Scoperta una nuova camera nel laboratorio di mummificazione a Saqqara

Lo scorso 3 maggio hanno annunciato la scoperta di una nuova camera sepolcrale nel laboratorio di mummificazione a Saqqara. Inoltre, hanno riferito i risultati delle analisi condotte sulla maschera d’argento dorata e sugli oli scoperti nel 2018.

Saqqara.
Fonte: pagina Facebook MoA

Nel luglio di due anni fa, il dr. Khaled El Enany, Ministro del Turismo e delle Antichità, annunciò la scoperta di un enorme complesso di mummificazione, risalente alla XXVI dinastia.

Il sito era composto da un laboratorio, una cachette di ceramica di Embalmer ed un pozzo di sepoltura comune.

Il pozzo, con apparentemente cinque camere sepolcrali, conteneva 54 mummie, una dozzina di vasi canopi di alabastro, ushabti e, soprattutto, una rara maschera d’argento dorata, oggetto di studi negli anni successivi.

Questo ritrovamento fu talmente importante che Archeology Magazine and Heritage Daily lo annoverò fra le prime dieci scoperte del 2018.

La scoperta della sesta camera sepolcrale

La camera.
Fonte: pagina Facebook MoA

In questi due anni, i lavori di scavo, condotti dalla missione egiziana-tedesca dell’Università di Tubinga, sono continuati.

Il 3 maggio è stata annunciata la scoperta di una sesta camera sepolcrale, nascosta dietro un muro, che va ad aggiungersi alle altre all’interno del pozzo.

Il segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità, dr. Mostafa Waziri, ha annunciato che, all’interno di questa nuova stanza, sono state trovate quattro bare in legno malamente conservate.

Fra queste, una ha attirato l’attenzione degli studiosi.

Uno dei sarcofagi in legno.
Fonte: pagina Facebook MoA

Il dr. Ramadan Badry Hussein, direttore del Saqqara Saite Tombs Project e professore dell’Università di Tubinga, infatti, ha spiegato che questa sepoltura, appartenente ad una donna chiamata Didibastet, conteneva addirittura sei vasi canopi.

Ciò è totalmente anomalo e va contro ogni uso dell’antica arte della mummificazione, almeno quella finora conosciuta, che prevedeva la conservazione di quattro organi interni: fegato, polmoni, intestino e stomaco.

Una volta prelevati, li imbalsamavano e conservavano in quattro contenitori, posti sotto la protezione delle quattro divinità, conosciute come I Quattro Figli di Horus.

Vaso canopo.
Fonte: pagina Facebook MoA

Ovviamente, la missione ha immediatamente analizzato il contenuto dei due vasi canopi extra, utilizzando la tomografia computerizzata (TC). Inaspettatamente, l’analisi preliminare delle immagini ha indicato che questi contenevano tessuti umani.

Questo significa che il processo di mummificazione applicato a Didibastet era di un tipo molto speciale, che prevedeva la conservazione di sei organi. Il radiologo della missione sta conducendo successive analisi per capire di quali organi si tratta.

Il prof. Hussein ha altresì riferito che, dallo studio delle iscrizioni sui sarcofagi scoperti nel 2018, hanno identificato i defunti: sono sacerdoti e sacerdotesse di una misteriosa dea-serpente, Niut-Shaes, talmente importante durante la XXVI dinastia che, sembra, le avessero dedicato un tempio nella città amministrativa di Memphis.

I risultati degli studi condotti sulla maschera e sugli oli

Maschera d’argento.
Fonte: mediterraneoantico.it

Inoltre, sono stati annunciati i risultati degli studi condotti sulla maschera d’argento dorata, scoperta sulla mummia di una sacerdotessa, e sugli oli e resine ritrovati all’interno di tazze, ciotole e vasi nel laboratorio di mummificazione.

La fluorescenza a raggi X, analisi non invasiva che ha riguardato il primo reperto, ha determinato la purezza dell’argento addirittura al 99.07%, dimostrando l’eccezionalità della maschera, la prima ritrovata in Egitto dal 1939.

Infine, i primi risultati dei test chimici sugli oli e le resine ritrovati, condotti da un team internazionale di archeologi e chimici delle Università di Tubinga e di Monaco e del CNR egiziano del Cairo, hanno fornito un elenco di sostanze di mummificazione: catrame, olio di cedro, resina di cedro, resina di pistacchio, cera d’api, grasso animale e, forse, olio d’oliva e di ginepro.

Sembra che il team stia lavorando ad una pubblicazione scientifica che racchiuderà tutti questi risultati.

Il comunicato termina con l’annuncio dell’interruzione delle indagini che riprenderanno nell’inverno del 2020.

Chissà quali altre sorprese potremmo aspettarci da questo laboratorio di mummificazione di Saqqara!


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AGGIORNAMENTO: A Saqqara nel mese di settembre gli archeologi hanno effettuato quella che è stata definita la più grande scoperta del 2020.

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Fonti

Elena Cappannella

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