Dopo oltre 100 anni torna alla luce un Tempio del Sole ad Abu Ghurab

I Faraoni della V dinastia costruirono ben sei Templi del Sole, ma solo due sono stati ritrovati. Uno, scoperto nel 1960, onora Userkaf, il primo re della dinastia. L’altro, scavato nel 1898, è il tempio di Nyuserra. Recenti scoperte proprio sotto quest’ultimo hanno portato alla luce delle interessanti novità.

Il tempio ritrovato dai ricercatori ad Abu Ghurab.
Fonte: www.smithsonianmag.com

I Templi del Sole

I Faraoni della V dinastia costruirono dei particolari monumenti, i cosiddetti Templi del Sole.

Questi erano dedicati al culto del dio del sole Ra e, nel contempo, attraverso il tempio il re legittimava il suo potere e si presentava come l’unico figlio del dio sole sulla Terra.

Quindi, indirettamente, lo scopo principale dell’edificio era quello di essere il luogo per la deificazione del re vivente.

Fonti storiche suggeriscono che in Egitto vennero costruiti ben sei Templi del Sole ma, finora, solo due erano stati portati alla luce.

Uno, scoperto nel 1960, onora Userkaf, il primo re della V dinastia. L’altro, scavato nel 1898, è il tempio di Nyuserra (2400-2370 a.C.), sesto re della medesima dinastia.

Dalle stesse fonti sappiamo che questi monumenti sono stati tutti costruiti intorno ad Abu Ghurab. a circa 12 miglia a sud del Cairo.

La scoperta di un “nuovo” tempio

Ed è proprio in questa zona che, recentemente, gli archeologi hanno ritrovato quello che sembra essere uno dei Templi del Sole “perduti”, risalente alla metà del XXV secolo a.C.

Proprio sotto al tempio di Nyuserra.

Massimiliano Nuzzolo, co-direttore della missione, in una e-mail alla CNN ha spiegato che gli archeologi del XIX secolo scavarono solo una piccolissima parte di questo edificio in mattoni di fango (sotto il tempio di pietra!), concludendo che questa era una precedente fase di costruzione dello stesso tempio.

I recenti scavi, che fanno parte di una missione congiunta dell’Università di Napoli L’Orientale con l’Accademia Polacca delle Scienze, mettono in luce un’altra possibilità.

Il tempio in mattoni di fango è un edificio completamente diverso, eretto anni prima di Nyuserra.

Il team di ricercatori ha trovato dozzine di barattoli di birra intatti durante lo scavo.

Uno dei vasi ritrovati.
Fonte: edition.cnn.com

Alcuni dei vasi sono pieni di fango rituale, che è stato usato solo in specifici riti religiosi e la ceramica è stata appunto datata alla metà del XXV secolo a.C., una generazione o due prima di Nyuserra.

I reperti ritrovati includono anche sigilli (forse tappi per barattoli) incisi con nomi di re che governarono prima di Nyuserra, nonché le basi di due colonne calcaree che facevano parte di un grande portico d’ingresso.

Secondo il Dott. Nuzzolo, il semplice fatto che ci sia un ingresso così monumentale indicherebbe la presenza di un nuovo edificio; più antico.

Non solo, ma dagli scavi sembra che l’intero monumento avesse delle dimensioni impressionanti, che poi è stato distrutto dal Faraone Nyuserra per costruire il proprio Tempio del Sole.

Le ipotesi

I ricercatori sono certi che il tempio sottostante non sia stato costruito dallo stesso sovrano, in quanto non sono note situazioni in cui un re abbia fatto costruire templi di mattoni di fango prima e poi ricostruiti in pietra.

Di solito succede che quando un re, per qualche motivo, ha fretta costruisce il monumento in mattoni di fango con elementi chiave in pietra“, ha detto infatti Massimiliano Nuzzolo.

Tale modalità di costruzione potrebbe anche aver facilitato la scomparsa dei templi nel corso dei secoli, come successo a molti altri monumenti egizi costruiti con lo stesso deperibile materiale.

Non solo, ma c’è anche da considerare che un edificio in mattoni di fango può essere facilmente demolito e “nascosto” sotto altre costruzioni.

Come un altro Tempio del Sole in pietra, per esempio!

Ovviamente, gli scavi proseguiranno per capire non solo quale re sia responsabile della costruzione di questo antico tempio ma, attraverso lo studio della ceramica ritrovata, il team di ricercatori spera di ottenere informazioni sulla vita che le persone dell’epoca conducevano.

Fonti

Elena Cappannella

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