L’emblema della gloria e del potere faraonico: Ramses II

“Non potevo dunque pretendere di aggiungere una mia verità alla figura di questo sovrano; sceneggiarne i sentimenti, gli affetti, arricchirne i tratti psicologici, le motivazioni intime, sarebbe stata piuttosto opera da romanziere. E romanziere non sono. Ho scritto queste pagine, invece, nella speranza che la linearità che ho ricercato nell’esposizione possa servire da più agile veicolo alle realtà storiche, agli episodi documentati, alle fonti testuali di un personaggio che resta ancora oggi una delle figure emblematiche della gloria e del potere dell’Egitto faraonico.”

Copertina del libro.
Fonte: www.giunti.it

Di chi stiamo parlando? E chi ne sta parlando? È presto detto.

Edda Bresciani presenta “Ramesse II”, saggio breve edito da Giunti Editore (2012). Edda Bresciani è stata una delle più importanti egittologhe italiane. Ha diretto gli scavi nel Fayum e il Progetto di Cooperazione italo-egiziano Issemm.

Tra le centinaia di articoli e volumi, Ramesse II vuole essere molto più di una minuziosa biografia. Con un linguaggio agile e brillante, l’autrice riesce a rendere ancora più eterna la figura di questo enigmatico personaggio.

Si inizia dalla scoperta della mummia, avvenuta nel 1881 grazie a Gaston Maspero nella prima cachette di Deir el Bahari. Il racconto prosegue introducendo la XIX dinastia. L’autrice spiega come Paramesse sia giunto al potere e di come Seti I lo abbia consolidato. Si parla delle donne che hanno segnato la vita di Ramesse il Grande: Mut-Tuia (la madre), le due grandi spose reali Isetneferet e l’onnipresente Nefertari, ma anche l’enigmatica principessa ittita Maatneferura.

E che dire della moltitudine di eredi che ebbe? Ovviamente, molti non sopravvissero all’anziano padre. Fra i tanti, l’autrice ricorda Khaemuaset che passò alla storia come il “principe archeologo” o addirittura “egittologo”. Ramesse II amò incommensurabilmente i propri figli. Tantissime sono le prove riscontrabili nel tempio di Abu Simbel, a Karnak e infine nella tomba che fece appositamente costruire.

Arriva poi la descrizione della residenza del cuore di Ramesse ossia Piramesse. Il ritmo narrativo si fa allora più lento per descrivere dettagliatamente la città e le opere monumentali presenti. Ma è ovvio che non si possa parlare di questo faraone senza far riferimento alle imprese belliche. A tal proposito “si può dire che sia stato lo stesso Ramesse a creare il mito di se stesso come eroe di guerra, facendo riprodurre resoconti scritti […] e immense scene sulle pareti dei molti templi alla cui costruzione o ampliamento si dedicò: ad Abido, a Karnak, a Luxor, nel Ramesseo, ad Abu Simbel, insistendo sul solo episodio di Qadesh, che si prestava alla drammatizzazione patetica e all’esaltazione personale del re.” E a tal proposito, come non citare il trattato di pace con gli Ittiti? Il primo trattato di pace della storia.

Tuttavia, l’attività propagandistica di Ramesse II ha forse esagerato nei modi e nelle vicende belliche, tanto da diventare il fulcro del “papiro satirico”. Altra curiosa apparizione da protagonista letterario è nella letteratura demotica. Due papiri, risalenti al II e III secolo, sono ora conservati al Museo del Cairo e al British Museum. Il più storico dei due racconti è Setne II, in cui il faraone è il padre del protagonista, a sua volta genitore del prodigioso Siosiri. Quest’ultimo riuscirà alla fine a salvare l’onore dell’Egitto contro i nubiani.

La fortuna presso i posteri” è l’ultimo capitolo e l’autrice ci fa capire che l’impronta di certi personaggi rimarrà indelebile per sempre. Con un pizzico di umorismo, la Bresciani chiude l’opera: “Mi immagino, invece, che il grande faraone avrebbe apprezzato certe grandiosità del film Stargate e la stravaganza delle piramidi come stazioni di rifornimento di energia.”

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Claudio Lombardelli

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