Pubblicato lo studio pilota su una mummia di 4.000 anni fa

Il 12 giugno la rivista Journal of Archaeological Science ha pubblicato l’interessante studio pilota, condotto dall’Università di Torino, con importanti informazioni molecolari su una mummia egizia di oltre 4.000 anni.

Beatrice Demarchi, professoressa del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino:

“Questo ci consentirà di ottenere preziose informazioni sullo stile di vita, incluso lo stato di salute o la presenza di patologie, e sull’evoluzione delle pratiche di imbalsamazione a partire dalle epoche Predinastiche fino all’età Tolemaica”.

In alto: parte posteriore del cranio, con i capelli disposti in una piccola piega.
In basso: dettaglio del cranio, del cuoio capelluto e del punto di campionamento.
Fonte: B.Demarchi et al., 2020, Journal of Archaeological Science

Le analisi con la nuova membrana (EVA)

I ricercatori dell’Università di Torino, alla guida di un team internazionale, hanno analizzato i resti mummificati di una giovane donna, vissuta a Gebelein (Alto Egitto), più di 4.000 anni fa.

La mummia, rinvenuta durante gli scavi condotti dalla Missione Archeologica Italiana (M.A.I.), era conservata presso il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (MAET).

In questo studio, è stata sottoposta ad analisi di spettrometria di massa e cromatografia liquida, utilizzando una particolare membrana di etilen vinil acetato (EVA).

Questa particolare tecnologia, sviluppata dal Politecnico di Milano e da Spectrophon Ltd, si basa sul contatto diretto tra la pelle della mummia e la membrana.

Il tutto con lo scopo di estrarre le proteine presenti sulla superficie in modo non invasivo.

L’integrità del reperto storico può essere così salvaguardata.

Questa analisi risulta essere estremamente innovativa.

Infatti, in precedenti studi si era sì utilizzato il supporto per analizzare materiali storici, quali manoscritti, tessuti e dipinti; ma mai prima d’ora su reperti così antichi.

I risultati dell’innovativa analisi

Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori guidato dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, ha permesso di sequenziare cheratina e collagene, proteine rinvenute sulla pelle mummificata.

Non solo, ma hanno anche caratterizzato il microbioma presente sulla superficie della mummia, individuando così potenziali batteri e funghi, responsabili del degrado del reperto.

Quest’ultimo risulta essere un dato estremamente importante per progettare, in futuro, il monitoraggio dello stato di conservazione dei resti.

Il team, che comprende anche gli studiosi del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione e dell’Open Access lab di Spettrometria di Massa, è riuscito anche ad ottenere dettagli inediti sui processi di mummificazione.

Grazie anche alla collaborazione con l’Università di Pisa, infatti, si sono individuate tracce di una particolare resina, la Pinaceae, sulla pelle e sui tessuti che rivestivano il corpo.

Questi risultati sono particolarmente interessanti in quanto permettono di colmare alcune nostre lacune riguardo al procedimento d’imbalsamazione durante le prime dinastie dell’Antico Regno.

Il presente studio, pubblicato sulla rivista Journal of Archaeological Science, fornisce dati sulle materie prime utilizzate per la sepoltura riservata alla giovane donna.

Quest’ultima, forse, era di un rango medio-alto e vissuta in una delle province più importanti dell’Alto Egitto.

Secondo la Prof.ssa Demarchi del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi sarebbe interessante analizzare, con la medesima tecnologia, l’intera collezione di mummie custodite presso il MAET.

Ciò permetterebbe di ottenere numerose informazioni non solo sullo stile di vita, ma soprattutto sull’evoluzione delle tecniche di mummificazione dall’epoca Predinastica fino ad arrivare all’età Tolemaica.


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Aggiornamento: è stato recentemente pubblicato un nuovo studio sull’innovativa analisi non distruttiva chiamata EPR per studiare i balsami di mummificazione.

Fonti

  • B.Demarchi et al., 2020, Never boring: Non-invasive palaeoproteomics of mummified human skin, Journal of Archaeological Science

Elena Cappannella

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