Nei giorni scorsi l’archeologo ed egittologo inglese Nicholas Reeves ha pubblicato su academia.edu la terza parte della sua serie “The burial of Nefertiti?”, caratterizzata da una chiara polemica rispetto ai risultati ottenuti dal Politecnico di Torino.
Il terzo lavoro dell’egittologo Nicholas Reeves
Nonostante i risultati ottenuti dal Politecnico di Torino, definiti essere conclusivi, l’egittologo Nicholas Reeves continua a sostenere la sua tesi.
Dietro la parete nord della tomba di Tutankhamon (KV62) c’è un corridoio che conduce alla sepoltura intatta della Regina Nefertiti.
Lo spiega in chiare lettere nel suo ultimo articolo, “Supplementary Notes (The burial of Nefertiti? III)”, pubblicato nei giorni scorsi su academia.edu.
Questa terza parte ha lo scopo di riassumere lo stato dell’arte della questione, nonché tutte le analisi fin qui condotte. Fino a quelle del 2019 del team del prof. Francesco Porcelli del Politecnico di Torino, al quale non risparmia una palese disquisizione polemica rispetto alle conclusioni da loro annunciate.
La storia di Nefertiti secondo l’egittologo inglese
Inizialmente, Reeves riassume le deduzioni che lo hanno portato alla conclusione della presenza, all’interno della KV62, della tomba di Nefertiti, argomento delle precedenti due parti di “The burial of Nefertiti?”.
Continua poi con la storia della Regina, diventata prima co-reggente, con il nome di Neferneferuaten, e poi Faraone, come Smenkhkare.
Tutto questo si è riflettuto sulla struttura della tomba che, infine, venne riadattata per Tutankhamon assumendo l’architettura che aveva al momento della scoperta da parte di Howard Carter, nel 1922.
Secondo Reeves il precedente proprietario della tomba, Nefertiti, sarebbe ancora lì.
Il nuovo programma del grafico Peter Gremse
Per dimostrarlo, l’archeologo inglese si avvale questa volta di un particolare programma di animazione computerizzata, fornito dal grafico Peter Gremse di ConzeptZone.de. Attraverso i testi delle precedenti pubblicazioni e nuovi dati di supporto, sono stati prodotti cinque diverse animazioni, molto suggestive, che supportano Reeves nella spiegazione della sua teoria.
La risposta di Reeves al Politecnico di Torino
L’ultima parte di questo terzo articolo è caratterizzato dalla risposta di Reeves ai risultati ottenuti dal Politecnico di Torino e al Ministero delle Antichità Egiziano, “colpevole” di aver accantonato troppo velocemente un dibattito divenuto inutilmente politicizzato.
Non senza polemica, l’archeologo ed egittologo inglese contesta al team di Porcelli l’assoluta certezza dei risultati ottenuti, in una situazione in cui, invece, di certo non c’è nulla. Infatti Reeves ricorda che esistono altri studi, dalla spettroscopia (ScanPyramid), ai dati ritrattati della National Geografic, fino a quelli ottenuti proprio dal Politecnico di Torino con la resistività elettrica tomografica (ERT), che hanno prodotto dei risultati incoraggiati.
Inoltre, Reeves afferma che i dati ottenuti dal team di Porcelli all’interno della KV62 con il georadar (GPR) erano “non indicativi”, termine che l’archeologo sottolinea essere molto diverso da “negativi”; assenza di prove, sostiene, è bel lontano dall’essere una prova dell’assenza.
In realtà, l’archeologo inglese offre una spiegazione anche per questo.
Semplicemente, sia gli studiosi della National Geographic che quelli del Politecnico di Torino sono stati influenzati dai preconcetti, secondo cui dall’altra parte della parete nord della KV62 non c’è nulla.
Attraverso la tecnica del filtraggio automatico dei dati (usata per eliminare il “rumore di fondo” dall’analisi) non è stato considerato il contrasto dielettrico più basso che può ottenersi, secondo Reeves, solo in un caso: se ci si imbatte non propriamente in un vuoto, ma in un vuoto riempito.
Per l’archeologo ed egittologo inglese, infatti, il corridoio dietro la parete nord sarebbe stato in antichità riempito a ritroso, come l’archeologia avrebbe dovuto prevedere, essendo abbastanza comune nelle tombe antiche.
In verità, l’unica cosa certa in tutta questa storia è che il dibattito sicuramente non finirà qui.
Soprattutto, se consideriamo che nelle ultime analisi, condotte all’esterno della Valle dei Re dagli studiosi del Politecnico di Torino e pubblicate nel 2020, è stata individuata un’anomalia proprio di fronte alla tomba di Tutankhamon, a circa 12 metri.
La KV62 nasconde ancora diverse sorprese.
Per leggere l’articolo originale vai alla nostra “Raccolta Bibliografica” sezione Tecnologia e archeologia per la Valle dei Re.
Fonti
- Nicholas Reeves (2020), THE TOMB OF TUTANKHAMUN (KV 62): SUPPLEMENTARY NOTES (THE BURIAL OF NEFERTITI? III)
- Nicholas Reeves (2019), THE DECORATED NORTH WALL IN THE TOMB OF TUTANKHAMUN (KV 62) (THE BURIAL OF NEFERTITI? II)
- Nicholas Reeves (2015), THE BURIAL OF NEFERTITI? I
Elena Cappannella