cairo.
Fonte: viaggi.fidelityhouse.eu

Rispetto e soggezione sono state le emozioni ricorrenti che hanno caratterizzato l’intera visita e che, ad ogni sala che attraversavo, statua, gioiello, manufatto che osservavo, aumentavano d’intensità in maniera quasi sconvolgente.

Sapevo benissimo, infatti, di trovarmi di fronte ad un popolo talmente grande, talmente moderno, in tutto e non solo rispetto ai suoi contemporanei, ma anche rispetto a coloro che vennero in futuro e, forse, anche agli attuali.

Il piano terra

Al piano terra gli oggetti sono esposti in ordine cronologico, dall’Antico Regno fino all’Epoca Greco-Romana.

All’entrata si trova una copia della Stele di Rosetta, reperto cardine dell’Egittologia, perché fornì la chiave per risolvere l’enigma della scrittura geroglifica e, da questa, l’intera cultura egizia.

Appena la vidi, capii che, finalmente, uno dei sogni della mia vita stava per essere realizzato: alcuni degli oggetti più belli dell’Antico Egitto erano lì, davanti a me, separati solo da una teca di vetro.

Mi sembrava un miracolo! Ancora oggi, non riesco a crederci!

E’ assolutamente impossibile poter descrivere tutti i reperti raccolti all’interno che, tra l’altro, sono soltanto una piccolissima parte di quelli contenuti nel magazzino.

Un aneddoto, che merita di essere raccontato, riguarda un esempio della magnificenza che gli antichi Egizi erano riusciti a raggiungere e che mi è rimasto impresso.

Attraversando le prime sale fra statue, sarcofaghi e barche funerarie, mi trovai di fronte a quella che sembrava una parete ai cui lati si aprivano due scalinate che portavano ad un salone pieno di altri fantastici oggetti.

A metà gradinata mi accorsi che quella che prima pensavo fosse una parete era tutt’altro: si perché di fianco a me c’era un enorme gamba in pietra!

Alzai gli occhi e….beh dovetti scendere l’intera scalinata per riuscire a vedere l’enorme scultura: si trattava dell’imponente gruppo colossale che ritrae Amenhotep III, la regina Tiy, sua sposa, e le loro figlie.

Statua del Faraone Amenothep III e della Regina Tiy.
Fonte: www.emotoursegypt.com

Attraversai le Gallerie dell’Antico Regno, sempre più frastornata dalla grande quantità e bellezza dei vari reperti, fra cui tre statue raffiguranti il Faraone Micerino, costruttore di una delle tre piramidi di Giza, e il Faraone Chefren in una statua in diorite di dimensioni maggiori al naturale.

La Galleria Amaniana, dove sono esposti suppellettili del tempo di Akhenaton, il “re eretico”, fino a raggiungere la scalinata che porta al piano superiore.

Il primo piano

Il primo piano del Museo raccoglie i reperti probabilmente più famosi, che facevano parte del corredo funerario del Faraone Tutankhamon, passato alla storia perchè la sua è l’unica tomba scoperta quasi totalmente intatta nel 1922 dall’inglese Howard Carter. Sono quasi 1700 oggetti che occupano cinque enormi sale!

  • La Sala delle Mummie e la Mummia di Ramesse II

Tuttavia, prima di entrare in queste sale, si accede alla Sala delle Mummie. Fra le tante una teca, con una mummia che riconobbi immediatamente: Ramesse II.

La mummia di Ramses II.
Fonte: www.repubblica.it

E lì mi fermai, per dei lunghissimi minuti, rapita. Non è semplice spiegare le sensazioni che provai: sicuramente sono di parte, la sua è, tra l’altro, la parte di storia egizia che preferisco, ma è impossibile non sentirsi piccoli di fronte a lui, nonostante sia morto da almeno 4000 anni.

Si dice fosse un uomo molto carismatico e volitivo, vissuto fino a 90 anni, caso più unico che raro in quei tempi, e condusse l’Egitto al massimo splendore nei suoi 67 anni di regno.

E’ stato, se non l’unico, uno dei sovrani più importanti, non solo della storia d’Egitto, ma di tutta la storia!

Dalla mummia traspare tutta la sua grandezza, la sua forza, nonchè il carisma: immaginate…si, immaginate anche solo per un attimo, cosa poteva emanare Ramesse “Il Grande” quando era in vita, se tutto questo è quello che si sente di fronte alla sua mummia!

Tanto ci sarebbe da dire su questo sovrano, sulla sua vita, sulle sue mogli, soprattutto la “Grande Sposa Reale” Nefertari, sugli innumerevoli monumenti da lui fatti costruire che riempiono l’Egitto…ma questa, è un’altra storia.

  • Le sale del Faraone Tutankhamon

Vedo cose meravigliose!” Queste furono le parole dell’archeologo Howard Carter quando vide per la prima volta l’interno della tomba di Tutankhamon; ed in effetti, considerando che all’apertura si trovò di fronte a quasi seimila oggetti, dei quali la maggior parte era d’oro, non poteva essere diversamente.

Ingresso ricostruzione camera sarcofago.
Ph. Elena Cappannella

La scoperta includeva artefatti di uso quotidiano come letti, catafalchi, sarcofaghi, cocchi, cofani, giochi, sedie, sgabelli, brocche per il vino e cestini per il cibo, archi, frecce, spade, nonchè un trono, statue divine, umane, animali, arnesi, gioielli e via dicendo.

Grazie a questa scoperta abbiamo potuto conoscere tante informazioni a proposito della vita privata del re, come la sua passione per la caccia, la sua felice unione con la moglie, Ankhesenamon e le relazioni con i suoi alti ufficiali che gli offrivano statuette che avrebbero dovuto lavorare al posto del defunto nell’oltretomba.

La curiosità era, a questo punto, il sentimento che mi dominava: curiosità di vedere tutti i reperti esposti, alcuni d’oro massiccio, altri di legno placcato d’oro, magnifici esempi dell’abilità raggiunta nell’oreficeria.

Non mi aspettavo, però, un tale spettacolo; sapevo che erano belli certo, attraverso le foto. Ma “bello” non è un aggettivo sufficiente a descrivere tutti quegli oggetti; le foto non gli rendevano giustizia! Il tutto si dimostrò assolutamente magnifico, oltre ogni aspettativa!

All’entrata delle sale del museo, adibite a raccogliere questi tesori, si è accolti da due statue rivestite d’oro raffiguranti il Faraone che, in origine, si trovavano all’entrata della tomba con lo scopo di salvaguardare il corredo funerario.

Scrigno di Anubi (centro), santuario con i vasi canopi (dx) e catafalco (sn).
Ph. Elena Cappannella

Notevole è anche il grande santuario in oro, con, ai lati, quattro dee (Iside, Neith, Nefti e Serqet), che proteggono nel loro abbraccio il cofanetto d’alabastro contenente i vasi canopi, anch’essi in alabastro, di cui si ravvisano i quattro coperchi che riproducono le fattezze di Tutankhamon e che erano utilizzati per accogliere le viscere del faraone.

Uno dei pezzi più raffinati è senza alcun dubbio il cosiddetto Trono d’Oro.

Il trono di Tutankhamon.
Ph. Elena Cappannella

Alto 1,04 metri, è in realtà un’elaborata poltrona di legno con intarsi in oro e argento, vetro colorato e pietre dure. Le gambe a forma di zampe d’animale sono di un tipo che risale al disegno dei primi mobili egizi; hanno una forma leonina, tema che continua nelle teste di leone che sporgono sul lato frontale.

L’elemento più importante di questo trono è lo schienale curvo, con scene decorate della regina che cosparge il giovane marito di unguento profumato all’interno di un padiglione floreale, sormontati da un sole rappresentato, secondo l’iconografia amarniana, con un disco da cui partono raggi che terminano con mani.

Nonostante la bellezza di tutte le suppellettili presenti in queste sale, di cui le precedenti sono solo una piccola parte, vorrei soffermarmi su una sorprendente teca che conteneva diversi gioielli come bracciali, anelli, orecchini e pettorali dell’epoca.

Con l’eccezione di questi ultimi, non mi sarei stupita di ritrovare tutti gli altri monili che osservavo in una delle nostre bancarelle ai mercatini; quasi 4000 anni dopo!

Avevo davanti agli occhi un sorprendente esempio della loro modernità!

Nella quarta sala dedicata al Faraone Tutankhamon si apre una porta che conduce ad una piccola stanza, priva di finestre e, all’inizio, decisamente buia; vi sono esclusivamente dei faretti posizionati in punti strategici.

Nonostante le dimensioni ridotte della stanza è, senza dubbio, la più bella del museo, che contiene il reperto simbolo dell’Antico Egitto.

Appena entrati si notano due dei tre sarcofaghi antropoidi interni: il mediano, di legno laminato d’oro e intarsiato di pietre dure, e il più interno, a mo’ di matriosca, d’oro massiccio del peso di 200 chilogrammi circa. Quest’ultimo, il più prezioso, racchiudeva il corpo di Tutankhamon.

La straordinaria maschera funeraria era esposta al centro della sala, fra i due sarcofaghi.

Maschera funeraria di Tutankhamon.
Ph. Elena Cappannella

I faretti erano posizionati sia sotto i due sarcofaghi, che sotto la maschera: questo fa sì che, miracolosamente, la stanza risulta illuminata solamente dall’oro di questi oggetti che riflette la luce proveniente dai faretti, creando un effetto assolutamente emozionante surreale!

Questo, però, lo notai solo dopo; si perché la mia attenzione era interamente concentrata sull’eccezionale maschera d’oro massiccio e pietre preziose che riproduce, più o meno fedelmente, le fattezze del faraone.

Ciò che mi ha colpito e che è indice dell’abilità degli orefici di quel periodo, è lo sguardo; estremamente vivo ed espressivo e, soprattutto, magnetico. Tutte le foto del mondo non riescono a rendere questa caratteristica, ma io non riuscivo a distogliere lo sguardo!

Sarei rimasta lì per giorni, mesi, come in un sogno.

Invece dovetti, a malincuore, lasciare quella stanza, l’ultima del museo concludendo, così, la visita e costringermi a tornare alla vita reale.

Smetterà mai di stupirci quanto trascorre velocemente il tempo quando stiamo bene?

Guardai l’orologio e vidi che, dalle nove che ero entrata, ora era quasi l’una! A me sembrava passata solo un ora!

Felicità e tranquillità lasciarono il posto ad una fortissima nostalgia, avrei ricominciato la visita mille e ancora mille volte.

Lasciai il Museo del Cairo con una maggiore consapevolezza, nonostante fossi abbastanza preparata, della grandezza di un popolo vissuto così tanti anni fa.

Ne uscii anche con la speranza di poter tornare, un giorno, a visitare tutti gli altri monumenti di questa affascinante cultura.

Quattro anni fa ci sono andata vicino, vicinissimo…..mancava solo una settimana alla partenza: crociera sul Nilo.

La rivoluzione mi ha strappato questo sogno dalle mani.

Elena Cappannella

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