Passione, duro lavoro e anche un po’ di fortuna nella vita dell’egittologa Salima Ikram

Quando si pensa alla dottoressa Salima Ikram la prima parola che viene in mente è passione: per quest’affascinante civiltà del passato, che ama da tutta la vita e che ha trasformato nel suo lavoro. Egittolizzando, in collaborazione con anubi.org, ha raggiunto la dottoressa Ikram, che ci ha parlato un po’ di sé, del suo lavoro e dei progetti futuri.

Quando visitai il Museo del Cairo

decisi che avevo trovato il “mio” popolo

e che sarei diventata un’egittologa”

Salima Ikram

L’egittologa Salima Ikram.
Fonte: salimaikram.com

Salima Ikram è un’egittologa pakistana e professoressa di Egittologia all’Università del Cairo.

Presente in numerosissimi documentari riguardanti l’antico Egitto, ha partecipato a molti scavi archeologici ed è la fondatrice e co-direttrice dell’Animal Mummy Project.

Egittolizzando, in collaborazione con anubi.org, ha raggiunto la dottoressa Ikram, che ci ha parlato dei suoi studi e del suo lavoro mettendo in luce non solo l’amore per l’Egittologia, ma soprattutto quel carisma e quella semplicità che solo le grandi persone hanno.

Grazie dott.ssa Ikram, è stato un vero onore.

1. Dott.ssa Ikram, come e quando è nata la sua passione per l’antico Egitto?

Per il mio ottavo compleanno i miei genitori mi hanno regalato il libro Time Life sull’antico Egitto e sono rimasta affascinata dagli Egiziani, che hanno sostituito i Minoici tra le mie passioni.

Quando avevo 9 anni e mezzo ho visitato il Cairo con la mia famiglia e mi sono innamorata della Grande Galleria della Grande Piramide.

Poi abbiamo visitato il Museo del Cairo, dove ho visto le statue di Rahotep e Nofret, mi sono voltata, ho pensato che fossero reali e ho deciso che avevo trovato il “mio” popolo e che sarei diventata un’egittologa.

Poi ho anche “incontrato” Tutankhamon e, naturalmente, sono rimasta incuriosita dal fatto che aveva 9 anni e mezzo quando è diventato re; suppongo di averlo immaginato come un altro bambino di 9 anni e mezzo, proprio come me, e ho dimenticato che era stato cresciuto come un re.

Ciò ha creato un legame tra noi (piuttosto unilaterale).

2. Potrebbe parlarci del suo percorso di studi, della sua carriera e se ha riscontrato particolari difficoltà, considerando l’ambiente egittologico apparentemente maschile?
Per gentile concessione della dott.ssa Salima Ikram.
Scattata da Ann Williams.

Sono stata molto fortunata perché sono interessata e un po’ matta per l’Egitto da quando avevo 9 anni e mezzo.

I miei genitori erano entusiasti e felici che fossi interessata alla storia antica, che volessi visitare i musei e leggere libri sull’Egitto e mi incoraggiavano in tutto questo.

Sono stata anche fortunata in quanto mio padre lavorava nell’economia egiziana e quindi abbiamo visitato spesso l’Egitto e ho avuto l’opportunità di vedere molti monumenti sin dalla tenera età.

Sebbene avessi detto ai miei genitori che volevo studiare Egittologia, quando sono arrivata al college sembrò un po’ uno shock per loro e continuarono a sperare che avrei fatto qualcosa di sensato, come medicina, legge, economia, o qualsiasi cosa che sembrasse più pratica dell’archeologia.

Non furono molto contenti delle mie specializzazioni, che erano Archeologia Classica e del Vicino Oriente, oltre che Storia.

Per gentile concessione della dott.ssa Salima Ikram.
Scattata da Paul Nicholson.

Io ero molto ansiosa di continuare e dissi ai miei genitori che avrei voluto provarci all’Università. Mio padre disse che se lo avessi fatto, avrei dovuto essere brava o migliore degli altri, poiché non provenivo da un paese con una tradizione in Egittologia e disse che non c’era sostegno.

Comunque, dal Bryn Mawr College sono andata all’Università di Cambridge, frequentando anche corsi in posti come l’Università della California a Berkeley, la Johns Hopkins e l’Università della Pennsylvania.

Dopo il mio dottorato di ricerca io e mio marito ci siamo trasferiti in Egitto, dove lavorava, e ho fatto una serie di cose tra cui scavare, scrivere per diverse riviste, tour, insegnare in corsi brevi e così via.

Ho avuto la fortuna di ottenere una posizione part-time presso l’Università Americana del Cairo, dove avevo trascorso un anno all’estero. Nel tempo, è diventata una posizione a tempo pieno.

Quindi, è stato il duro lavoro e la fortuna a trovarmi un impiego!

Per gentile concessione della dott.ssa Salima Ikram.
Scattata da Sameh Iskander.

Forse, se fossi rimasta negli Stati Uniti o nel Regno Unito avrei avuto più problemi con un ambiente maschile.

Quando ho iniziato, c’erano pochissime donne egittologhe.

Tuttavia, con mia nonna, che mi ha aiutato ad iniziare, e per molti anni ha diretto la Family Planning Association in Pakistan, con una madre che era un avvocato e, in tutto il resto, una super-donna, una prozia a capo di un’Università e che è andata al Bryn Mawr College, un istituto di sole donne con professori straordinari, sia maschi che femmine, il mio essere donna non è mai stato un problema per me: la mia nazionalità avrebbe potuto esserlo, ma non il mio sesso.

La mia professoressa e mentore in Egitto, Fayza Haikal, è stata tra le prime donne egiziane ad ottenere una laurea in Egittologia non solo in Egitto, ma a Oxford.

Penso che ci sia molto più sessismo nel mondo accademico negli Stati Uniti e nel Regno Unito che in Egitto, o forse sono stata fortunata.

Inoltre, lavorando sul posto, a volte c’è un problema iniziale con alcuni colleghi (inferiori, uguali e superiori nella gerarchia), ma nella maggior parte dei casi li ho trovati facilmente risolvibili e minimamente dovuti al sessismo.

Penso di aver avuto a che fare con il sessismo più in occidente che in oriente.

3. Durante la sua carriera lei ha scritto diverse pubblicazioni, alcune anche destinate ai bambini. Come è nato questo progetto e quanto pensa sia importante divulgare alle nuove generazioni l’Egittologia?

Penso che la maggior parte degli egittologi si innamori dell’antico Egitto quando sono bambini.

Volevo diffondere questo tipo di entusiasmo tra i miei figli e in realtà all’inizio ho scritto i miei libri perché volevo che fossero tradotti in arabo.

Purtroppo, ciò non è accaduto a causa di una serie di problemi con il nostro editore.

Spero ancora di scrivere una serie in arabo.

È particolarmente importante in Egitto fornire libri con informazioni accurate e interessanti in arabo.

4. Lei è fondatrice e co-direttrice dell’Animal Mummy Project; potrebbe descriverci l’importante ruolo che hanno le mummie animali nell’antica cultura egizia e le scoperte effettuate a riguardo?

Le mummie animali sono affascinanti, poiché ci sembrano oggi una tale curiosità!

Ci dicono molto su come gli antichi Egizi pensavano agli animali e sul complesso modo in cui vedevano il mondo.

Gli animali domestici erano amati e venivano preservati in modo tale che le anime degli animali e dei loro proprietari potessero essere unite per l’eternità.

Mummia animale.
Fonte: salimaikram.com

Ma gli animali fornivano anche cibo, e così venivano create mummie alimentari per nutrire i morti per sempre.

Si pensava che gli animali avessero una posizione unica nel regno degli dei e che ogni dio avesse un animale totemico.

In alcuni casi, lo spirito del dio sarebbe entrato in uno dei suoi animali totemici, riconoscibile ai sacerdoti da speciali segni.

L’animale sarebbe stato adorato e curato durante la sua vita e, dopo la morte, sarebbe stato mummificato e sepolto, con grande sfarzo, in tombe speciali.

Lo spirito del dio si sarebbe spostato nel corpo di un’altra creatura, contrassegnata in modo univoco, un po’ come lo spirito migratorio del Dalai Lama.

Gli animali venivano anche dati come offerte votive agli dei ma, naturalmente, si trattava di animali che non portavano segni speciali.

A volte venivano uccisi e offerti come mummie dai pellegrini, portando le loro preghiere agli dei. Curiosamente, molti degli animali mummificati a questo scopo furono uccisi deliberatamente.

Forse, i sacerdoti ritenevano che questi animali fossero stati particolarmente benedetti, poiché erano stati scelti come messaggeri degli dei.

I culti degli animali fornivano alle persone una relazione più intima con gli dei e le offerte votive delle mummie animali avrebbero potuto essere viste come un modo più potente di interagire con gli dei.

Queste mummie hanno anche svolto un ruolo significativo nell’economia, poiché questa pratica ha coinvolto il personale del tempio a prendersi cura degli animali, a procurarseli, a mummificarli, e anche altre persone potrebbero aver procurato animali.

Inoltre, dovevano essere ottenuti natron, resine, oli e bende, così come vasi di ceramica e bare per le creature.

Pertanto, dipendeva da questa pratica una rete commerciale con enormi ramificazioni economiche.

Recentemente, c’è stata una straordinaria scoperta di gatti, coccodrilli e altre mummie a Saqqara.

La più bella è stata l’identificazione di una mummia di cucciolo di leone.

A Saqqara abbiamo anche trovato un posto che conteneva almeno 7,8 milioni di mummie di cani!

5. Nel 2021 dovrebbe aprire il Grand Egyptian Museum (GEM). Di cosa si occuperà al Museo e potrebbe dirci quali saranno i suoi progetti futuri?

Spero, come altri ricercatori, di poter continuare a studiare alcuni oggetti nel GEM e lì a collaborare con i colleghi.

Per quanto riguarda gli altri progetti, spero di completare la pubblicazione della KV10 (tomba del Faraone Amenmesse-ndr.) e KV63 (tomba di titolare sconosciuto, forse deposito o laboratorio di mummificazione-ndr.), lavorare sull’arte rupestre e altri siti nell’Oasi di Kharga, e continuare a collaborare ad altri progetti con diversi colleghi, sia su resti di animali che su altri soggetti egittologici.


Volete saperne di più sugli studi della dottoressa Ikram?

Non dovete far altro che andare alla nostra Raccolta Bibliografica e leggere la nuovissima sezione La perseveranza di Salima Ikram e gli studi sulle mummie animali.


Cliccate QUI per l’articolo riguardo al recente studio sulle mummie di babbuini ed il loro importante contributo per la localizzazione della terra di Punt.

Elena Cappannella

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